Mitsu Suzuki è stata la moglie di
Shunryu Suzuki, negli anni ’60 lo seguì negli Stati Uniti quando vi si trasferì
dal Giappone. Quando suo marito morì nel 1971, Mitsu rimase al San Francisco
Zen Center dove insegnò la cerimonia del tè e la poesia Haiku per altre due
decadi. Il brano che segue è un estratto da un discorso che tenne ai suoi
studenti allo Zen Center un paio di anni prima del suo ritorno in Giappone. Nel
discorso descrive la sua vita in America, cosa ha imparato e cosa è riuscita a
trasmettere nel suo sforzo di far comprendere la cerimonia del tè agli studenti
americani, con particolare riguardo alla relazione Ospite/Ospitato.
Non avrei veramente potuto insegnare la cerimonia del
tè in maniera prettamente formale. Non ho i giusti utensili o la stanza da tè
adatta. E io stessa non ho la conoscenza necessaria per insegnare la cerimonia
formale del tè. Ma dato che studio Zen, volevo che i miei studenti afferrassero
il cuore dello Zen. Che è, in uno spazio molto stretto, una stanza da una o
massimo due stuoie, fare posto a un universo intero. Dove regna un’armonia fra
Ospite e Ospitato. Chi ospita è sempre attento a chi viene ospitato, pensa a
come fare e a come servire un delizioso tè. Chi è ospitato, anziché cercare
l'errore di chi ospita, osserva e desidera che chi ospita faccia un tè
delizioso. Quindi c'è una vera e calda armonia; questo è lo spirito della cerimonia
del tè. In questo paese, le persone tendono a pensare alle proprie cose e non
si preoccupano degli affari degli altri. Volevo che le persone qui imparassero
questo spirito di armonia.
Sono molto fortunata perché tutti i miei
studenti sono studenti Zen. Probabilmente capiscono lo spirito del tè molto più
degli altri americani. Tra gli insegnanti di tè, anche in Giappone, pochi
vogliono studiare lo Zen, che è una cosa molto strana perché la cerimonia del
tè parte proprio dalla pratica Zen. Dogen Zenji disse: “Il portamento dignitoso
è esso stesso Buddha Dharma”. Lui insegnò che ogni cosa noi facciamo nel
quotidiano, come conversiamo con gli altri, come mangiamo, come andiamo in
bagno, come usiamo l’acqua – tutto è Zen. La Cerimonia del Tè è proprio questo,
comunque e dovunque incontriamo qualcun altro, essere pienamente premurosi nei suoi
confronti, questo è molto importante, questa è la Maestria della Cerimonia del Tè.
I miei studenti hanno dovuto studiare
forse più duramente degli studenti giapponesi, sebbene abbiano molte difficoltà
come il dolore alle gambe sedendo in seiza. A causa dell’età, Issan (Issan
Dorsey, defunto Abate dello Zen Center di Hartford Street) dimenticava spesso i
movimenti. Lo colpivo sulle mani per correggerlo, chiedendo cosa seguisse. Lui
rispondeva “Non lo so!”. Così dovevo rispondergli “Te l’ho ripetuto milioni di
volte, per favore dì che lo hai dimenticato, non che non lo sai!”. Uno studente
giapponese cui capitasse di versare del tè direbbe semplicemente “oh sono
estremamente dispiaciuto, è un mio errore!”. Qui invece dovrei ripulire io al
posto dei miei studenti. E non mi ringrazierebbero nemmeno. Penserebbero
probabilmente ad un incidente, non ad un loro errore. Sono sempre scioccata
dalle loro reazioni. Se chiedessi loro di chiedere scusa, mi guarderebbero
perplessi, domandandosi perché mai gli sto chiedendo una cosa del genere.
La vera sfida è che qui le persone non
sono realmente allenate dall’infanzia a movimenti fisici precisi, come usare la
mano destra o la mano sinistra. Nell’educazione americana non avete bisogno di
imparare questo. Mentre nella Cerimonia del Tè tutti i movimenti hanno a che
fare con la destra e la sinistra. Ma i miei studenti sono veramente aperti ai
suggerimenti e alle istruzioni, e seguono i miei insegnamenti in modo fedele.
Mitsu
Suzuki (1914-2016)
Da: – Wind
Bell: Teachings from the San Francisco Zen Center 1968-2001
English
Version
Mitsu
Suzuki was the wife of Shunryu Suzuki who accompanied him when he moved to the
United States from Japan in the 1960s. After her husband passed away in 1971,
Mitsu stayed on at San Francisco Zen Center where she taught tea ceremony and
haiku poetry for another two decades. This excerpt is from a talk she gave to
students at Zen Center a couple of years before she left to go back to Japan.
In the talk, she describes her life in America and goes on to say what she
learned and what she was able to transmit in her efforts to teach tea ceremony
to American students, especially with regards to the relationship of host and
guest.
I could not
really teach tea ceremony in a formal way—I didn’t have the correct tea
utensils or formal tea room. And I didn’t have enough knowledge myself to teach
formal tea ceremony. But because I was studying Zen, I wanted my students to
grasp the heart of Zen. That is, in a very narrow space, a one mat room or two
mat room, you establish a universe. Here there is harmony between host and
guest. The host is always thoughtful of the guest, thinking how to create and
serve delicious tea to the guest. The guest, instead of trying to look for the
host’s mistake, watches and wishes for the host to make delicious tea. So there
is a real warm harmony; this is the spirit of tea ceremony. In this country,
people tend to think of their own matters and not worry about others’ business.
I wanted people here to learn this spirit of harmony.
I’m very
fortunate that my students are all Zen students. They probably understand the
spirit of tea more than other Americans. Among tea teachers, even in Japan, few
people want to study Zen, which is very strange because tea ceremony started
from Zen practice. Dogen Zenji said, “Dignified bearing is itself Buddha
Dharma.” He taught that everything we do in our daily life—how we converse with
each other and how we take meals, go to the bathroom, how we use water—all is
Zen. Tea ceremony is just like that: however and wherever you meet someone
else, being fully thoughtful of the other is most important. That is the
mastery of tea ceremony.
My students
have been studying, maybe harder than Japanese students, although they have
many difficulties like pain in their legs sitting seiza. Because of his age,
Issan (Issan Dorsey, late Abbot Of Hartford Street Zen Center) would often
forget the movements. I would just hit his hand to correct him, asking him what
was next. He would say, “I don’t know.” So I would say “I’ve told you this a
million times—please say you forgot, not that you don’t know!” A Japanese
student who spilled tea would say, “Oh, I’m extremely sorry, my mistake.” Here
I would just clean up for my students. They wouldn’t even say thank you. They
might have thought that this was some accident, not their mistake. I was often
shocked with their reactions. If I asked them to say they were sorry, they
would look puzzled, wondering why I’m asking them this.
One real
challenge is that people here are not really trained from childhood in precise
physical movements like using right hand or left hand. In American education
you don’t need to learn this. All movements in tea ceremony involve right and
left. But my students are really open for suggestions and instructions, and
they have been following my instructions in a faithful way.
Mitsu Suzuki (1914-2016)
From – Wind
Bell: Teachings from the San Francisco Zen Center 1968-2001
© Tora Kan Dōjō
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