mercoledì 15 maggio 2013

Non Sprecare il Tuo Tempo



Il Moppan nel corridoio del Tora Kan Dōjō.
Il suono del legno segna vari momenti della pratica Zen e, alla sera, al termine dell'ultimo Zazen del giorno, il suono del Moppan accompagna le seguenti stofe che vengono declamate a gran voce:
'Umilmente a voi tutti dico
Grande questione è vita-morte
Rapido tutto muta
Senza indugio risvegliati
Dai il tuo meglio il tempo non sciupare."

Spesso sul Moppan sono dipinti i caratteri cinesi che esortano:
" ti esorto rispettosamente a studiare il mistero,
Non passare i tuoi giorni e le tue notti invano"


© Tora Kan Dōjō




domenica 12 maggio 2013

Lettera al mio Maestro



La lettera di congratulazioni che Taigō Sensei ha inviato al suo Maestro, Morio Higaonna Sensei in occasione del suo riconoscimento, l'8 Maggio scorso, come Intangibile Tesoro Culturale Vivente da parte del governo di Okinawa:

Caro Sensei,
ho ricevuto la splendida notizia del riconoscimento da te ricevuto come Intangibile Tesoro Culturale Vivente dal Governo di Okinawa.
Io credo che nessuno più di te nel mondo del Karate-do Tradizionale possa meritare un tale riconoscimento.
La tua umiltà, determinazione, comportamento morale, continua dedizione e instancabile pratica, la tua tecnica unica e superba, ti hanno reso una leggenda vivente, un modello per tutti noi tuoi allievi ma anche per tutti i Karateka di ogni stile di tutto il mondo.
Tu hai dimostrato con la tua vita cosa davvero significhi essere uno Shihan, un uomo da imitare.
Sono così orgoglioso di essere tuo allievo, Sensei, e continuerò a spendere il resto della mia vita per proteggere e diffondere i tuoi preziosi Insegnamenti, il Tesoro dell'Okinawa Goju-ryu Tradizionale alle nuove generazioni.
Aspetto con trepidazione il momento di incontrarti di nuovo in Italia a Luglio per brindare tutti insieme!
A te va tutto il mio amore e la mia gratitudine.
Paolo Taig
ō Spongia

http://iogkfitalia.blogspot.it/2013/05/tesoro-vivente.html


The message of congratulations I sent to my Teacher, Morio Higaonna Sensei for the award received from Okinawa Government as Intangible Cultural Heritage

Dear Sensei,
I received the wonderful new that you received from Okinawan Government the Intangible Cultural Heritage Award.
I believe that you deserve such award more then anyone else in the world of traditional Karate.
Your Humility, determination, ethical behaviour, continous dedication and relentless training, superb and unique technique, made you a living legend, a model for us your students but also for the Karateka of every style all over the world.
You demonstrates with your life what really to be a Shihan means.
I am so proud to be your student, Sensei, and I will go on to spend the rest of my life to protect and diffuse your precious Teachings, the treasure of Traditional Okinawan Goju-Ryu to the next generation.
I look forward to meet you again in Italy next July to make a toast all together !
All my love and gratitude,
Paolo Taigo Spongia



http://iogkfitalia.blogspot.it/2013/05/tesoro-vivente.html


© Tora Kan Dōjō







Il corpo si sciolse, prendendo la forma del vento


Il corpo si sciolse, prendendo la forma del vento. Il gioco della spalla istruiva la gamba. La gola placava il tallone e ammorbidiva i legamenti alla caviglia. Un tocco della lingua contro un dente, e la coscia si rilassava. Il gomito fraternizzava con il ginocchio. Una tensione del collo correggeva l’anca. E il centro: il centro che non si muoveva mai. Il ventre come un recipiente pieno d’acqua.

(da Let the Great World Spin Foreven Down di Colum McCann sull’impresa di Petit)



Commento di Taigô Sensei:

Magia del corpo nell’azione totale Zen-i.
Quando il centro è nel ventre la pienezza muove corpo-mente senza la fallace intermediazione del pensiero.
Sul filo e sulla terra un piccolo cambiamento nella posizione di un dito determina un cambiamento in tutto l’insieme.
Ne fa l’esperienza chi siede in Zazen.
La tensione della nuca, la posizione dei pollici, influenza istantaneamente la qualità del pensiero.
Altrettanto nell’eseguire un kata la posizione delle dita è cruciale.
La mano pensa ed influenza il pensiero di tutto il corpo.
Karate-dō: la Mano che scaturisce dal vuoto.
Kata Sanchin, Una mano troppo rilassata e tutto il lato corrsipondente del corpo perde tono e concentrazione.
Come nel camminare su di un filo la nostra pratica è ritornare al centro di momento in momento e ritrovare il perfetto equilibrio nell’istante che ci si trova a vivere.
Nella gioia come nel dolore, nella salute e malattia.
Sono sufficienti piccoli assestamenti della postura, del respiro… per ritrovare il centro e un pensiero libero e intuitivo.
Sawaki Roshi paragonava lo Zazen all’andare in bicicletta, si deve continuamente pedalare per rimanere in equilibrio ma è un equilibrio rilassato che permette di godere del paesaggio.
Citando Takuan Zenji, la mente che non si muove è la mente che non si ferma su nulla e tutto abbraccia in un solo sguardo.



giovedì 9 maggio 2013

La Bellezza in Noi

Se c’è bellezza, è la bellezza che sentiamo in noi.

Philippe Petit
Commento di Taigô Sensei:
Non possiamo trovare se non quel che già ci appartiene.
Non possiamo ri-conoscere se non quel che già ci abita.
Disegnare un kata con il proprio corpo nello spazio, come la luce di una torcia mossa nella notte che illumina il suo percorso e poi scompare.
Chojun Miyagi Sensei quando insegnava ai suoi allievi li incitava a cercare chuuragi nel loro gesto.
Cercare Chuuragi significa in dialetto okinawense, ricercare bellezza nel gesto.
Se la mente non è in armonia diventa impossibile eseguire un bel gesto.
Dunque lo sforzo di ricercare la bellezza nel gesto libera la mente, costringe a ricercare, nella più completa concentrazione, l’unione della mente col corpo.
Anche questo modo di operare permette di ritornare a quell’essenzialità del gesto che è bellezza ed efficacia.
 

© Tora Kan Dōjō


 

Tesoro Vivente




Yesterday, Higaonna Sensei received Intangible Cultural Heritage from Okinawan Government. This is a great honor for all of us his students. Higaonna Sensei told me to thank everybody in IOGKF for your support and hard work towards preserving traditional karate.
Tetsuji Nakamura Sensei 

Ieri, Higaonna Sensei è stato insignito dell'onoreficenza di Intangibile Tesoro Cutlurale Vivente da parte del Governo di Okinawa. E' un grande onore per tutti noi suoi allievi.
Higaonna Sensei mi ha chiuesto di ringraziare tutti i membri IOGKF per il loro sostegno e duro lavoro nel preservare il Karate tradizionale.

Tetsuji Nakamura Sensei

martedì 7 maggio 2013

Il Silenzio




Il silenzio ha molte qualità.
C’è il silenzio fra due rumori, il silenzio fra due note e il silenzio che si allarga nell’intervallo fra due pensieri.
C’è il singolare, quieto, pervadente silenzio che si diffonde in campagna alla sera; c’è il silenzio nel quale si ode il latrato di un cane in lontananza o il fischio di un treno che arranca per una ripida salita; il silenzio che regna in una casa quando tutti sono andati a letto, e il suo particolare risalto quando ti svegli nel cuore della notte e ascolti un gufo gridare nella valle; e c’è il silenzio che precede le risposte della compagna del gufo. C’è il silenzio di una vecchia casa abbandonata, e il silenzio di una montagna; il silenzio fra due esseri umani quando hanno visto la stessa cosa, sentito la stessa cosa, e agito.
Quella notte, specialmente in quella valle remota con le antichissime colline e i loro macigni di forma singolare, il silenzio era reale come la parete che toccavi. E tu guardavi dalla finestra le stelle luccicanti. Non era un silenzio autoprodottosi; non era perché la terra fosse quieta e gli abitanti del villaggio fossero addormentati, ma veniva da ogni dove, dalle stelle remote, da quelle colline scure e dalla tua mente, dal tuo cuore. Questo silenzio sembrava coprire tutto, dal piu’ piccolo granello di sabbia del greto del fiume – che conosceva acqua corrente solo quando pioveva – all’alto, frondoso fico di Banian e una leggera brezza che cominciava a spirare. C’è il silenzio della mente che non è mai toccata da alcun rumore, da alcun pensiero o dall’effimero vento dell’esperienza. Questo è il silenzio innocente, e pertanto infinito. Quando c’è questo silenzio della mente, da esso scaturisce l’azione e questa azione non è causa di confusione o infelicità.
La meditazione di una mente che sia totalmente in silenzio è la benedizione che l’uomo sempre cerca. In questo silenzio ogni qualità del silenzio è. C’è quello strano silenzio che regna in un tempio o in una chiesa vuota sperduta nella campagna, senza il rumore di turisti e fedeli; e il pesante silenzio che regna nell’acqua è parte di quello che è fuori del silenzio della mente.
La mente meditativa contiene tutte queste varietà, tutti questi cambiamenti e movimenti del silenzio. Questo silenzio della mente è la vera mente religiosa, e il silenzio degli dèi è il silenzio della terra.
La mente meditativa scorre in questo silenzio, e l’amore è la via di questa mente. In questo silenzio c’è la beatitudine e il riso.

Tratto da J. Krishnamurti, La sola rivoluzione, Ubaldini Editore, Roma


© Tora Kan Dōjō






domenica 5 maggio 2013

Evanescence



Il seguente articolo, a firma di sensei Paolo Taigō Spongia, è stato appena pubblicato nel n. 7 della prestigiosa Rivista/Libro ‘Night Italia’ diretta da Marco Flores Fioramanti e Anton Perich lo riproponiamo qui per i nostri lettori ringraziando Night Italia per la disponibilità.



EVANESCENCE


“Praticare è conoscere sé stessi.
Conoscere sé stessi è abbandonare sé stessi (shin jin datsu raku)
Abbandonare sé stessi è riconoscersi in ogni esistenza”

Dōgen Zenji (1200-1253)

Evanescence…, l’abbandono di sé… eppure l’abbandono di sé non può che avvenire conoscendo sé stessi e non c’è nulla di meno evanescente, è materia fatta di carne, sangue, sudore… Forma, sensazione, percezione, volontà e coscienza.
Mi avvicinai alle arti marziali subendone immediatamente un fascino irresistibile, inevitabile l’incontro con lo Zen nella ricerca delle chiavi di accesso ad una comprensione profonda dell’esercizio che si potesse estendere, concretamente, ad ogni momento di vita quotidiana.
Non credo allo sport che ‘toglie i ragazzi dalla strada’ ma ad una pratica che li restituisca alla strada capaci di orientamento e di essere guida ad altri.
Non mi interessava lo sport inteso come distrazione, valvola di sfogo, e anche la competizione, in quel momento unica esperienza possibile, la vidi come occasione di confronto con quel me stesso pavido e insicuro, costringendolo ad uscire allo scoperto.
Incontrai lo Zen leggendo le gesta di Deshimaru Roshi, Primo Patriarca Zen d’Europa:
 “Come rischiarare il proprio spirito, guidare la propria condotta, diventare saggi?
Dall'alba della sua storia, l'essere umano ha manifestato il desiderio di superarsi in forza e saggezza, aspirando in verità, a raggiungere la più grande forza e la più alta saggezza.
Ma , attraverso quale mezzo si può diventare forti e saggi contemporaneamente? In Giappone vi si prova attraverso la pratica delle arti marziali, o Budō, e attraverso la Via dello Zen.” Taisen Deshimaru
Mi misi in cammino e incontrai il mio Maestro, che succedeva allo stesso Deshimaru nella linea di sangue che dal Buddha arriva ai nostri giorni.


 Lo incontrai che avevo già percorso un ragguardevole tratto di strada sulla Via del Karate-Dō, dopo 17 anni di pratica avevo fondato il mio Dōjō, avevo allievi che ancora oggi condividono il mio cammino.
L’incontro fu devastante per il mio ego.
La corazza di certezze dietro le quali si nascondeva il bambino impaurito mascherato da guerriero crollò al primo sguardo, alle prime esortazioni.
Rimisi tutto in gioco e fui ri-educato, de-programmato, doloroso ma necessario passaggio per la porta stretta.
Io che avevo fatto l'esperienza del combattimento, di duri allenamenti ed esami in Giappone, mi ritrovai inerme di fronte all’educazione Zen, raffinata ed affilata come una spada.
Divenne estremamente chiaro il concetto di Zanshin (presenza totale, totale immersione nel momento presente) nel fare l'esperienza della vita del Tempio scandita da continui 'Kata' e dalla ricerca di un gesto puntuale ed intuitivo, del gesto che si consuma fino in fondo.
Nell’azione compiuta fino in fondo, Ippō Gūjin, c’è tutto il Cosmo e il Cosmo intero è in un solo gesto.



“…è grazie all’esercizio quotidiano che il sole, la luna e le stelle si muovono e che esistono la terra e il vasto spazio…” (Dōgen Zenji, Shōbōgenzō, cap. Gyoji)
Il Kata, la forma dell’azione come porta verso la completa libertà.
“…La ripetizione rituale, ciò che esalta la forma e l’ordine è, dunque, la protezione che consente di attraversare il sacro in quanto crisi, ma al tempo stesso è ciò che lo imbriglia e lo doma…ma la ripetizione rituale ha anch’essa una doppia facciata: da un lato è ordine e ritmo, ritorno all’identico; dall’altro può giungere alla soglia critica di un cambiamento di stato… Nella ripetizione c’è questa doppia potenzialità: di stabilità e di trasformazione.
(Stefano Levi Della Torre, Zone di Turbolenza)
Il Samu, il lavoro manuale, aspetto fondamentale della pratica, svolto a stretto contatto col mio Maestro, fu altro aspetto illuminante dell'esperienza Zen.
Un lavoro non asservito al profitto ma esperienza totale della complessa relazione tra causa ed effetto.

La ricerca dell'azione armoniosa ed efficace prima che il pensiero possa frapporsi tra intuizione ed azione sono alla base dell'Insegnamento e della pratica Zen.
E l'essenza dell'Insegnamento passa da Maestro a Discepolo 'come l'acqua si versa da un contenitore all'altro' I Shin Den Shin (da cuore a cuore) attraverso la condivisione di vita quotidiana e questo significato profondo si dovrà rinnovare, ridire, poterlo riesprimere con nuove parole.
Niente a che vedere con la conoscenza libresca, con il Kōan come masturbazione intellettuale.
Bensì Genjō Kōan, la vita quotidiana, supremo Kōan, che ci interroga sulla Grande Questione (Dai-ji) del nascere e morire.
Le nostre vite, vanno ben oltre quel che semplicemente pensiamo ci costituisca o quel che semplicemente riusciamo a vedere di noi.
 Mi furono offerte le chiavi per trasporre all’azione quotidiana i principi dell’Arte.
Arte come non-fabbricazione, opera d’arte vivente, arte della vita, espressione dell’essere e del fare che lo Zen definisce come: ‘il modo infinito di fare cose finite’.
Non credo all’arte svincolata da una domanda irrisolvibile che metta in gioco la propria vita altrimenti si tratta, ancora una volta, di modesta fabbricazione umana, semplice commercio.
Così come lo Zen oggi viene ‘venduto’ come pratica di rilassamento, di ‘miglioramento di sé’.
Niente di più lontano dallo spirito di Bodhidharma.
Sedere in Zazen è essere disposti a perdersi nella totale presenza, essere capaci di abbracciare ogni contraddizione e vedersi quel che già si è e a cui nulla è necessario aggiungere, dei Buddha.
Arte come Pratica, come restituzione gioiosa di un debito inestinguibile.
Così come il vero spirito religioso non appartiene al bisogno ma all’incontenibile abbondanza.