"In nessun modo seppellirai la tua vita in quei
martedì 28 settembre 2021
Vestire il Kesa e praticare Zazen
"In nessun modo seppellirai la tua vita in quei
sabato 25 settembre 2021
La Morte è una Menzogna
La
prima cosa che devi sapere è che la morte è una menzogna.
La morte non esiste: è una delle maggiori illusioni.
La morte è l’ombra dell’ego. Poiché c’è l’ego, sembra che ci sia la morte.
Io dichiaro che nessuno è mai morto e nessuno mai morirà. Nella natura stessa
delle cose, la morte è impossibile - esiste solo la vita. Certo, la vita
continua a cambiare le sue forme: un giorno sei in un modo e un altro giorno
sei diverso.
Dov’è finito il bambino che sei stato da piccolo? Quel bambino è forse morto?
Potresti dire che quel bambino è morto? No, ma dov’è? La sua forma è cambiata.
Quel bambino, nella sua essenza, è ancora presente, ma ora tu sei un uomo o una
donna. Un giorno diventerai vecchio e dove sarà finita la tua gioventù? Sarà
morta? No, di nuovo si è dischiuso qualcos’altro. La vecchiaia ha portato con
sé il proprio raccolto, la vecchiaia ha portato con sé la propria saggezza, la
vecchiaia ha portato con sé la propria bellezza.
Se la morte fosse una realtà, l’esistenza sarebbe totalmente assurda, sarebbe
del tutto priva di senso. La tua domanda è significativa. Mi chiedi: Potresti
dire qualcosa sulla morte…? Una cosa sola: la morte non esiste. E mi chiedi: …
e sull’arte di morire? Visto che la morte non esiste, come potrai apprendere
l’arte di morire? Dovrai apprendere l’arte di vivere. Se saprai come vivere,
conoscerai tutto sulla vita e sulla morte. Ma dovrai avere un approccio
positivo. Non prendere mai come oggetto del tuo studio ciò che è negativo,
poiché ciò che è negativo non esiste. Potresti continuare ad approfondire lo
studio di ciò che è negativo e non arriveresti mai a una conclusione.
Tenta di comprendere cosa sia la luce e non cosa sia l’oscurità. Tenta di
comprendere cosa sia la vita e non cosa sia la morte. Tenta di comprendere cosa
sia l’amore e non cosa sia l’odio. Se vuoi comprendere me, devi comprendere me,
non la mia assenza. Non rimanere agganciato a qualcosa di negativo. Molte
persone continuano a studiare cose negative e sprecano la loro energia.
Non esiste l’arte di morire. Ossia: l’arte di vivere è l’arte di morire.
Vivi! Ma le tue cosiddette religioni ti hanno insegnato a non vivere. Sono
state loro a creare la morte! In modo assai indiretto hanno creato la morte
poiché ti hanno trasmesso una profonda paura di vivere! Per loro tutto è
sbagliato. La vita è sbagliata, il mondo è sbagliato, il corpo è sbagliato,
l’amore è un errore, il rapporto amoroso è un errore, godere qualsiasi cosa è
un errore. Hanno creato in te tali sensi di colpa per ogni cosa, ti hanno
insegnato a condannare ogni cosa, e ora tu non riesci più a vivere. E quando
non riesci a vivere, cosa ti rimane? L’assenza della vita - cioè la morte.
Allora tremi di fronte a qualcosa che non esiste, di fronte a una tua stessa
creazione. E poiché inizi ad avere un vero terrore della morte, il prete
esercita un grande potere su di te. Ti dice: “Non preoccuparti, sono qui per
aiutarti. Seguimi. Ti salverò dall’inferno e ti condurrò in paradiso. Solo
coloro che fanno parte del mio gregge si salveranno”.
E l’atteggiamento delle altre religioni è esattamente lo stesso.
In questo modo, la gente, spinta dalla paura, si aggrappa a qualcosa, a
qualsiasi cosa.
Il mio approccio è totalmente diverso.
Non insinuo in te alcuna paura - quella è la strategia dei preti, il segreto
che si tramandano da secoli. Anzi, dichiaro che non c’è niente da temere,
poiché Dio è dentro di te. Non c’è niente da temere! Vivi senza paura, vivi
ogni istante il più intensamente possibile. Crescere significa che non ti muovi
in un circolo vizioso, che ti accade qualcosa di nuovo ogni giorno, in ogni
istante della tua vita. Quando una realtà del genere diventa possibile? In
qualsiasi momento in cui cominci a vivere intensamente.
Io ti insegno l’arte di vivere, cosa che implica l’arte di morire: non puoi
impararle separatamente. Colui che conosce l’arte di vivere conosce anche
l’arte di morire. Se conosci l’arte di vivere totalmente un amore, allora
conosci anche l’arte di separarti da quell’amore. Ti separi con grazia e
bellezza. E così è anche per la tua vita: se conosci l’arte di vivere, conosci
anche l’arte di morire, e la tua morte sarà incredibilmente bella.
Il primo principio è l’arte di vivere. Vivi in modo affermativo. Vita è un
sinonimo di Dio. Vivi con sentimenti di riverenza, di grande rispetto e di
gratitudine.
Questa vita non l’hai guadagnata: è un autentico dono che ti ha fatto il
trascendente.
Sii colmo di riconoscenza e di preghiera, e alimentati il più possibile di
questi sentimenti, masticali bene, assimilali bene. Fa’ sì che la tua vita
diventi un’esperienza di bellezza.
Non ti occorre molto per trasformare la tua vita in un’esperienza d’armonia:
occorrono solo consapevolezza estetica e un’anima sensibile.
Diventa più sensibile, più sensitivo, e diventerai più spirituale. Sperimenta
la vita in ogni modo possibile: buono-cattivo, amaro-dolce, buio-luce,
estate-inverno. Sperimenta tutte le dualità. Non temere l’esperienza, perché
più esperienze fai, più maturo diventi. Va in cerca di tutte le alternative
possibili, muoviti in tutte le direzioni, sii un vagabondo nel mondo della vita
e dell’esistenza: non perdere nessuna opportunità per vivere.
E vivi in modo coraggioso.
Non pensare alle conseguenze, solo i codardi ci pensano. Non essere troppo
focalizzato su una meta: coloro che si fissano su una meta si lasciano sfuggire
la vita. Non pensare alle mete, poiché le mete sono sempre nel futuro e sono
lontane.
La vita invece è qui e ora, è vicinissima
Osho
. The Book of Wisdom, CAP. 14
martedì 21 settembre 2021
Cos'è Judo ?
"Mi è stato chiesto da persone di vari settori circa l'opportunità di inserire il Judo tra gli sport olimpici, il mio punto di vista in proposito è piuttosto critico.
Se è nei desideri degli altri paesi non faccio
obiezione. ma non sono propenso a prendere nessuna iniziativa, da un lato il
Judo non è uno sport, io lo considero un principio di vita, arte e scienza;
infatti è un mezzo per il raggiungimento di una cultura personale, solo una
forma di allenamento, il "randori", può essere classificata come una
forma di sport.
Potremmo dire la stessa cosa anche per la scherma e la
boxe, ma oggi esse sono classificate e condotte come sport, inoltre i
"giochi" sono così intrisi di nazionalismo che è possibile
"esserne influenzati" al punto da sviluppare un judo-competizione,
cioè una forma retrograda quale era il Ju-jitsu prima del Judo Kodokan"
dichiarazione resa da Jigoro Kano Sensei, fondatore
del Judo a Gunji Koizumi nel 1938, prima della riunione dell'International
Olimpic Committee, che doveva confermare al Giappone i giochi olimpici del 1940
sabato 18 settembre 2021
Se hai praticato davvero l'Arte Marziale allora...
Se
hai praticato in profondità l’Arte Marziale allora non puoi che essere una persona
sincera.
La pratica dell’Arte Marziale impone la totale sincerità dell’azione che si
manifesta poi nella parola e nell’intenzione.
Se
ricorri alla menzogna per ottenere una qualche convenienza allora non sei un praticante dell’arte marziale o non hai mi
cominciato a praticare davvero.
Nell’esercizio nel Dôjô è richiesta
sincerità totale, non c’è spazio per simulazioni, trucchi o sotterfugi non di rado utilizzati in ambito ‘sportivo’ per ottenere a tutti i costi una medaglia.
Se
hai praticato l’Arte Marziale hai imparato a non trovare scuse e ad assumerti la
responsabilità della tua vita fino in
fondo.
Se
hai praticato l’Arte Marziale in profondità attraverso l’esercizio nel Dôjô hai
acquisito la capacità di intuire le intenzioni e il carattere di chi incontri
nella tua vita.
Ti basta uno sguardo, il linguaggio del corpo, una stretta di mano… per capire
chi hai davanti.
Hai acquisito la capacità di cogliere il ‘kuki’ di una situazione, l’equilibrio e lo
squilibrio, la pericolosità… di percepire le perturbazioni di un ambiente e di
una situazione.
Questa
capacità ti aiuterà a risolvere ‘strategicamente’ qualsiasi problema e a capire
come interagire al meglio in ogni situazione.
Questa è l’essenza dell'arte marziale e della vera ‘difesa personale’.
Hai
imparato che il corpo-mente ha una sua saggezza nella quale si deve aver
fiducia e non interferire con la sua azione.
Hai
imparato ad accettare e gestire serenamente anche il dolore ed il disagio e ad essere
efficace anche quando non sei al tuo massimo.
Se
hai davvero praticato l’Arte Marziale hai imparato a non arrenderti mai di
fronte a nessuna difficoltà, a cadere sette volte e rialzarti otto volte.
Se
hai davvero praticato l’Arte Marziale in profondità hai affrontato e vinto le
tue paure e acquisito una grande fiducia nelle tue possibilità.
Hai acquisito una tale sicurezza e consapevolezza che ti porta a non dover dimostrare
più nulla a nessuno tantomeno a te stesso.
Dimostri umiltà e non desideri metterti in mostra.
Se hai davvero praticato l’Arte Marziale hai compreso che sono davvero pochi i validi motivi per arrivare a combattere.
“Solo
chi indossa la spada e non la sguaina può dirsi pacifico, chi non indossa la
spada non saprà mai se è veramente pacifico.”
L’aggressivitá e la necessità di 'esibire sé stessi' sono spesso sintomo di insicurezza.
Se sei ingiustificatamente
aggressivo e hai bisogno di metterti alla prova vedendo nemici dappertutto
allora è evidente che non hai superato le tue paure e fragilità e per quanto tu
possa allenarti, andando nella direzione sbagliata senza la giusta guida, rischi
di costruirti una corazza fittizia che serve solo a nascondere, ma non a
risolvere, le tue fragilità e che è destinata a frantumarsi alla prima occasione di fronte alla
realtà.
Se
hai praticato davvero l’Arte Marziale hai acquisito una perfetta conoscenza di
te stesso e la capacità di gestire le tue emozioni.
Sei
capace di gestire la paura, la rabbia, il dolore… e trovarti a tuo agio e
mantenere la lucidità anche nella più disagevole delle situazioni.
Essere
capaci di dominare sé stessi e conoscere profondamente lo spirito degli altri e
delle situazioni è la chiave della vera capacità di autodifesa.
Se non sei in grado di gestire le tue emozioni in una situazione di emergenza
reale non ti basterà la tecnica per quanto tu l’abbia allenata.
Se
hai praticato l’Arte Marziale non puoi non aver acquisito un grande coraggio.
La Pratica dell'Arte Marziale ti mette di fronte ai tuoi limiti e alle tue paure e ti offre
gli strumenti per superarli.
Avrai così acquisito il vero coraggio che non è quello di chi non prova la
paura (per lo più un idiota o un’incosciente) ma di chi riesce a stare fieramente
dritto di fronte alla sua paura, guardarla negli occhi e fare
quel che la situazione richiede.
Se
hai davvero praticato in profondità l’arte marziale non puoi non provare una
profonda ed eterna gratitudine per il maestro che te l’ha trasmessa e
continuare ad apprendere da lui finchè avrai la fortuna di poterlo fare, continuando a percorrere il Cammino sulla Via
insieme con amore, gratitudine e spirito di servizio.
Se non provi e non esprimi la tua gratitudine è un pericoloso sintomo che il
tuo ego non ti ha permesso di scendere oltre la superficie dell’apprendimento e
che sei intrappolato nel tuo desiderio immaturo ed egoistico di
autoaffermazione.
In tal caso il grande pericolo che correrai sarà quello di voler affermare te
stesso senza essere davvero maturo potenziando così il tuo egoismo e narcisismo e
deviando per sempre dal vero spirito dell’arte marziale.
Alla
luce di queste considerazioni chiediti se stai davvero praticando o hai
praticato la vera arte marziale e decidi di conseguenza…non perdere il tuo
tempo e le tue energie in direzioni inefficaci.
Paolo Taigō Spongia Sensei
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martedì 14 settembre 2021
Arrampicatevi sulla montagna del tesoro
" Il Buddhismo esalta l'essenza della mente e la
rende reale nel mondo.
Questo è il diritto di nascita che ogni individuo possiede fin dall'inizio e
non appartiene a nessun altro.
Ognuno ha dentro di sé un tesoro senza limiti; tuttavia, tra tutti i miliardi
di persone sulla terra, quanti si rendono conto della loro ricchezza innata ?
E' un gran peccato che la gente sbagliando consideri valori l'oro, l'argento e
i diamanti al posto di quelle che sono le proprie vere ricchezze; chi recupera
ciò che è suo per diritto di nascita, sarà padrone di tremila mondi.
Al giorno d'oggi la sapienza mondana aumenta di mese in mese mentre la
meravigliosa conoscenza della "non-azione" diminuisce di giorno in
giorno.
Cos'è la "non-azione" ?
Combattere furiosamente nel mezzo di una battaglia senza un capello fuori
posto.
Un antico ha detto: " Per tutto il giorno, non è stato fatto nulla; per
tutto il giorno non è stato detto nulla".
Il Sutra del Loto afferma: "Sveglio o addormentato, non c'è
differenza".
Lavorare nel mondo, spinto solo dal vortice degli affari, affannandosi qua e là
e dormire russando forte tranquillamente ubriaco si equivalgono: entrambi sono
luoghi del "solitario splendore della non azione".
Dove siete in questo momento ?
Arrampicatevi sulla montagna del tesoro e non ritornate a mani vuote ! "
Yamaoka Tesshu Sensei (1836-1888)
Taigô Sensei rende omaggio alla Tomba di Tesshu Yamaoka Sensei nel Tempio Zenshô-an in Tokyo |
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sabato 11 settembre 2021
Il giorno che morì mia madre (ITA - ENG)
Thich Nhat Hanh
English version
"The day my mother died I wrote in my journal, "A serious misfortune of my life has arrived."
I suffered for more than one year after the passing away of my mother. But one night, in the highlands of Vietnam, I was sleeping in the hut in my hermitage. I dreamed of my mother. I saw myself sitting with her, and we were having a wonderful talk. She looked young and beautiful, her hair flowing down. It was so pleasant to sit there and talk to her as if she had never died. When I woke up it was about two in the morning, and I felt very strongly that I had never lost my mother. The impression that my mother was still with me was very clear. I understood then that the idea of having lost my mother was just an idea. It was obvious in that moment that my mother is always alive in me.
I opened
the door and went outside. The entire hillside was bathed in moonlight. It was
a hill covered with tea plants, and my hut was set behind the temple halfway
up. Walking slowly in the moonlight through the rows of tea plants, I noticed
my mother was still with me. She was the moonlight caressing me as she had done
so often, very tender, very sweet... wonderful! Each time my feet touched the
earth I knew my mother was there with me. I knew this body was not mine but a
living continuation of my mother and my father and my grandparents and great-grandparents.
Of all my ancestors. Those feet that I saw as "my" feet were actually
"our" feet. Together my mother and I were leaving footprints in the
damp soil.
From that
moment on, the idea that I had lost my mother no longer existed. All I had to
do was look at the palm of my hand, feel the breeze on my face or the earth
under my feet to remember that my mother is always with me, available at any
time."
Thich Nhat Hanh
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mercoledì 8 settembre 2021
Ancora una lucciola
Quando ero piccolo amavo l'estate per nascondermi in giardino e ammirare le lucciole. Mi piaceva dormire fuori solo per questo. Non ho mai avuto paura della notte, tranne che per gli incubi.
Le lucciole avevano il sapore di Dio, amore, magia,
cielo.
Ogni estate ce n'erano miliardi....
Crescendo, estate dopo estate, questa danza di stelle
volanti nella notte è finita, non ci sono più lucciole.
I giovani e i bambini di oggi non hanno mai visto una
lucciola in vita loro.... ed è per questo che sognano sempre meno ad occhi
aperti.
Non si sa molto della meraviglia quando non si
guardano le lucciole.
Nessuno le ha protette.
La loro magia, la loro meravigliosa evanescenza, la
loro delicatezza, la loro umiltà a far brillare la notte non importava alle
grandi persone, quindi le lucciole sono morte. Sono sparite. E le notti sono un
po ' più tristi.
Temo che un giorno si dirà lo stesso per le api...
Quando accompagno una persona alla fine della vita
abbandonata e sola, come stasera, penso alle lucciole.
Mi chiedo, almeno avremo illuminato un po ' il cielo
di questo mondo?
Queste persone che se ne vanno nell'indifferenza quasi
totale qualcuno se lo ricorderà? E perché non ci proteggiamo di più?
Si chiama Yacoub, ha vissuto 4 anni e 7 mesi tra la
strada e gli ospedali. Lontano dal suo paese e respinto da ogni parte. Era
diventato mio amico. Ha anche vissuto un pò in casa mia in questa casa che
alcuni di voi conoscono.
Un amore enorme. Ultimamente gli stavo leggendo ′′
Soufi amore” in ospedale, ma non potremo finire il libro. Non eravamo nemmeno a
metà. Avrei potuto andarci più spesso.
Si sta spegnendo.
C 'è un dolore che mi devasta e una serena gioia di
vederlo placare.
Qui dottori e infermieri lo adorano, ho fatto un
viaggio di ritorno per cercare la panetteria che gli ha dato uno spuntino il
giorno in cui viveva a Porta de Montreuil. Guardando i suoi ultimi respiri.
Vi racconto questo momento per indurvi a non lasciare
che le lucciole si spengano nelle vostre vite, ci sono così tante luci intorno
a voi se sapete vederle, Yacoub è una di loro.
Gli uomini che ci circondano non sono diversi dalle
lucciole.
Un giorno scompariranno, ricorderemo la loro luce, la
loro magia, il loro mistero?
La Terra dei Buddha è questa possibilità di non
lasciar spegnere le luci sparse, perse, vive o scomparse.
Stasera è come una notte d'estate, ancora una
lucciola. Ancora un po '.
Federico Dainin Jôkô Sensei
Versione originale Francese
Quand j’étais petit j’aimais l’été pour me cacher dans le jardin et admirer les
lucioles. J’adorais dormir dehors juste pour ça. Je n’ai jamais eu peur de la
nuit, sauf pour les cauchemars.
Les lucioles avaient un goût de Dieu, d’amour, de
magie, de.......ciel.
Il y en avait chaque été des milliards....
Grandissant , été après été, cette danse d’étoiles
volantes dans la nuit s’est tarie, il n’y a plus de lucioles.
Les jeunes et les enfants d’aujourd’hui n’ont jamais
vu une luciole de leur vie....et c’est pour ça qu’ils rêvent de moins en moins
les yeux ouverts.
On ne sait pas grand chose de l’émerveillement quand
on a pas contemplé des lucioles.
Personne ne les a protégées.
Leur magie, leur incroyable merveilleuse évanescence,
leur délicatesse, leur légère humilité a faire briller la nuit n’importait pas
les grandes personnes, alors les lucioles sont mortes. Elles ont disparu. Et
les nuits sont un peu plus tristes. L’été aussi.
J’ai peur qu’un jour on dise pareil pour les
abeilles...
Quand j’accompagne une personne en fin de vie
abandonnée et seule, comme ce soir, je pense aux lucioles.
Je me dis, est-ce qu’au moins nous aurons éclairé un
tout petit peu le ciel de ce monde ?
Est-ce que ces etres qui s’en vont dans l’indifférence
quasi totale quelqu’un s’en souviendra? Et pourquoi nous ne nous protégeons pas
davantage?
Il s’appelle Yacoub, il a vécu 4 ans et 7 mois entre
la rue et les hôpitaux. Loin de son pays, et rejeté de toute part. Il était
devenu mon ami. Il a même vécu un peu à Champigny chez moi dans cette maison
que certains d’entre vous connaissent.
Un amour immense. Ces derniers temps je lui lisais «
Soufi mon amour » à l’hôpital , mais nous ne pourrons pas finir le livre. On
était même pas à la moitié. J’aurais pu y aller plus souvent.
Il est en train de s’éteindre.
Il y a à la fois une douleur qui me dévaste et une
sereine joie de le voir apaisé.
Ici médecins et infirmiers l’adorent, j’ai fait un
aller retour pour chercher la boulangère qui lui a donné un casse-croûte par
jour là où il vivait à Porte de Montreuil. On veille ses derniers souffles.
Je vous raconte cet instant pour vous inciter à ne pas
laisser les lucioles s’éteindre dans vos vies, il y a tant de lumières autour
de vous si vous savez les voir, Yacoub en est une.
Les hommes qui nous entourent ne sont pas différents
des lucioles.
Un jour ils disparaîtront, nous souviendrons nous de
leur lumière, de leur magie, de leur mystère?
La Terre des Bouddhas est cette possibilité de laisser
luire en nous tant de lumières éparses, perdues, vivantes, ou disparues.
Ce soir c’est comme un soir d’été , une luciole brille
encore. Encore un peu.
Federico Dainin Jôkô Sensei
sabato 4 settembre 2021
La Trasmissione nella relazione
E’ la condizione di spirito dell'allievo e l'atteggiamento che ne deriva che permette di innescare quella reazione alchemica che permette una vera trasmissione e non un rapporto di dipendenza tra Maestro ed Allievo.
Pochi oggi comprendono di cosa parlo.
Mi si chiede di insegnare e si comincia dettando
condizioni, contrattando già i confini del proprio impegno, della propria
disponibilità
Prima ancora di iniziare si stabiliscono i limiti del
proprio sforzo, una roba fallimentare che non ha alcuna efficacia.
Gente che vorrebbe imparare in qualche week end, con
qualche sporadica apparizione al Dōjō, quando non ci sono altri impedimenti o
cose più importanti da fare...ma come si fa a chiamare lontanamente questa cosa
'pratica'?
Ricordo che non mi bastava piú frequentare le Sesshin
e per avere 'tutto per me' il mio Primo Maestro cominciai ad organizzare io
stesso delle Sesshin (ritiri intensivi di pratica) da lui condotte intorno a
Roma, prendendo in affitto locali adeguati, rischiando le mie risorse fisiche
ed economiche molte volte in mezzo a mille difficoltá.
Una cosa molto impegnativa e rischiosa che ebbe sempre un grande successo e se
anche avessi fallito, il successo sarebbe stato comunque nel poter condividere
giornate intere col mio Maestro prendendomene cura in ogni modo e ricevendo da
Lui Insegnamenti preziosissimi (che spesso passavano attraverso sonori
cazziatoni, che pochi oggi sarebbero disposti a tollerare).
E quante cose ho imparato in quelle occasioni in cui
mi sono totalmente esposto!
In cui ho accettato di correre il rischio della
relazione abbandonando la condizione di 'fruitore' e mettendomi al servizio.
Il mio Maestro mi disse fin dall'inizio, dal mio primo
invito, che non mi poteva garantire la sua presenza e che dovevo solo
concentrarmi sul prendermi cura delle condizioni che avrebbero fatto sì che Lui
non potesse non essere presente... Cosi feci, Lui fu sempre presente e mi aveva
cosí insegnato che non si dettano condizioni ma si fa generosamente il proprio
meglio e allora un Maestro non può fare altro che riconoscerti e insegnarti.
Allora vieni pure qui e se trovi chiuso, sii capace di
aspettare e ti farò entrare. Ma devi essere capace di venire fin qui, con
decisione, aspettare se serve e quanto serve ed entrare con le tue gambe.
Vieni con la disposizione di spirito di chi può
trovare la porta chiusa e non recrimina per questo.
Spostarsi fisicamente per venire fin qui é gia indice
di un'apertura interiore, di una disponibilità che favorisce l'incontro e non
devi pretendere nulla né dettare condizioni.
Allora se c'è questa disposizione intima non ci sarà
mai problema e tutto quello che potrá 'passare' passerà, da cuore a cuore, o,
come insegna Dōgen Zenji, come dell'acqua si passa da un recipiente ad un
altro.
Se vai davanti all'oceano con un cucchiaino ti riporterai
indietro un cucchiaino d'acqua e non puoi incolpare l'oceano.
(registrazione e sbobinatura a cura di Monica De Marchi)
© Tora Kan Dōjō