Riceviamo dalla neo-cintura arancione Alessandro Della Ventura queste interessanti riflessioni che illustrano le emozioni del primo incontro con il luogo della pratica, della via, il luogo del Do.
Sensei Paolo Taigō Spongia al Torakan Dojo |
E
tutta quest'amalgama di sensazioni non fa che crescere di momento in momento,
così come la tua ammirazione per lo spirito di quel posto. Termina il saluto e
il Maestro comincia a dare dei comandi in giapponese e ad eseguire tecniche di
stretching, e tutti stanno al passo con i suoi comandi. Ehi un momento? Io sono
nuovo. Non ho idea di cosa si debba fare. Perchè non c'è nessuno che mi spiega?
Non ce la farò mai ad imparare così. Ho bisogno di indicazioni, di uno
"schema" da seguire. Un attimo dopo esser stato sopraffatto da tutti
questi arrovellamenti mentali, pensi di fare l'unica cosa in quel momento
possibile. Adeguarti, stare al passo, entrare in quel "flusso" di cui
fino a poco fa non sapevi neanche l'esistenza. E a poco a poco quella
sensazione di disagio si affievolisce. Non esistono più i tuoi problemi. Non
esisti più tu e gli altri. Esiste solo quel flusso che ti richiama a sè, e se
ti lasci andare a quel flusso non avrai di che temere, perchè l'apprendimento
arriverà, il corpo si adeguerà alla situazione. Ma naturalmente non è così
semplice rimanere in quel fluire, perchè c'è sempre qualcosa che si
frappone...un intruso che ha bisogno continuamente di rimanere attivo: è la
mente. Chi è d'altronde che ha bisogno di indicazioni, di schemi rigidi per
catalogare quello che di volta in volta ci si presenta?
Prima
di venire ad allenarti avevi una miriade di idee di quello che ti sarebbe
aspettato: esercizi mirabolanti, proiezioni, acrobazie...E mai avresti
immaginato che il tuo esercizio fosse iniziato già da lì, che la necessità di
crearsi un'idea di quello con cui ci si sarebbe imbattuti di lì a poco fosse
l'impulso che ti spingeva a recarti in quel luogo e che il fine ultimo della
pratica, il vero addestramento, fosse proprio coltivare la capacità di fare a meno
di questi preconcetti. L'esercizio risiede nel combattere continuamente con la
propria mente, con sè stessi. A ben vedere il vero nemico di ognuno. Ed è
fondamentale ricordare che il nemico è sempre lì, dentro di noi, in questo
lungo percorso sulla via (Dō), e che la via risiede in quel "fluire".
Un
percorso lungo il quale si è sempre in cammino; perciò non ci si può mai
sentire arrivati, ma bisogna riuscire a mantenere quello spirito da
principiante. Shoshin, la mente del principiante.