martedì 30 novembre 2021

Abitare l'Hishiryo

Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigô Kônin Sensei durante la Pratica Zen.

Percepite la vitalità che scorre nel vostro corpo. 
Percepite la vita che si muove in voi. 
Rettificate la postura, facendo in modo che la postura sia aperta, solida, radicata, slanciata.
Non si tratta di imitare una statua. 
Per quanto immobili, questa apparente immobilità è frutto di un impercettibile continuo movimento che mantiene costantemente in equilibrio corpo-mente.
Dimorate in questa percezione di vitalità e da lì osservate l'inconsistenza del vostro pensiero: i numerosi pensieri che sorgono e che consideriamo buoni, cattivi, scandalosi, malvagi, compassionevoli, sono come bolle di sapone. 
C'è un fondo di saggezza profonda sulla superficie del quale sorgono questi pensieri generati dai condizionamenti, dalle esperienze, dal Karma.
I nostri pensieri non siamo noi. 
Se noi diveniamo consapevoli e dimoriamo in questo fondo che è prima del pensiero possiamo osservare come i pensieri non siano altro che delle reazioni organiche, né più né meno come lo sono i succhi gastrici o altre produzioni dei nostri organi, e possiamo osservare come i nostri pensieri siano determinati per lo più da condizionamenti. 
Per essere veramente liberi è necessario dimorare e pensare a partire da questo fondo di non-pensiero (pensiero Hishiryo). Finché saremo controllati e condizionati dai nostri pensieri, la nostra azione non sarà mai libera. Una delle più gravi malattie della contemporaneità è la dipendenza dal pensiero. 
Il pensiero è anche all'origine della nostra idea di sé, della nostra identità. 
Ci identifichiamo nel pensiero, ma in realtà il nostro vero ‘io’ è alla radice, in profondità. 
Quando voi in Zazen prendete l'abitudine di osservare il vostro pensiero, imparate ad abitare l' Hishiryo; il fondo di non-pensiero su cui il pensiero sorge. 
A poco a poco anche durante la vita quotidiana sarete capaci di dimorare in quel fondo e far scaturire la vostra azione dal quella fonte libera, intuitiva. 
A ben vedere buona parte delle nostre azioni, decisioni, sono condizionate dalla nostra educazione, dall'ambiente, dal giudizio degli altri; non sono affatto libere. 
Quindi se vogliamo essere veramente liberi dobbiamo imparare a muoverci, a pensare a partire da quel fondo di non-pensiero, da quella saggezza profonda e innata presente in ognuno di noi, e che esprimiamo soltanto quando siamo totalmente consapevoli e presenti al momento che stiamo vivendo. 
Quando siamo proiettati nel passato o nel futuro siamo trasportati via dal nostro pensiero, rimaniamo in superficie, nel movimento delle piccole onde che si agitano in superficie. Insediarsi nel non-pensiero, nella vitalità profonda, è come guardare dalle profondità dell'oceano verso la superficie e osservare tutte le onde, le correnti, i vortici, senza essere trascinati via. 

(Registrazione e trascrizione a cura di Monica Tainin)


© Tora Kan Dōjō

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sabato 27 novembre 2021

Il vero potere

 



Quando il Buddha abitava nel magnifico parco di Pavarika, situato presso il villaggio Nalanda, un certo Kevadda gli si accostò. Dopo essersi seduto ad una distanza conveniente, questi si prosternò rispettosamente davanti al Beato, e gli disse qualche parola di cortesia, prima di rivolgersi a lui:

«Oh, nobile Buddha! Nalanda è una città coronata di successo. I suoi abitanti vivono nella prosperità ed hanno fiducia in voi. Per accrescere e sostenere solidamente questa fiducia, sarebbe bene che voi deste qualche dimostrazione di abhiñña (poteri psichici).

— Kevaddha! Io non insegno il Dhamma in questo modo!»

Quando Nalanda sollecitò la sua richiesta una seconda, poi una terza volta, Buddha rispose sempre nell’identica maniera. Infine, spiegò la natura dei tre poteri psichici:

«1) Vi sono i poteri psichici che consistono nel produrre delle creazioni visive, nell’attraversare i muri, nel volare in aria, nel camminare sull’acqua, senza affondare, ecc.»

«2) Vi sono dei poteri psichici, tramite i quali si possono conoscere i pensieri e le vite altrui.»

«3) Vi sono dei poteri psichici, grazie ai quali si possono guidare gli esseri, a seconda delle loro pāramī, tramite l’utilizzo dei mezzi a loro appropriati.»

I due primi tipi di poteri psichici, se vengono impiegati per il piacere, o per impressionare la gente, non differiscono, allora, da una volgare manifestazione di prestidigitazione. I monaci che li praticano in questo senso rappresentano una sorgente di vergogna, di umiliazione e di disgusto per il saṃgha. Se i monaci acquistano l’abitudine di sollecitare la fede delle persone verso il Dhamma, tramite questi mezzi, il giorno in cui non saranno più capaci di manifestare i poteri psichici, il sāsana (l’insegnamento di Buddha) prenderà fine. Tali mezzi sono in grado di impressionare e di convertire delle folle verso la propria dottrina, ma non portano la conoscenza del Dhamma e sono privi della minima possibilità di liberare gli esseri dal saṃsarā (ciclo delle rinascite).

Il terzo tipo dei poteri psichici aiuta gli esseri a liberarsi dalla sofferenza. E’ il solo tipo di poteri psichici che sia degno di venire praticato. Quando un monaco vede un individuo prigioniero della passione, roso dall’avidità, utilizza i suoi poteri per insegnargli a liberarsi dalla brama e dal desiderio. Quando vede una persona schiava della collera, divorato dall’avversione, impiega i suoi poteri per aiutarlo a controllare questa collera e questa avversione. Quando un monaco osserva una persona sottoposta all’ignoranza, utilizza i suoi poteri per spingerla a disfarsene, sviluppando la conoscenza della realtà. Ecco i poteri psichici che è sano e costruttivo impiegare.

Fonte

 


© Tora Kan Dōjō
















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martedì 23 novembre 2021

La Trasmissione: incontro di Cuori in una sola Mente

 

Dainin Sensei e Taigō Sensei durante la Cerimonia pubblica
di Trasmissione che segue quella privata.

La risposta di due monaci Zen alla domanda :
‘Cosa sono, a vostro parere, il Lignaggio e la Trasmissione del Dharma?’

"La trasmissione é un momento di grazia in cui il discepolo attraverso la sua vita ricorda vividamente al maestro ciò di cui il maestro è scrigno.

La perla del mistero dell’esistenza si trasmette moltiplicandosi.
Due cuori si incontrano e appare un tesoro.
Proteggere insieme il Tesoro diventando tesoro.
E poi.... e poi in questa prosternazione in cui i due zagu si mescolano , capiamo....
Capiamo che nulla é trasmesso, non c’è chi trasmette né chi ha ricevuto.
E diventiamo celebrazione di ciò che era lì da sempre.... e diventiamo voto, voto di aiutare tutti gli esseri ad aprire gli occhi per scoprire ciò che è lì da sempre.
Questa vita che ci corre dietro per sorprenderci ad ogni istante.
Il Kesa drappeggia sul mondo, ed anche un filo d’erba si riscopre illuminato se stesso da sempre......"

Dainin Jōkō Sensei, monaco Zen Sōtō, Maestro e Abate della ‘Montagna senza Cima’


Dainin Sensei e Taigō Sensei durante la Cerimonia pubblica 
di Trasmissione che segue quella privata.

"La Trasmissione del Dharma è, per quel che ho vissuto, la 'celebrazione' rituale (nel senso più profondo del celebrare gioiosamente e con spirito di gratitudine) del riconoscimento da parte di un maestro della sincerità, della 'comprensione' e della maturità di Pratica (ovvero del 'mettere in pratica' nella vita) di un discepolo e un 'incoraggiamento' a continuare a camminare saldamente nella Via e condividere amorevolmente con il mondo la ricchezza ricevuta.

Il Lignaggio non è altro che la successione di questo incontro di cuori in una sola mente tra uomini che si riconoscono Buddha."

Taigō Kōnin Sensei, monaco Zen Sōtō, Maestro del Tora Kan Dōjō di Roma.



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sabato 20 novembre 2021

Non un solo problema esiste

 



"Non ho mai incontrato un vero problema, almeno fino ad ora, penso di aver ascoltato migliaia e migliaia di persone e le migliaia di problemi che hanno.

Non ho ancora incontrato un “problema” reale; e penso non accadrà mai, perché non esiste un problema reale. Il problema è sempre inventato dalla mente.

Ci sono situazioni ma non esistono problemi. I problemi sono le tue interpretazioni delle situazioni. Forse la stessa situazione non sarebbe un problema per un’altra persona mentre per qualcuno lo è.

Perciò dipende da te se vuoi creare un problema o se non vuoi crearlo, ma i problemi non esistono. Limitati a guardare.

Distaccati e guarda il problema: esiste veramente? O sei tu che l’hai creato? Guardalo in profondità e vedrai improvvisamente che perderà forza, inizierà a decrescere e diventerà sempre più piccolo. Più energia metterai nell’osservazione, più il problema perderà la sua consistenza. E arriverà il momento in cui scomparirà improvvisamente.

Allora ti farai una bella risata!

I problemi sono qualcosa di fittizio, non esistono.

Gira intorno al problema, consideralo da vari punti di vista, com’è possibile la sua esistenza?

E’ un fantasma! Tu lo volevi, ecco perché esiste. Tu l’hai richiesto, per questo esiste; l’hai invitato, ecco perché è lì.

Ma alle persone non piace sentirsi dire che il loro problema non è reale. Non lo sopportano. Le mette a disagio. Se invece ascolti i loro problemi si sentono soddisfatte.

E se commenti: “Sì…, questo è un problema profondo”, sono molto felici.

Per questo la psicanalisi è diventata una delle cose più importanti di questo secolo.

Lo psicanalista non aiuta nessuno, forse se stesso, ma non aiuta nessun altro. Non può farlo. Ma le persone continuano ad andarci e a pagare.

La cosa fa loro piacere, quell’uomo accetta i loro problemi: per quanto assurdi siano i problemi che tu porti dallo psicanalista, egli ascolta con attenta sincerità e serietà, come se esistessero veramente!

Egli dà per scontato che stai soffrendo le pene dell’inferno, ci lavora sopra e li analizza, può impiegarci anni. Ma anche dopo anni di psicanalisi il problema non viene risolto, perché di fatto il problema non è mai esistito; Come può essere risolto? Ma dopo anni di psicanalisi ti senti stanco, quindi lasci cadere il vecchio problema e ne vuoi un altro che sia nuovo nuovo. Così da un giorno all’altro dici: “E’ vero, non c’è più, è come svanito”.

E ringrazi sentitamente lo psicanalista.

Solo il tempo è stato d’aiuto e ti ha guarito, non lo psicanalista.

Ma c’è gente cui non piace limitarsi ad attendere e a guardare.

Nei monasteri Zen, quando arriva un pazzo, lo mettono a tranquillizzarsi in una piccola capanna, lontano da un monastero.

Gli portano del cibo e gli dicono: “Stai qui e rilassati”.

Nessuno va più a parlare con Lui: lo nutrono, si prendono cura di Lui, ma nessuno si preoccupa di Lui. E quello che la psicanalisi fa in tre anni viene fatta in tre settimane! Nel giro di tre settimane la persona ne esce da sola: sì, il problema è scomparso.

Per tre settimane, ventun giorni, vieni lasciato col tuo problema, come puoi evitare di vederlo? Non viene fatta alcuna analisi, così non hai diversivi, non vieni distratto. Lo psicanalista in realtà ti distrae!

Da solo il problema sarebbe morto nel giro di tre settimane, ora prenderà forza, perché con l’aiuto dello psicanalista vivrà ancora per tre anni, se non di più. Dipende da quanto denaro hai.

Se sei abbastanza ricco il problema può persistere per tutta la vita. Dipende solo da quanto puoi spendere!

I poveri non soffrono molti problemi.

I ricchi soffrono, se lo possono permettere, possono divertirsi giocando ad avere grandi, grandi problemi.

Un povero, non può spendere, quindi non può divertirsi con questo gioco!

La prossima volta che avrai un problema, guardalo a fondo, guardalo intensamente.

Non è necessaria alcuna analisi: non analizzarlo, non a n a l i z z a r l o, l’analisi è un modo per distrarsi. Quando ti metti ad analizzare non guardi più il problema.

Cominci a chiederti: perché? Da dove viene? Come si è prodotto?

“Nella tua infanzia, la relazione con tua madre, la relazione con tuo padre, ecc.”

Ti perdi in astrazione. Non stai guardando il problema per quello che è.

La psicanalisi Freudiana è un gioco della mente condotto con grande competenza: lascia perdere le cause! Inutile cercarle perché non ci sono cause. Non andare nel passato, è inutile, perché così ti allontani dal problema presente. Guardalo a fondo come una cosa presente qui e ora.

Semplicemente penetralo a fondo….. E non pensare alle cause, alle ragioni…..

E sarai sorpreso vedendo che, come un’osservazione intensa, pian piano svanirà.

Continua a guardarlo a fondo e scoprirai che è scomparso!

I problemi, infatti, non esistono.

Li creiamo perché siamo incapaci di vivere senza problemi! Solo per questa ragione li creiamo. Avere un problema significa essere occupati.

Ci si sente bene: abbiamo qualcosa da fare. Quando non c’è alcun problema rimani solo, vuoto: e adesso che fai? Tutti i problemi sono svaniti.

Prova a pensare: un giorno viene Dio e dice: ma non c’è più nessun problema, finito!

Tutti i problemi se ne vanno. Cosa faresti? Prova a pensare a quel giorno.

Tutti direbbero: “Questa non è una grazia! Adesso cosa dovremmo fare? Nessun problema?“ Improvvisamente l’energia non si muoverà più da nessuna parte, ti sentirai stagnare paralizzato.

Il problema, è un modo per smuoverti, spingerti ad andare, a trascinarti, a sperare, a desiderare, a sognare………medita su queste riflessioni e traine le debite conclusioni.”…

 O. Rajinesh

















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martedì 16 novembre 2021

Un'immersione: Sesshin al Tora Kan Dojo (ITA - ENG)



30-31 Ottobre 2021, Sesshin al T
ora Kan Dōjō.

Un’immersione.

Amo osservare la luce che cambia dall’alba alla notte e filtra attraverso i vetri del Dōjō proiettando ombre e riflessi mentre siamo seduti in Zazen.

Intorno alla nostra immobilità, rotea il profumo dell’incenso. Sento che scivolo sempre di più e m’immergo.

Poi i suoni. Da una parte il tocco del legno, da un’altra la voce argentina di una campanella, mentre il delicato rame della campana ci parla, dando istruzioni precise. E poi è una sinfonia, avvolti nella recitazione dei sutra, nei ritmi diversi, un tamburo ancestrale come il battito di un cuore, contrattempi improvvisi, eppure in perfetto sincrono, un coro di voci, alte e basse, in cui perdendosi, spaurandosi, ritrovandosi, si riprende sempre il filo del suono, l’intonazione, il verso, il ritmo, il cuore degli altri compagni di pratica, il respiro del vicino, il respiro del lontano, il respiro della terra, il respiro dell’universo.

Ricordo molti anni fa, quando avevo iniziato la pratica Zen, che il Maestro Paolo Taigō Kōnin Spongia aveva detto “non si può assistere alla recitazione di un sutra senza partecipare.”

Un’antica frase in sardo dice “No ti podes bagnare kena ti infundere”. Non ci si può bagnare senza infondersi.

Immergersi completamente.

Grazie al Maestro Paolo Taigō Kōnin Spongia per aver consolidato attraverso gli anni la pratica dello Zen nel Dojo, e grazie al Maestro Federico Dainin Jōkō Sensei per avere orchestrato, con molta sapienza, il rito, la poesia e la magia di questa meravigliosa Sesshin.

Maura Garau



English version


October 30-31, 2021, Sesshin at the Tora Kan Dōjō.

An immersion.

I love to observe the light that changes from dawn to night and filters through the windows of the Dōjō, casting shadows and reflections while we are sitting in Zazen.

The scent of incense swirls around our stillness. I feel that I slide more and more and I immerse myself.

Then the sounds. On the one hand the touch of wood, on the other the lively voice of a small bell, while the delicate copper of a bigger bell speaks to us, giving precise instructions. And then it is a symphony. Wrapped in the recitation of sutras, wrapped in different rhythms, an ancestral drum sounds like the beating of a heart, sudden syncopations, yet in perfect synchrony, a chorus of voices, high and low, in which we can lose ourselves, get scared, find ourselves again, and retrace the thread of the sound, the intonation, the verse, the rhythm, the heart of the other people sitting in Zazen, the breath of the near one, the breath of the distant one, the breath of the earth, the breath of the universe.

I remember many years ago, when I started the Zen practice, that Master Paolo Taigō Kōnin Spongia said “you cannot be present at the recitation of a sutra without participating.”

An ancient Sardinian phrase says “No ti podes bagnare kena ti infundere”. You can’t get wet without getting soaked.

Immersion.

Thanks to Master Paolo Taigō Kōnin Spongia for having consolidated the Zen practice in the Dojo over the years, and thanks to Master Federico Dainin Jōkō Sensei for having orchestrated, with great wisdom, the rite, the poetry and the magic of this wonderful Sesshin.

Maura Garau



© Tora Kan Dōjō


















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martedì 9 novembre 2021

Tra te e me non c'è differenza

 



"A te cui piacerebbe far mangiare la polvere ai rivali.

Spesso ci chiediamo chi sia veramente ‘migliore’ qui. Ma non siamo fatti tutti dello stesso pugno di povere?

Dovremmo restare tutti saldamente ancorati nel posto dove non c’è né ‘meglio’ né ‘peggio’.

Per tutta la vita sei completamente impazzito perché ritieni ovvio che ci siano un ‘tu’ e degli ‘altri’. Ti dai un gran daffare per emergere dalla folla, ma in realtà non ci sono né ‘tu’ né gli ‘altri’. Quando morrai, lo capirai.

Buddha-dharma significa mancanza di fratture. Quale separazione intercorre tra te e me? Presto o tardi finiremo per comportarci come se una linea di frattura divida amico e nemico. Quando ci saremo abituati a questo fatto, crederemo che esista veramente.

Povero e ricco, importante e insignificante – nulla di tutto ciò esiste. E’ solo uno scintillio sulle onde. Eppure c’è qualcuno che, o perché afflitto dall’infelicità o perché qualcun altro è più felice di lui, maledice il Buddha.

Felicità e infelicità, importante e insignificante, amore e odio – tutto il mondo dà un gran peso a queste cose. Il mondo dove tutto questo non esiste: questo è il mondo dello hishiryo.

Non c’è nulla al mondo per cui valga la pena di scervellarsi una volta stabilito che i nostri pensieri e le nostre discriminazioni illusorie non servono assolutamente a niente.

Quando il capo era malato, un suo dipendente lo ha scavalcato. Si stava riprendendo, ma questa notizia gli ha provocato una ricaduta. Non c’è veramente nessun bisogno di ammalarsi per cose di questo genere.

Dici: “Te la farò vedere!” Ma se non sai nemmeno quanto vivrai. Non hai niente di meglio da fare?

In Occidente si dice “homo homini lupus”. Il primo passo in una religione deve essere di far smettere ai lupi di mangiarsi a vicenda.

Quello che abbiamo imparato fin dai giorni dell’infanzia non è nient’altro che far finta di essere importanti. Il mondo chiama questo ‘educazione’. E dopo, nella vita, cosa cerchiamo di fare? Litighiamo come diavoli, facciamo sesso come animali e c’ingozziamo come spiriti affamati. Questo è tutto.

Tutto il mondo traballa su gambe malferme. E calpesta gli altri per fare strada. Nel Buddha-dharma non bisogna essere così sleali. Buddha-dharma significa avere successo nella sconfitta. La mente del Buddha-dharma è “sedere in zazen per eoni senza conseguire la via del Buddha”. (Sutra del Loto)

Le persone fanno la faccia annoiata quando non è in corso una gara o una battaglia. Vogliono sempre andare al galoppo per vincere – Ma si tratta di una corsa di cavalli? Oppure nuotano come otarie che vogliono essere avanti di un naso. Alla fine litigheranno tra loro, come gattini con un gomitolo di lana.

Quando non si tratta di vincere o perdere, amore o odio, ricchezza o povertà, la gente fa la faccia annoiata.

Nel Buddha-dharma non è questione di vincere o perdere, di amore o odio.

Qualcuno vuole far mostra di sé con il suo ‘satori’. Eppure è chiaro che quello che si può usare per esibirsi non ha niente a che vedere con il satori."


Kōdō Sawaki Roshi


© Tora Kan Dōjō


















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sabato 6 novembre 2021

Sedere saldi per camminare saldi

 



Noi pensiamo sempre a qualcosa, cerchiamo sempre di acquisire qualcosa.
Lo Zen Sōtō insegna che non bisogna aspettarsi nè ricercare l'illuminazione ma sedersi e basta.
Sedere e basta è Shikantaza.
Solo completamente, pienamente seduti senza che nulla venga lasciato fuori.
Allora da Shikan (solo-semplicemente) taza (sedere saldi) nasce il camminare saldi.
Se vogliamo davvero camminare, dobbiamo camminare stabilmente, qualunque cosa accada.
Essere solo il camminare, senza distanza tra 'noi' e il processo.
Perchè il nostro corpo e la nostra mente non sono altro che il camminare.
Questo è Shikan Taza, essere in pace.
Siamo in pace ed armonia sin dall'inizio, non dobbiamo aspettarci di conquistare la pace.
Per 2500 anni il Buddha ci ha insegnato che noi siamo Buddha, che già in questo momento non ci manca nulla del Supremo Risveglio, eppure non ci vogliamo credere, non lo capiamo. Ecco perchè dobbiamo praticare, perchè abbiamo una mente.


Dainin Katagiri Roshi



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lunedì 1 novembre 2021

L'abbandono di sé

 



La pratica della Gratitudine e dell'abbandono di sé.

Deshimaru Roshi suggeriva di praticare molte volte Sanpai portando la fronte al suolo per guarire dall'arroganza. 'Dobbiamo riportare questo nostro arrogante cervello frontale alla terra.'

Un'autentica terapia per l'uomo moderno.

"Monaco:

Perché dobbiamo prosternarci così tante volte qui?

Luangpu Cha:

È molto importante prosternarsi.
È una formalità esteriore che è parte integrante della pratica, e come tale dovrebbe essere compiuta in modo corretto: portate la fronte pienamente a contatto con il pavimento, tenendo i gomiti vicini alle ginocchia e i palmi delle mani sul pavimento a qualche centimetro di distanza.
Prosternatevi lentamente, consapevoli del corpo.
È un buon rimedio contro l'arroganza.
Dovremmo prosternarci spesso.
Quando vi prosternate per tre volte, potete riportare alla mente le qualità del Buddha, del Dhamma e del Saṅgha, cioè le qualità di una mente pura, luminosa e in pace.
È così che usiamo le formalità esteriori per addestrarci.
Il corpo e la mente diventano armoniosi.
Non commettete l'errore di guardare come si prosternano gli altri: se i giovani novizi sono trasandati o i monaci anziani sembrano disattenti, non è compito vostro giudicare. Le persone possono essere difficili da addestrare. Alcuni imparano in fretta, ma altri imparano lentamente. Giudicare gli altri non farà che aumentare il vostro orgoglio.
Invece, osservate voi stessi; prosternatevi spesso, sbarazzatevi dell'orgoglio.

Coloro che sono davvero entrati in accordo col Dhamma vanno ben al di là della forma esteriore. Qualunque cosa facciano, è un modo di prosternarsi: camminando, si prosternano; mangiando, si prosternano; defecando, si prosternano. Questo accade perché sono andati oltre l'egoismo."

Luangpu Cha Subaddho, "Bodhinyana"


© Tora Kan Dōjō




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