Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Paolo Taigō Kōnin Sensei durante la Pratica Zen.
Bisognerebbe
sedere in Zazen indossando il Kesa.
Ad
un certo punto della propria Pratica dovrebbe essere naturale sentire la
chiamata ad indossare il Kesa.
Indossare
il Kesa non significa indossare un abito al posto di un altro, indossare il
Kesa significa spogliarsi completamente di ogni abito e assumere la responsabilità
di un’assoluta libertà.
Quando
penso a questo mi viene in mente l'immagine di San Francesco quando si spoglia
di tutti i suoi abiti e li restituisce nelle mani del padre. Quando rimane nudo
il Vescovo, testimone di questo straordinario momento, lo avvolge con il suo
mantello.
Francesco
non aveva scelto d'indossare il mantello del Vescovo, il mantello lo ha avvolto
nel momento in cui lui ha abbandonato ogni cosa.
La
stessa cosa accade quando indossiamo il Kesa.
Non
siamo noi ad indossare il Kesa, è il Kesa che ci abbraccia, ci avvolge...
Quando
ricevetti il mio Kesa nel giorno della mia Ordinazione monastica non sapevo
come indossarlo, durante l'Ordinazione ero stato aiutato ad indossarlo da altri
monaci, ma poi quando lo tolsi non sapevo più come fare.
Una
volta rientrato a casa, all’alba del mattino successivo, siedo in Zazen estraggo
il Kesa dalla sua busta, lo pongo sul capo, recito le strofe del Kesa e poi… il
Kesa mi ha abbracciato come per magia.
Lo
scrissi al mio Maestro e ne fu molto toccato, lesse la mia lettera
pubblicamente.
Sedere
con il Kesa fa la differenza tra chi siede solo per sé stesso e chi invece si
affida allo Zazen offrendosi totalmente.
Ogni
mattino al termine del primo Zazen del giorno, lo poniamo sul capo e con le
mani giunte recitiamo:
Dai
sai ge dap-puku
Mu
sō fuku den e
Hi
bu nyō rai kyō
Kō
do sho shu jō.
Grande
Magnifico Abito di Libertà
Campo
di Gioia senza confini
Che
dispiega l'Insegnamento del Buddha,
Salva e Libera.
© Tora Kan Dōjō