Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigô Kônin Sensei durante la Pratica Zen.
Lo Zazen non è una forma di meditazione. Meglio sarebbe definirlo contemplazione.
Contemplazione significa
riscoprire, riassaporare, il senso profondo della vita nuda.
La vita nuda è la vita
prima di essere stata coperta da tutte le cose che noi pensiamo essere la
nostra vita ma che non sono la nostra vita...
Abbiamo costruito
un'intera cultura attorno al nascondere a noi stessi la legge della
trasformazione, del cambiamento, del fluire senza fine, al punto che l'essere
umano vive con dolore la legge dell’impermanenza.
Cerchiamo disperatamente di trattenere quel che ci piace e di respingere o
negare quel che ci dispiace. Cataloghiamo l’esperienza come se fosse possibile
standardizzare e schedare qualcosa di fluido e irripetibile e in questo modo
uccidiamo la nostra stessa esperienza.
Abitualmente passiamo dall'afferrare
al respingere senza una via mediana, ma ci sono altre possibilità completamente
differenti per guardare all'universo, alla nostra vita.
Quando la mente non prova
a congelare la realtà nel tentativo di afferrarla e non prova a respingerla o
ignorarla questo diventa un modo amorevole di percepire e vivere nel mondo. Se
guardiamo bene, noi non siamo altro che la composizione di un vortice di
pensieri, sensazioni e percezioni che abbiamo solidificato in un costrutto
mentale denominato 'io'. Trattiamo questa entità come fosse un qualcosa di
solido e immutabile, cominciamo a pensarla come un qualcosa di separato dal
resto, con una sua identità separata. Per questo è importante lo Zazen, la
contemplazione che ci permette di vedere in profondità questo costrutto
immaginario che chiamiamo 'io' e riconoscere singolarmente gli elementi che lo
compongono. Lo Zazen è chiamato anche il grande maestro, grande insegnante, è
il fuoco che brucia le nostre illusioni attraverso una comprensione profonda,
non razionale. Così come quando noi impariamo a camminare, a piegare un
braccio, ad eseguire un qualsiasi gesto non riusciremmo mai a descrivere
esattamente l'ordine in cui le nostre fibre nervose e i muscoli collaborano attraverso
la contrazione e la decontrazione eppure, il nostro braccio si muove. Lo Zazen, esprime una comprensione che
avviene attraverso lo stesso processo dell’agire.
La scienza occidentale da
poco ha scoperto e dimostrato come noi stessi siamo parti integranti del mondo
che percepiamo e che il processo della nostra stessa osservazione trasforma
quello che vediamo. Perdonate la mia descrizione sicuramente poco competente ma
se ‘osserviamo’ l’elettrone da una certa angolazione percettiva appare come una
particella ma osservato da un'altra angolazione appare essere un'onda senza
sostanza, semplicemente un movimento di energia... l'elettrone è un evento più
che materia e l'osservatore stesso è parte integrante di questo evento.
Questo ci fa comprendere
quanto la nostra azione influenzi la realtà, non solo la percezione della
realtà ma la realtà stessa, e quanto questo richieda una grande attenzione,
presenza e cura verso ogni piccolo dettaglio con cui entriamo in contatto.
Questo non è qualcosa che
può essere imparato a scuola razionalmente, è qualcosa che va esperito con il
corpo come la capacità di muovere un passo.
L'esercitare l'azione stessa ci restituisce una percezione, una comprensione
intima e profonda.
Questo è uno scoglio
insormontabile per la mentalità occidentale che pretende di capire e poi fare.
Ed è per questo che da sempre i maestri invitano a sedere in Zazen senza dare tante
spiegazioni... perché l'esperienza stessa dello Zazen permette una certa
percezione e comprensione profonda che non può essere anticipata e spiegata a priori.
È ovvio perciò che
l'esperienza dello Zazen, così come ogni altra esperienza, sia condizionata
dall'azione di chi siede.
Il modo in cui sedete in
Zazen è fondamentale; si potrebbe fare Zazen tutta la vita senza realmente fare
l'esperienza dello Zazen. Siete voi stessi che condizionate la vostra
esperienza con il vostro atteggiamento.
Ecco perché nel Dōjō c'è
un continuo richiamo alla sincerità e al totale coinvolgimento nell’azione del
sedere o in qualsiasi altra azione che compiamo, senza questo spirito
l'esperienza dello Zazen diventa altro.
Adesso si propongono i
corsi online di Zazen.
È un evidente strategia
commerciale o di ricerca di consenso che ha poco a che vedere con lo Zazen.
Qualcuno sta cercando di venire incontro alla caratteristica occidentale che è
quella di fuggire l’implicazione dell'incontro con l'altro che un’autentica pratica comporta offrendo un
prodotto che sia più vendibile.
Ma non esiste Zazen senza
implicazione e senza incontro.
Zazen è contaminarsi con la vita non mantenere una distanza di sicurezza.
Lo Zazen richiede di contaminarsi con l’altro, di ‘sporcarsi le mani’, di muovere
un passo e lasciare che la gamba comprenda.
Dal contatto del piede col suolo comprendere cosa significhi davvero poggiare i
piedi sulla terra.
© Tora Kan Dōjō
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