In base al calendario
cinese siamo entrati da pochi giorni nell’anno del Cane: ad Okinawa esiste una
tradizione chiamata “teramai” che consiste nell’omaggiare l’animale che
identifica l’anno in un tempio dove sia presente una effige dell’animale
stesso. A dimostrazione della profondità del legame tra gli “animali” dello
zodiaco cinese e la cultura di Okinawa (di cui il karate è parte
attiva ed integrata).
Nella numerosità delle
arti marziali cinesi, una presenza importante è per quelle ispirate agli
animali, alle loro “armi”, alle loro strategie e tecniche di combattimento: la
Boxe della Tigre, la Boxe della Gru, la Boxe del Cane, ecc.
Un chiaro esempio dell’influenza
degli animali dello zodiaco cinese nel karate di Okinawa è lo
stile Kojo Ryu, che presenta un set di dodici kamae (posizioni di
guardia) basate sugli animali dello zodiaco e queste kamae sono poi
inserite all’interno di tre kata (quattro posizioni per kata).
Kanryō Higaonna, il
maestro di Chōjun Miyagi, fondatore del Gōjū Ryū, ha studiato le arti
marziali del sud della Cina, nella provincia del Fujian. E’ quindi assai
probabile che nel Gōjū Ryū ci siano delle forti influenze degli stili
di combattimento “animali”.
“Non è difficile immaginare che il prototipo delle arti marziali sia nato dallo spirito combattivo per la sopravvivenza che l’essere umano possiede per natura. Per esempio, molti stili di combattimento cinesi sono stati creati prendendo spunto dai combattimenti degli animali o degli uccelli. Questo si evince dai nomi degli stili come lo stile della Tigre, lo stile del Leone, lo stile della Scimmia, lo stile del Cane, lo stile della Gru, ecc.”
Chōjun Miyagi, “Ryukyu Kenpo Karatedo Enkaku Gaiyo“, 28 gennaio 1936
E questo vale non solo
per il Gōjū Ryū, ma in maniera più evidente anche per altri stili di karate di
Okinawa:
(stralcio
dell’intervista a Sensei Morio Higaonna riportata nel libro “Okinawa
Karate no Shinjitsu“, Toho Editions, seconda edizione, 2009)
Il Gōjū Ryū e
lo Uechi Ryu, secondo alcuni, all’origine si ispiravano al medesimo Quan
Fa cinese, o addirittura erano due tecniche di una stessa tradizione.
Higaonna: Sì, può
darsi.
Tuttavia, tra i due,
il Gōjū Ryū è in un certo senso quello più austero, e dal punto di
vista teorico quello che appare più semplice. Lo Uechi Ryu sembra
conservare più profondamente l’impronta del Quan Fa originario.
Higaonna: Esattamente.
Secondo me, lo Uechi Ryu prosegue il Quan Fa così com’era. Ci sono
forme sulla tigre e su altri animali, e tecniche come il Rankanken e
lo Tsuruken.
Vero. Ci sono forme di
animali come la tigre, il drago, l’airone e altre ancora, che appaiono così
come sono. Anche nel Gōjū Ryū e nello Shorin Ryu si trovano
forme come l’airone e la tigre, ma non sono evidenti come nello Uechi Ryu.
Higaonna: Sono nascoste.
Come si suol dire, si nascondono gli artigli. Anticamente, si trasmettevano
anche tecniche di questo genere. Ma oggigiorno, a furia di nasconderle, è
successo che i kata si sono trasformati (ride amaramente). Prendiamo
anche l’allenamento, per esempio quello del “mawashi uke”: all’inizio si
pratica in modo ampio. Quando lo si è appreso per bene, nel combattimento reale
lo si pratica in forma di tigre, facendo roteare le mani in modo più ridotto e
incisivo. Come metodo di insegnamento, si dice che sia come temperare una
matita. Dapprima si dà la forma con ampi tagli, e poi si smussano gli angoli
rifinendo i dettagli affinché il risultato sia bello.
E’ da segnalare il
tentativo di alcuni maestri / ricercatori di collegare e classificare i kata
del Gōjū Ryū sulla base degli stili di combattimento del sud della
Cina ispirati agli animali:
Kata
|
Animale
|
Saifa
|
Gru e/o Leone
|
Seiyunchin
|
Falco
|
Sanseru
|
Gru
|
Sepai
|
Drago
|
Shisochin
|
Mantide e/o Grillo
|
Sesan
|
Gru
|
Kururunfa
|
Drago
|
Suparinpei
|
Gru
|
Così come è altrettanto
interessante l’analisi tecnica comparata, come quella condotta da Sensei Victor
Panasiuk, Capo Istruttore IOGKF della Repubblica di Moldova, tra lo stile della
Gru Bianca ed il Gōjū Ryū.
(la serie completa
delle analisi è pubblicata sulla pagina facebook della Goju Ryu Moldova)
Nel 1993, nel corso di
un seminario a San Pietroburgo, Sensei Higaonna disse che uno degli
stili da cui è evoluto il Gōjū Ryū era stato creato da una maestra
cinese. Questa affermazione mi fece una forte impressione. Cominciai ad
interessarmi all’argomento e nel 2006, appena avuta l’opportunità, andai in
Cina per studiare la Boxe della Gru Bianca. Fui fortunato ad incontrare il
maestro Jeng Ching Yong, 13. patriarca di una delle versioni più ortodosse
dello stile. E’ lo stile che parecchi stili di Okinawa hanno come una delle
basi. Le mie analisi non sono basate su legende o manoscritti, ma sulla
comparazione tecnica dei kata del Gōjū Ryū e dei kata della
Gru Bianca, e dell’analisi dei metodi, dei principi e delle strategie di
combattimento di ambedue gli stili. Questa prima analisi è dedicata
all’utilizzo dei colpi di gomito durante un combattimento. Nel Gōjū Ryū di
Okinawa una tecnica di questo tipo è presente nel kata Shisochin.
Nella Boxe della Gru Bianca, nel kata 13 Guardie del Corpo. Nel kata
Shisochin questa tecnica consiste di due movimenti, nel kata della
Gru Bianca di 3 movimenti. Penso che questo sia dovuto al fatto che
l’insegnamento del Gōjū Ryū è destinato ad una vasta platea, e
quindi, con la necessità di nascondere il vero significato delle tecniche, un
movimento è stato rimosso dal kata. La Boxe della Gru Bianca invece è
insegnata solo all’interno di un ristretto nucleo familiare e quindi non
sussiste la necessità di occultare le tecniche. Ma in combattimento l’utilizzo
della tecnica è praticamente identica.
In ogni caso, quali che
siano l’origine e/o gli elementi “animali” (tecniche, strategie), il Gōjū
Ryū si è evoluto in un sistema pertinente all’essere umano, per la
presenza di aspetti morali, educativi e culturali.
L’aspetto “animale” può
essere però anche essere utilizzato per caratterizzare la qualità e la natura
dell’approccio del praticante, come splendidamente illustrato da Sogen
Sakiyama Roshi, monaco Zen Rinzai nato nel 1921, in una
lezione durante il IOGKF World Budosai del 1998.
Ci sono tre forme
di karate: il karate di un leone, il karate di una
tigre, e il karate di un cane da combattimento.
Quando il praticante
di karate rimane calmo come un santo mantenendo la sua potenza
all’interno, ed è capace di vincere senza combattere, noi chiamiamo il
suo karate il karate di un leone.
Anche se il praticante
di karate è forte, noi chiamiamo il suo karate il karate di
una tigre se egli appare pieno di spirito combattivo.
Se invece, il
praticante di karate è sempre ansioso di combattere, e ama il
combattimento, noi chiamiamo il suo karate il karate di un
cane da combattimento.
Io spero vivamente che
voi sarete così saggi nella scelta del tipo di karate che volete
praticare e trasmettere.
© 2018, Roberto Ugolini
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