Tratto
dalla rivista “Judo”, Giugno 1915. Pubblicato in ‘Jigoro Kano - Fondamenti del Judo’ 1997
Luni Editrice.
L'obiettivo
ultimo della disciplina Judo è di raggiungere il perfezionamento di sé nel
contributo alla società, e anche chi non pratica Judo approverà questo
principio e non troverà da obiettare sul fatto che il Kodokan persegua questo
fine.
L'argomento
di oggi verterà appunto su questo tema, in particolare sulla tecnica o
metodologia con cui raggiungere un perfetto equilibrio in se stessi, argomento
di grande interesse per tutti, oltre che per coloro che hanno intrapreso il
cammino del Judo. Il primo passo nella formazione della persona è ovviamente
affidato all'educazione del padre e della madre, e successivamente a quella di
Maestri e anziani. Ma al risveglio della consapevolezza esso viene corroborato dalla
volontà, cioè dalla determinazione di migliorare la propria personalità, Punto
di partenza per immettersi nella coltivazione morale e spirituale.
Tuttavia
la volontà o lo sforzo non bastano se non sappiamo indirizzarli in pratica a
realizzare il nostro scopo nel modo desiderato. E come si può indirizzare a
esso lo sforzo spirituale e fisico? Esamineremo la questione analiticamente.
Il
primo argomento è la coltivazione intellettuale.
Molti
pensano che l'educazione culturale appartenga soltanto alla competenza della
scuola, ma si può acquistare cultura anche senza frequentarla regolarmente.
Un
modo di apprendere consiste nell'acquisire nozioni parlando e ragionando poi
sull'argomento: accumuliamo conoscenza perfino attraverso la lettura di due
righe del giornale, allenandoci nel contempo a imparare nuovi ideogrammi. E
nello scrivere, soprattutto se si è costretti a esprimere opinioni o pensieri,
si deve usare il vocabolario, domandare a qualcuno, inventare la locuzione:
tutti esercizi che perfezionano la capacità di pensare e di riflettere.
E’
un allenamento anche quando, pensando ai giorni passati o alla giornata appena
trascorsa, esaminiamo se le cose sono state fatte bene o male, Ripromettendoci
quindi di continuarle o di non ripeterle, secondo i risultati ottenuti, E
ancora, quando ci troviamo di fronte a qualche difficoltà nelle amicizie e nel
lavoro, con un amico, un collega, il superiore, e perfino nei problemi di
conduzione di un'impresa, il fatto di raziocinare o argomentare sul
comportamento o la decisione da prendere ci porta, oltre alle cognizioni
generali, una conoscenza reale del mondo.
Questa
è cultura nel senso vivo e vero della definizione stessa.
Non
è un caso se molte persone, prive della più rudimentale preparazione sono
riuscite ad acquisire una vera cultura; esse, a volte davvero di gran valore, hanno
imparato a leggere e a ragionare nel corso del vivere quotidiano, e il fatto
che la loro conoscenza sia frutto di volontà e di necessità rende questo sapere
del tutto utile, senza sovrastrutture superflue, e il modo di ragionare è accurato
e appropriato, essendo sperimentato su fatti pratici e reali. Sul piano pratico
a volte un laureato è inferiore a chi si è allenato da solo nella vita, esempio
eloquente per comprendere che la vera educazione non è quella ricevuta passivamente,
quanto facendo uso della volontà, ovviamente coadiuvata da costanti allenamento
ed esercitazione. Con questo naturalmente non voglio affermare l'inutilità del
sistema scolastico, dico semplicemente che anche senza un diploma l'uomo può
altrettanto acquistare una personalità di valore.
L'educazione
scolastica ci insegna la costanza e la concentrazione -per questo è bene che
tutti possano accedervi - e dal punto di vista intellettuale istruisce con
nozioni utili e addestra la mente e la capacità di osservazione. Per mettere a
frutto tutto questo, il metodo assume un'importanza determinante
A
esempio mi pare indispensabile una considerazione sull'opportunità e l'utilità
della scelta dei libri e dei sussidi didattici, prima di iniziarne l'uso.
Nel
caso della lettura di un quotidiano, valutiamo ugualmente se vale la pena di
spendere tempo rinunciando a un altro tipo di lettura; se riteniamo utile farlo
è opportuno interrogarsi sulla validità di certi articoli o argomenti seguendo
la dottrina del «miglior impiego della mente e del corpo».
La
stessa lettura deve essere fatta a modo: scorrere precipitosamente non porta beneficio,
bisogna anzitutto sforzarsi di comprendere, confrontando ciò che si legge con
le nozioni e le esperienze acquisite, ogni volta in modo accurato e diligente,
che è il segreto di una lettura efficace. A ogni modo, sia nella vita
scolastica che in quella del lavoro, il metodo esposto nell'insegnamento Judo
permette di ottenere vantaggi impiegando minore energia, cosicché Un’intelligenza
comune può anche eccellere su una non comune e anche senza istruzione
scolastica si può acquisire una posizione superiore a chi dispone di un
diploma; del resto è in questo che consiste il significato di addestramento
intellettuale e mentale.
Se
si vuole aver successo nella scuola, nel lavoro e nella vita in generale, un
altro elemento importante è la «solerzia» e anch'essa ha bisogno di essere coltivata,
come tutto. Sarebbe auspicabile che fosse data, fin da bambini l'abitudine a
essere diligenti su ogni cosa, ma se sfortunatamente non abbiamo avuto questo
bene, basta volerlo.
La
prima cosa da fare è meditare sulla preziosità del tempo, sullo spreco dı
energia, e rendersi consapevolmente conto di quanto siano grandi le sue conseguenze.
Una volta acquisita la consapevolezza di come sia impagabile il tempo e quanto
sia riprovevole sprecare energia, l'uomo diventa di solito insofferente del
trascorrere inutilmente anche un solo attimo. Naturalmente lavorare senza sosta
non ci è possibile: abbiamo bisogno di nutrirci e riposarci, ma una cosa è il
riposo e un'altra è sprecare tempo, e lo stesso riposo deve rispondere al
risultato matematico della dottrina «miglior impiego della mente e del corpo».
Una
volta che abbiamo deciso di non sprecare un attimo, il secondo passo consiste
nell'utilizzare le piccole frazioni del tempo impiegandole per qualche lavoro o
studio: questo, si dirà, richiede, oltre la fermezza dell'agire, anche
l'intelletto, insufficiente tuttavia se non viene sorretto dalla forza di
volontà, che è l'elemento primario per compiere ciò che abbiamo in mente, ciò
che sentiamo di dover fare per esigenze anche personali; questo è l'aspetto che
richiede il maggiore sforzo nell'applicare l'insegnamento ricevuto, banco di
prova, a esempio, per la comprensione del randori.
Un
altro addestramento che non può essere trascurato consiste nel coltivare attraverso
la volontà la capacità di autocontrollo, esercizio utile per ottenere numerosi
risultati vantaggiosi; del resto anche la solerzia, in molti casi, viene
allenata con l'aiuto di questa forza e proprio per questo motivo ogni essere
umano, a prescindere dall'età e dalla posizione sociale, dovrebbe applicarsi alla
disciplina di dominare i desideri e frenare le emozioni.
L'errore
più frequente è di manifestare nelle parole e negli atti la nostra ira senza
riflessione, mentre una calma considerazione ci potrebbe salvare dai disagi,
soprattutto se la ragione è dalla nostra parte; perfino nel caso contrario la
politica migliore è quella di non esprimere rabbia, per il bene di tutti.
Lo
spirito di autocontrollo sarà applicato anche per correggere i vizi abituali: spendere
inutilmente il denaro, essere disordinati, trascurare la salute; cose di cui è
difficile liberarsi se non si ha una ferma determinazione. Questa capacità di dominare
se stessi dipende, in ultima analisi, dalla forza di volontà, che nel Judo si
acquisisce automaticamente durante il periodo d'apprendimento.
A
questo punto vorrei sottolineare all'attenzione dei miei discepoli che lo scopo
dell'esercizio Judo sta nell'acquisizione della padronanza dei movimenti fisici
e del proprio animo, e quindi dovete essere voi prima degli altri a saperlo
applicare quotidianamente, mettendolo in pratica senza indugio nel caso di
atteggiamenti positivi e controllandovi con determinazione nei casi contrari. A
ogni modo sono certo che anche coloro che non praticano il Judo sapranno trarre
notevole risultato da questo principio purché siano solleciti ad applicarlo
nella vita. L'ultimo tema è la coltivazione del corpo, a cui l'addestramento
del Judo contribuisce con notevole aiuto e facilitazione. Ho usato il termine
«shuyō» (coltivazione) invece di quello più comune di «tanren» (rinforzamento)
perché, mentre con quest'ultimo si
designa (riferendosi all'addestramento fisico) un irrobustimento ottenuto
sottoponendosi al caldo, al freddo o alla fatica, in aggiunta all'accezione di
«tanren» il termine <«shuyō» vuole intendere lo sviluppo della tendenza
naturale di ogni persona, fortificandone con esercizi appropriati i punti
deboli, ma senza violentarli; come pure correggere la postura, al fine di
conquistare un equilibrio generale del corpo. Naturalmente questo è un
risultato che si può ottenere anche con altri metodi, ma il Judo offre
molteplici vantaggi e convenienze, di cui farò un esempio. Parlando
strettamente dal punto di vista ginnico - poiché c'è anche L’allenamento
concepito nello spirito tanren – il nostro metodo non somiglia ad altri
consueti e più diffusi, a quel modo meccanico di fare ginnastica seguendo
collettivamente I comandi, né assomiglia a quell'altro modo di far ripetere
individualmente i movimenti servendosi di qualche attrezzo, perché la
metodologia del Judo offre, in sintesi, una libertà che permette a ognuno di
rinforzare i propri punti strategici secondo il volere e la necessità, rispettando
la personalità nella scelta dei movimenti.
Da
ciò che ho esposto ognuno comprenderà quanto siano grandi le conquiste e i
risultati che si possono ottenere coltivando lo spirito e il corpo, sicché una
mente anche mediocre può acquisire una posizione di rispetto quando una mente
eccelsa, ma incurante del proprio ammaestramento, finisce tra le persone
inferiori alla media, episodio fra l'altro assai frequente.
Allora
ognuno converrà su quanto sia efficace l'insegnamento del Judo per coltivare la
personalità adoperando l'energia nel modo più efficace, sviluppando la forza di
volontà nel corso dell'allenamento stesso, costituendo anche un'originale
disciplina ginnica di notevole efficacia.