di Thich Nhat Hanh
New Hamlet, Plum Village 26 gennaio 2012
* A Peaceful River, trad.
ingl. (dal vietnamita) di sister Chan Khong, «the Mindfulness Bell», Summer
2012 (numero speciale per il 30° anniversario di Plum Village). [N.d.T.]
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Caro sangha, oggi è il 26
gennaio 2012. Siamo nella Sala di Meditazione della Luna Piena di New Hamlet.
La gatha di oggi dal sutra che stiamo studiando dice che tutti noi conteniamo
una corrente e che non abbiamo un sé separato. La gatha è la seguente:
Esseri
viventi è il nome di una corrente continua e tutti i fenomeni in quanto oggetto
di percezione sono soltanto segni; perciò non c’è alcuna reale trasformazione
della nascita nella morte e della morte nella nascita e nessuna persona che
realizzi il nirvana.(1)
Ci sono due cose che questa gatha ci insegna. Primo,
noi non abbiamo un io separato, un sé separato; e secondo, ogni cosa viene
dalle nostre percezioni, ogni cosa è un oggetto della nostra percezione. Non
c’è nessuno che raggiunga il nirvana, perché se non c’è alcun sé separato,
allora chi lo farà? Dapprima noi pensiamo che dobbiamo scegliere: o siamo
nell’oceano di morte e nascita, e allora soffriamo; o siamo nel nirvana,
cosicché non abbiamo da soffrire. Ma dopo ciò dobbiamo andare oltre nella
nostra comprensione. Dobbiamo vedere che nascita-e-morte è il nirvana. Se siamo
profondamente in contatto con nascita e morte, allora siamo in contatto con il
nirvana. Queste due cose non sono separate; per questo, non c’è nessuno nel
flusso di nascita e morte e non c’è nessuno che vada verso il nirvana. Perciò
non dobbiamo fare alcunché. Non dobbiamo nemmeno praticare. Ho scritto una
poesia su un ruscello, un piccolo ruscello che comincia in cima a una montagna.
Quando arriva la pioggia, esso diventa un fiume. Molti piccoli ruscelli si
uniscono a formare il fiume, e il fiume scorre giù per la montagna. Stiamo
descrivendo un fiume molto giovane. Noi siamo come questo giovane fiume. Quando
siamo giovani, siamo eccitati e vogliamo andare molto velocemente. La gioventù
è sempre così, vogliamo sempre raggiungere qualcosa rapidamente. Tutti
attraversiamo quella fase; alcuni l’hanno già attraversata, altri lo stanno
facendo proprio adesso. Vogliamo raggiungere qualcosa, vogliamo finire
qualcosa, vogliamo andare da qualche parte. Ci sono alcuni giovani monaci che
vogliono tanto diventare in fretta anziani venerabili, così si comportano in
maniera molto serena, proprio come un vecchio venerabile; si comportano in modo
più vecchio della loro età. E ci sono alcuni monaci anziani che vogliono
proprio indossare l’abito monastico dei monaci novizi cosicché possano sembrare
giovani. Dunque il giovane fiume stava danzando e cantando mentre correva
rapidamente giù per la montagna. Era molto entusiasta e naturalmente sul
cammino vedeva altri ruscelli, e tutti si mescolavano insieme. Possiamo vedere
chiaramente che un ruscello, un fiume non rimane separato; si congiunge con
molti diversi ruscelli mentre viaggia. E il nostro corso della vita è lo
stesso: ogni giorno abbiamo così tanti input, che entrano in noi sempre. Se ciò
che entra dentro di noi è nutriente, va bene; ma se ciò che entra non è fresco,
può rendere il flusso della vita non molto buono. Ascoltare il discorso di
Dharma questa mattina è un input nutriente e ci aiuta a crescere. Il discorso
può contenere insight e compassione. Se riusciamo ad assorbire tutto di quei
piccoli ruscelli dentro il discorso di Dharma, allora più tardi il nostro fiume
sarà molto chiaro. Ma noi abbiamo anche output. Mentre il fiume scorre giù per
la montagna, al tempo stesso raccoglie e distribuisce: per esempio, il fiume
deve condividere dell’acqua con l’erba. Quando il fiume arriva nelle pianure,
non c’è alcun pendio ripido, così il fiume rallenta. Questo ci succede quando
invecchiamo: non siamo eccitati, abbiamo più pace. Abbiamo la capacità di
vedere che cosa accade nel momento presente perché abbiamo rallentato. Quando
il fiume scorre nel campo, diventa un fiume più pacifico ed è diventato più
ampio, come il Fiume dei Profumi a Hue, il Fiume Rosso nel Vietnam del Nord, il
Fiume Mekong, il Rio delle Amazzoni, il Mississippi, il Gange.
La nuvola è impermanente
Quando il fiume rallenta,
ha tempo di riflettere molte nuvole piene di colori; le nuvole hanno molti,
molti colori. Allora il fiume comincia ad affezionarsi alle nuvole: «Oh, quella
nuvola è così bella! Ah, pure quella nuvola è bella!». E il fiume corre da una
nuvola a un’altra nuvola. Anche noi siamo un fiume; siamo un corso d’acqua e
diventiamo attratti da quella nuvola, quell’immagine. Ci affezioniamo a molte
cose entusiasmanti, piene di colori e interessanti. Ma la natura di ogni cosa è
impermanente, incluso la nuvola. Ora la nuvola è qui, ma nel pomeriggio
passerà. Mentre le nuvole scompaiono, tu corri da una nuvola a un’altra nuvola,
cercando di aggrapparti. Anche noi corriamo dietro a questo o a quel progetto,
dietro a un’altra bella donna, a un altro bell’uomo. Sentiamo del vuoto nei
nostri cuori e siamo come un fiume in corsa dietro a una nuvola. Ma la verità
della nuvola è l’impermanenza; la sua natura è di scomparire. Perdiamo il
nostro respiro rincorrendo questa nuvola, poi un’altra nuvola; e allora, poiché
abbiamo quella sensazione di vuoto dentro, ci sentiamo soli. Poi, un giorno, il
fiume è così triste, mancandogli le nuvole, e non ha nessun desiderio di
vivere. Il cielo è vuoto, non c’è alcuna nuvola da rincorrere, niente per noi
da inseguire. Perciò il fiume vuole morire. Vuole suicidarsi. Ma il fiume non
può uccidersi: è impossibile. Una corrente deve continuare, non può smettere di
scorrere. Ed è lo stesso per noi. Noi siamo un fiume di forma, sensazioni,
percezioni, formazioni mentali e coscienza. Diciamo che possiamo ucciderci, che
possiamo suicidarci; ma non possiamo mai farlo, perché appariremo semplicemente
in un’altra forma. Quindi dobbiamo scorrere in modo che il fiume diventi sempre
più ampio, sempre più limpido, sempre più bello, e andare nella direzione che
rende la vita più bella. Il fiume era così vuoto e così perduto, ma è tornato
al fiume, a sé stesso.
Già illuminato
Per la prima volta il
fiume ascolta sé stesso. Quando si mette in ascolto in riva al fiume e sente un
piccolo sciabordio delle onde, quello è come i singhiozzi del fiume. Ma
guardando profondamente, all’improvviso vedrà che, oh, questa piccola onda
sulla sponda del fiume è anche la nuvola. E io, il grande fiume, sono già una
nuvola. Ho tutte le nuvole in me stesso. Ho tutti i miei progetti in me stesso,
tutti i sogni in me stesso, tutti gli scopi in me stesso. La natura del fiume è
una nuvola, la natura della nuvola è un fiume, perché sono tutti e due fatti di
acqua. Tu sei già acqua; perché corri dietro all’acqua? Sei già ciò che stai
rincorrendo. Questo è il primo insight del fiume. Nel Buddhismo abbiamo tre
porte della liberazione(2). Una delle porte è l’assenza di scopo. Non hai
bisogno di ambire a niente. Non hai bisogno di andare da nessuna parte. La
terza porta della liberazione è l’assenza di scopo. La seconda porta è
l’assenza di segno. La prima è la vacuità. Assenza di scopo significa che non
hai bisogno di ambire a niente; tu sei ciò che stai cercando. Quando il fiume
capisce che lui è acqua e che la nuvola è in lui perché anche lei è acqua, non
ha alcuno scopo da inseguire, ed è in pace. Ed è lo stesso con noi: noi
inseguiamo il Buddha, inseguiamo il satori, l’illuminazione. Non hai bisogno di
inseguire l’illuminazione; sei già illuminato. Dove sei, stabilmente lì,
tranquillo, chiaro nella tua mente, sei già ciò che stai cercando. Quando il
fiume ha trovato quella visione profonda, scorre placidamente e arriva
all’oceano, che è acqua anch’esso. Dovunque tu sia, sei già acqua. Quando le
condizioni cambiano e c’è troppo caldo, diventi acqua sotto forma di vapore,
sotto forma di una nuvola. Allora, mentre scorri placidamente come un fiume, ci
sono molte nuvole. Ma il fiume non ha alcun desiderio di rincorrere le nuvole
perché il fiume sa che tutte queste nuvole sono lui stesso. Non ha bisogno di
rincorrere tutte queste bellezze, tutti questi attaccamenti. Il fiume capisce
che lui è nuvola. E quella notte in cui il fiume capisce che è fiume, che è
nuvola, non c’è alcuna discriminazione tra nuvola e vapore acqueo e acqua.
Quella notte c’è una grande illuminazione di nuvola, luna, fiume, vapore,
acqua; ed essi si uniscono per la meditazione camminata. Sono insieme; sono
uno. Si manifestano in forme diverse, ma sono uno. Hanno già raggiunto la porta
della liberazione, l’assenza di scopo. Non sono confusi dai segni delle loro
forme e sperimentano il non-sé, l’interessere. Sono uno.
Il nirvana in te
Vediamo le meraviglie di
ogni secondo, di ogni minuto. Il sole è così bello. Il sangha è così bello. Noi
siamo un fiume; dobbiamo scorrere. Perché pensi che puoi ucciderti? Non puoi
uccidere un fiume. Il fiume continua a cercare una via per continuare: quella è
la tua pratica. Basta che tu pratichi così. Non hai bisogno di imparare
migliaia di sutra. Semplicemente cammina sulla Terra, sii realmente con la
Terra, sii con il sole. La Terra è una meraviglia, il sole è una meraviglia.
Siete uno. La Terra è un grande bodhisattva, il sole è un grande bodhisattva.
Noi non possiamo essere diversi, non possiamo trovare un bodhisattva migliore.
Hai bisogno soltanto di praticare così; è sufficiente. Quando riesci a
camminare in presenza mentale, profondamente, a essere uno con la Terra, a
essere uno con il sole, a essere uno con l’universo, puoi vedere che ogni passo
ti porta a quella grande realtà. Così tutto il tuo dubbio sarà rimosso. In
realtà, non c’è niente di perduto, niente di aumentato. Perdere qui, aumentare
lì: puoi vedere che niente dura. Perciò il nostro fratello è scomparso, ma
appare qui, lì, e in te stesso, in molte altre persone. Non cercare di trovare
il nirvana lontano. Puoi trovare il nirvana in te, nel momento presente. Niente
nasce, niente muore. Ogni cosa è non-nascita, non-morte; nessun aumento,
nessuna diminuzione. Vediamo il mondo della sofferenza e vediamo il mondo
dell’illuminazione perché siamo dualistici nella nostra visione. Se puoi
toccare il mondo della bellezza nel mondo della bruttezza, allora puoi toccare
il mondo della sofferenza nel mondo dell’illuminazione. Il mondo
dell’illuminazione è dentro il mondo della sofferenza. Non pensare che l’illuminazione
sia diversa dall’ignoranza. Dall’ignoranza puoi ottenere l’illuminazione. Devi
vedere che nella sofferenza ci sono parecchi elementi che ti aiutano a
raggiungere l’illuminazione. Dobbiamo imparare a prenderci cura della nostra
sofferenza per cambiare, trasformare, essere liberati. Allora quando abbiamo
sofferenza, dobbiamo soffrire insieme. Non soffrire da solo. Quando soffri da
solo non puoi trovare la via d’uscita. Ma se soffriamo come un sangha, insieme,
troveremo una via d’uscita. Io sono molto felice che vi ho tutti insieme con
me. Ho attraversato molte situazioni difficili, ma voi siete qui, e noi tutti
lavoriamo insieme per trasformare il nostro dolore. Perciò, come il fiume, non
cercare di inseguire le nuvole. Ciò che stai inseguendo è già qui in te.
L’acqua è in te; anche la nuvola è acqua, non è una promessa del futuro. Il
paradiso è qui e ora. Il Regno di Dio è ora o mai più. Puoi rimanere dove sei,
non rincorrendo alcunché. Devi praticare «Sono arrivato, sono a casa». È la
nostra ancora. Significa che dimoriamo pacificamente, felicemente, qui e ora.
Faccio voto di portare il mio corpo, la mia mente, la mia azione e la mia
parola a mettere fine a ogni conflitto, alle liti, e
portare comprensione e
amore a ognuno. Ciò è il nostro compito. È la nostra missione. La nostra
missione è portare comprensione nella vita, a noi stessi per primi e poi
insieme l’un l’altro. Cerchiamo di portare comprensione agli amici intimi, ai
nostri cari, vicini e lontani. Dimoriamo pacificamente, in presenza mentale, nel
momento presente, per proteggere il nostro bel pianeta verde, e facciamo voto
di vedere l’interessere di ogni cosa per trascendere i segni, l’apparenza. In
questo modo tocchiamo la realtà. Devi essere consapevole che ogni parola
influenza l’intero sangha. Ogni azione corporea influenza l’intero sangha.
Quando pensi qualcosa, influenza l’intero sangha. Tu sei una cellula di un
corpo. Devi pensare in un modo che porti felicità e purezza al sangha. Devi
parlare in un modo che porti purezza e comprensione al sangha. Dobbiamo agire
in un modo che porti comprensione e bellezza al sangha per creare la Terra
Pura. Arrivare completamente, non essere portati via dalle apparenze,
trascendere i segni. Tu mi ami: significa che tu ti ami. Tu ti ami: significa
che tu mi ami. Il Buddhismo applicato è la via per toccare la realtà, per
vedere che nascita e morte sono soltanto porte dalle quali entri ed esci.
Sembra che tu nasca, sembra che tu muoia, ma in realtà nasci ogni secondo,
muori ogni secondo. Perciò, amici, non pensate che questo corpo sia proprio
voi, perché voi siete un fiume. Questo fiume continua a scorrere e scorrere. E
se si ferma qui, apparirà dall’altra parte.
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Note:
(1)Gatha 44 dallo
Yogacarabhumishastra di Acarya Asanga.
(2)Le Tre Porte della
Liberazione:
I. Vacuità: interessere; la comprensione che siamo vuoti di un sé
separato, indipendente. Quando pratichiamo la meditazione del cibo, vedendo il
cosmo nel nostro cibo, questa è la pratica della vacuità.
II. Assenza di segno:
non farsi catturare nell’apparenza ovvero nell’oggetto della nostra percezione;
non essere limitati dalla forma: cioè, vedere che la nuvola e il fiume sono in
essenza lo stesso, tutti e due fatti di acqua.
III. Assenza di scopo: la
comprensione che abbiamo già la natura di Buddha, che tutti gli elementi per la
felicità sono già dentro di noi. La pratica dell’assenza di scopo è la pratica
della libertà.
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