Lettere scritte da Kamikaze giapponesi ai loro
familiari
prima dell’ultima missione…
Alfiere Teruo Yamaguchi della 12° Flotta Aerea
Padre
amato,
la morte si avvicina e il mio unico rimpianto è di non aver fatto nulla per te
nella mia vita.
Mi hanno prescelto del tutto inaspettatamente come pilota d’assalto e oggi
stesso partirò per Okinawa. Una volta ricevuto l’ordine per questa missione
senza ritorno, non ho avuto che un desiderio: adempiere nel miglior modo
possibile al mio ultimo dovere. Eppure, il sentimento che mi lega a questa
meravigliosa terra che è il Giappone non m’abbandona. È un segno di debolezza
da parte mia?
Non appena ho saputo che il momento della mia fine era vicino, la prima
immagine che mi si è presentata alla mente è stata quella dei vostri volti, il
tuo, quello della mamma, della nonna, dei miei più cari amici. È un grande
conforto per me il pensiero che voi tutti mi vogliate coraggioso. Lo sarò!
Giuro che lo sarò!
Il servizio militare non mi ha lasciato dei bei ricordi: la vita militare è una
vita fatta di rinunce e di sacrifici; non la si può dire certo piacevole.
L’unico motivo per cui non posso considerarla priva di senso è che essa mi
offre la possibilità di morire per il mio Paese. E se il morire può sembrare
amaro è solo perché, prima di entrare in servizio, ho potuto provare la
dolcezza della vita…
Anche Okinawa è Giappone. Una voce dentro di me mi ammonisce a compiere il mio
dovere: sconfiggere il nemico che fa violenza alla nostra patria. Quando il
mare intorno a Okinawa mi accoglierà come una tomba potrò rivedere la mamma e
la nonna. Di fornte alla morte non mi coglie né rimpianto né timore. Faccio
voti solo per la felicità tua e di tutti i nostri compatrioti.
Il mio unico grande rimpianto lasciando questa vita è di non averti mai saputo
chiamare chichiue (venerato padre); di non averti dimostrato in alcun modo il
profondo rispetto che sempre ti ho portato. Tu non ci sarai nel momento del
tuffo finale, ma sii certo che la mia ultima parola sarà chichiue e che il mio
ultimo pensiero sarà rivolto a tutto quello che tu hai fatto per me…
Tutto ciò che possiedo lo lascio a voi. Abbi cura, ti prego, delle mie sorelle.
Una sconfitta, nella storia di un paese, non significa la sua rovina. Che tu
possa vivere ancora a lungo! Sono certo che un nuovo Giappone sta per sorgere;
per questo la nostra gente deve frenare la sua volontà di morte.
Ti saluto teneramente.
In
procinto di partire,
Teruo
Senza
riguardo per la sua vita e il suo casato, un Samurai saprà difendere la sua
patria.
Sottufficiale
Isao Matsuo del 701° gruppo aereo
Cari
genitori,
congratulatevi con me, perché mi è stata offerta una splendida opportunità per
morire.
Questo è il mio ultimo giorno di vita. La sorte della nostra Patria è affidata
tutta alla battaglia decisiva che ci attende sui mari del sud,in cui io cadrò
come cade un fiore da uno smagliante ciliegio.
Sarò uno scudo per Sua Maestà e così morirò,semplicemente,assieme al capo della
squadriglia e agli altri amici. Vorrei essere nato sette volte,ogni volta per
sconfiggere il nemico.
Con quale gratitudine accetto questa possibilità che mi è data di morire da
uomo! Vi sono profondamente riconoscente per avermi allevato con tanto amore e
con tanta cura. E non solo a voi sono grato, ma anche al mio caposquadra e ai
miei ufficiali superiori, che mi hanno trattato come un figlio e mi hanno
addestrato con la massima cura.
Grazie, cari genitori, per i 23 anni durante i quali mi avete seguito con il
vostro amore e i vostri consigli. Spero che l’azione che sto per compiere vi
ripaghi almeno in piccola parte di tutto quanto avete fatto per me. Il mio
ultimo e unico desiderio è che voi pensiate di me tutto il bene possibile e
sappiate che il vostro Isao è morto per la Patria.
Tornerò in spirito ad assistervi durante le vostre visite al Tempio di
Yasukuni. Abbiate cura di voi.
Grande è la gloria dell’Unità Giretsu del Corpo Speciale di Attacco, che
sferrerà l’assalto contro il nemico coi suoi bombardieri Suisei. Forse avrete
la ventura di vederci in qualche cinegiornale: sono infatti venuti qui degli
operatori a filmarci.
Siamo 16 guerrieri alla guida dei bombardieri. Possa la nostra morte essere
repentina e limpida come un cristallo che va in frantumi.
Scritto
a Manila, alla vigilia dell’attacco.
Isao
Sfrecciando
nel cielo dei mari del Sud, è bello morire come scudi di Sua Maestà. I fiori di
ciliegio risplendono quando si schiudono e cadono
Cadetto
Jun Nomoto del gruppo aereo “Himeji”
La sua lettera, dettata in fretta a un compagno, e preceduta da alcuni appunti
L’uomo
non è altro che un essere mortale; la morte, come la vita, è del tutto casuale.
Eppure anche il destino vi ha la sua parte. Per l’impresa di domani conto di
essere all’altezza della situazione. In ogni caso farò del mio meglio per
tuffarmi a capofitto contro una nave nemica, per adempire al compito
assegnatomi dal destino a difesa della patria. È giunta l’ora della partenza
per me e per il mio amico Nakanishi. Nessun rimpianto. Ogni uomo, quando è
arrivata la sua ora, percorre la strada prefissatagli dalla sorte.
Sin dalla formazione della nostra unità, alla fine di febbraio,siamo stati
sottoposti a un addestramento intensivo. Ora, finalmente, è giunto il momento
dell’attacco. Nel corso dell’ultima riunione organizzativa il comandante ci ha
dato questo ammonimento: “Non cercate avventatamente la morte”. A me pare che
tutto sia già segnato dal Fato.
Sono risoluto a perseguire il traguardo assegnatomi dal destino. Vi sono grato
per essere stati sempre buoni con me. I miei 15 anni di studi e di educazione
stanno per dare i loro frutti. Sono felice di essere nato nel nostro glorioso
Paese.
Sono certo che la giornata di domani sarà coronata dal successo. Spero che
anche voi condividiate questa certezza. L’ora della nostra partenza è stata
fissata così d’improvviso che non avrò il tempo di scrivere l’ultima lettera ai
parenti e agli amici. Vi sarò grato se scriverete voi per conto mio a queste
persone,quando vorrete, per esprimere loro i miei sentimenti…
Genitori
carissimi,
vogliate scusarmi se detto queste mie ultime parole a un amico. Non c’è più
tempo per scrivere.
Non ho niente di particolare da dirvi; soltanto voglio che sappiate che, in
questi ultimi momenti che mi restano, sto benissimo. Considero un grande onore
essere stato scelto per questa missione. I primi aerei del mio gruppo sono già
in volo, mentre un amico sta scrivendo queste parole appoggiandosi alla
fusoliera del mio aereo. Non provo rimpianti, né tristezza. Fermo nel mio
proposito, adempirò con animo sereno al mio dovere…
Che la mia ultima azione sia all’altezza dell’eredità lasciateci dai nostri
antenati!
Addio!
Jun
Sottotenente
Nobuo Ishibashi dei corpi speciali
Padre
amato,
la primavera si fa sentire presto nel Kyushu meridionale: la natura in fiore
offre uno spettacolo meraviglioso. Eppure, questi luoghi in cui sembrerebbero
regnare la pace e la tranquillità sono un vero e proprio campo di battaglia.
L’ultima notte ho dormito bene, senza sogni. Oggi la mia mente è serena e la
salute eccellente. Mi fa bene pensare che in questo momento siamo sulla stessa
isola.
Ricordati di me, quando andrai al Tempio, e salutami tutti gli amici.
Nobuo
Alzandomi
in volo per lanciarmi contro il nemico, il mio pensiero sarà rivolto alle
immagini della primavera in Giappone.
Alfiere
Ichizo Hayashi dei corpi speciali
Fu educato nella religione cristiana. La sua missione fu rinviata due volte e
ogni volta Hayashi aggiunse un post scriptum alla sua prima lettera
Mamma
carissima,
spero che tu stia bene. Sono stato assegnato all’Unità Shichisei dei Corpi
Speciali di Attacco. Metà della nostra unità è partita oggi per Okinawa, dove
si è lanciata sulle navi nemiche. La nostra partenza per la missione avverrà
entro due o tre giorni, perciò è possibile che il nostro attacco avvenga
proprio l’8 aprile, anniversario della nascita di Budda.
Per il momento ci riposiamo in un alloggio ufficiali sistemato in una scuola
nei pressi della base aerea di Kanoya. Scrivo alla luce di un fuoco
scoppiettante che abbiamo acceso perché qui manca la luce elettrica.
Il nostro morale è alto, anche per l’arrivo di notizie rassicuranti sul pieno
successo riportato dai nostri compagni partiti prima di noi. La sera passeggio
per i campi di trifoglio e molti ricordi del passato si affacciano alla mia
mente…
Mamma, non rattristarti per causa mia. Sarà bello morire nel pieno dell’azione.
Sono grato e felice per la possibilità che mi è concessa di morire in una
battaglia decisiva per il destino del nostro paese…
Molti partono oggi per la missione senza ritorno: vorrei che tu fossi qui per
vedere di persona quanto è alto il morale e come tutti sono sereni…
Nella nostra ultima missione indosseremo normali uniformi di volo e porteremo
intorno al capo una fascia con il Sol Levante. Sciarpe bianche come la neve
conferiranno un tono particolare al nostro aspetto.
Avrò con me anche la bandiera del Sol Levante che tu mi hai dato e sulla quale
sono impressi,come sai, questi versi: “Anche se cadono in mille alla mia destra
e in diecimila alla mia sinistra…”. Quando partirò, mamma, il tuo ritratto sarà
sul mio petto accanto a quello di Makio-san.
Assesterò un duro colpo alla nave nemica e, puoi esserne certa,dei molti
successi che riporteremo e di cui avrai notizia, uno senz’altro sarà da
attribuire a me. Al pensiero che tu starai pregando per me, nel momento
decisivo del tuffo finale saprò non perdere la calma e porterò a buon fine la
mia missione, senz’ombra di esitazione o di timore.
Per l’ultima missione ci verrà data una razione di riso con fagioli cotti nel
latte. La nostra partenza sarà così allietata da un buon pasto.
Al nostro prossimo incontro avremo molte cose da dirci, cose che è difficile
dire per lettera. E tuttavia, nella vita, siamo stati così vicini che ci
capiamo ormai anche senza parole. “Sto vivendo un sogno che domani mi strapperà
dalla terra”. Ho come l’impressione, dicendo queste cose, che quelli che ieri
sono partiti per la loro missione siano ancora vivi e possano capitare qui da
un momento all’altro. Ma, ti prego, per quanto riguarda me, fa conto che quando
morrò sarò morto davvero, per sempre. Come si suol dire, “lascia che i morti
seppelliscano i morti”. È molto più importante vivere per i vivi…
Mamma, non voglio che tu ti addolori per la mia morte. Non importa se non
potrai fare a meno di piangere. Piangi pure ma a testa alta. Ricordati che
muoio per un nobile fine: la mia morte non deve amareggiarti…
Viviamo nello spirito di Gesù Cristo e nel suo spirito moriamo. Questo pensiero
non mi lascia un momento. È bello vivere su questa terra, ma la vita ora mi
appare futile. È tempo di morire. Non cerco ragioni per morire: cerco solo un
bersaglio nemico. Temo soltanto di non essere stato degno di tutto l’affetto di
cui mi hai colmato…
Mamma, ti precedo in Cielo. Prega perché io vi sia accolto: sarebbe per me un
grande dolore essere escluso da quel paradiso in cui tu certamente sarai
ammessa.
Prega per me.
Addio
Ichizo
“la
notte è serena mentre mi aggiro per i campi di riso ascoltando il canto delle
rane”. Durante la passeggiata di ieri sera non riuscivo ad allontanare questi
versi dalla mia mente. Mi sono sdraiato in un campo di trifoglio e il mio
pensiero è corso a casa. Al ritorno in caserma gli amici hanno sentito l’odore
di trifoglio che mi era rimasto addosso e questo ha acceso anche in loro il
ricordo della propria casa e della propria madre…
Già sono caduti i fiori dei ciliegi e ogni mattino mi lavo il viso nel ruscello
che scorre qui vicino: queste due cose mi ricordano le acque ricoperte di fiori
del ruscello che scorre vicino a casa nostra.
Sembra che la nostra partenza per la missione sia fissata per domani: il 10
aprile sarà così la data della mia morte. Se farai celebrare una messa in mia
memoria, disponi anche per un lieto pranzo familiare…
Di
ogni giorno ho pensato: “Questo sarà l’ultimo”. Ma, nella vita, non si può mai
essere certi di nulla. È giunta la sera dell’11 aprile: il destino ha voluto
che nemmeno questo fosse il mio gran giorno.
Augurati che oggi io sia stato fotogenico, perché sono venuti qui molti
operatori e mi hanno scelto per riprendermi da solo in diverse pose. Più tardi,
il Comandante in Capo di tutta la Flotta è venuto a salutarci solennemente nel
nostro alloggio e si è rivolto a me per esortarmi a fare del mio meglio. Che
grande onore per una persona umile come io sono, sentirsi rivolgere la parola
da un uomo così importante! Il Comandante ha detto di credere fermamente che il
destino della Nazione poggia sulle nostre spalle.
Oggi ci siamo riuniti intorno all’organo per cantare in coro degli inni.
Domani piomberò sul nemico senza fallire il colpo.
Alfiere
Heiichi Okabe della 2° unità “Shichisei”
Il brano che segue è tratto dal suo diario
Finalmente
sono venuto a far parte dei Corpi Speciali di Attacco. Nei prossimi 30 giorni
mi sembrerà di vivere più pienamente la mia vita. Verrà infine la mia volta! Io
e la morte siamo in attesa. L’addestramento è stato duro, ma ne è valsa la
pena, se davvero possiamo morire degnamente per una causa.
Morirò avendo davanti agli occhi la lotta commovente della nostra Nazione. In
queste ultime settimane la vita scorrerà con ritmo impetuoso verso il termine
ultimo della mia giovinezza…
L’impresa è stata fissata per i prossimi dieci giorni. Io sono soltanto un
uomo. Spero di non essere né un santo né un mascalzone, né un eroe né uno
sciocco, ma proprio soltanto un uomo. Dopo aver cercato e indagato ansiosamente
nel corso della mia vita, muoio rassegnato, con l’unica speranza che essa serva
come “esempio umano”.
Il mondo in cui vissi era troppo pieno di discordia. Per essere veramente una
comunità di individui razionali, andrebbe organizzato diversamente. In mancanza
di una sola grande guida, ognuno dà libero sfogo al proprio essere in modo tale
che l’unione di suoni diversi dà luogo a una dissonanza là dove dovrebbe
regnare soltanto una concorde e melodiosa armonia.
Serviremo con gioia la nazione nella dolorosa battaglia del momento. Punteremo
contro le navi nemiche nella ferma convinzione di ciò che è stato e sempre sarà
il Giappone: un luogo in cui possono esistere solo accoglienti comunità, donne
coraggiose e splendide amicizie.
Qual è il dovere di oggi? Combattere.
Qual è il dovere di domani? Vincere.
Qual è il dovere di sempre? Morire.
Come fiori di ciliegio – In primavera – Lasciateci cadere – Belli e Radiosi.
Cadetto
Susumu Kijitsu della Squadriglia “Genzan”
Cari
genitori, cari fratelli Takeshi e Hisoshi, cara sorella Eiko,
senza che voi lo sapeste io vi ho dato l’ultimo addio qualche giorno fa,
sorvolando la vostra casa. L’ombra delle mie ali è passata sul tetto e tutti i
miei pensieri sono stati per voi. So bene che l’ultima ora sta per giungere, ma
non ho paura di morire. L’unica preoccupazione è che il mio gesto raggiunga lo
scopo. Mi chiedo se potrò affondare una portaerei nemica. I miei compagni ed io
ne parliamo spesso e siamo convinti che il nostro sacrificio sarà coronato da
successo. Nessuno di noi è triste: ciò che più mi stupisce è il comportamento
dei miei compagni volontari. Io penso e spero di essere come loro; siamo
tranquilli, spesso scherziamo e passiamo il nostro tempo a leggere e a giocare
a carte. Non pensate anche voi che con gente di questa tempra il Giappone
supererà il triste momento per giungere al trionfo? Vi ricordo sempre, cari
genitori, e mi sento triste solo al pensiero di non potervi testimoniare la
riconoscenza d’avermi educato così bene. Mi consolo pensando di poter offrire la
mia vita domani, o forse oggi stesso, all’Imperatore. Non farò che rendergli
quanto mi ha dato. Non siate tristi, ma fieri per me: se il mio corpo sarà
annientato, il mio spirito rimarrà eternamente vicino a voi.
Vostro
Susumu
© Tora Kan Dōjō