La Microprogettualità che Sostiene l’Intenzionalità
Dottoressa Domenica Pietrucci
Psicologa e Psicoterapeuta
Istruttrice di Karate-Dō
Istruttrice di Karate-Dō
La quarantena imposta
per arginare il contagio e la diffusione del Corona Virus e la conseguente
sospensione delle attività, ha determinato una vera e propria rottura delle
abitudini esistenziali nella maggior parte degli individui: a parte poche
categorie professionali, la stragrande maggioranza della popolazione italiana
ed europea è stata costretta ad uno stop che ha coinvolto gli ambiti lavorativo,
ricreativo, sociale e comunitario. In questa nuova realtà, in cui le abitudini,
i ritmi, gli orari che scandivano con regolarità le esistenze di ognuno si sono
interrotti, è necessario riorganizzare le proprie giornate, in particolar modo
il proprio tempo ed il proprio spazio interiore. Molti hanno dovuto interrompere le proprie
attività lavorative, molti altri sono in smart working, tutti devono fare i
conti con il congelamento delle attività e degli spazi sociali che scandivano
normalmente il tempo libero: le palestre, i parchi, i bar, i cinema e tutti
vari luoghi di intrattenimento sono chiusi, ma in particolar modo i decreti
governativi hanno espressamente vietato ogni possibilità di assembramento,
neppure in strada o sotto casa.
Il rapporto figura\sfondo con il quale era stabilmente e solidamente organizzato il quadro della nostra vita, si è completamente ribaltato, assumendo una forma non chiaramente definita.
Risulta difficile per molti riorganizzare la propria quotidianità, soprattutto considerando che non vi sono certezze riguardo il futuro prossimo: quando avrà fine questa pandemia? Quando potremo tornare alla nostra vita? L’incertezza nella quale siamo piombati, non permette a molti di essere sereni e causa una perdita di sintonia con sé stessi e con la realtà esterna.
Come poter aiutare concretamente le persone ad orientarsi in questo spazio sospeso e a tratti surreale, in cui è necessario reinventare il proprio tempo esistenziale?
Il rapporto figura\sfondo con il quale era stabilmente e solidamente organizzato il quadro della nostra vita, si è completamente ribaltato, assumendo una forma non chiaramente definita.
Risulta difficile per molti riorganizzare la propria quotidianità, soprattutto considerando che non vi sono certezze riguardo il futuro prossimo: quando avrà fine questa pandemia? Quando potremo tornare alla nostra vita? L’incertezza nella quale siamo piombati, non permette a molti di essere sereni e causa una perdita di sintonia con sé stessi e con la realtà esterna.
Come poter aiutare concretamente le persone ad orientarsi in questo spazio sospeso e a tratti surreale, in cui è necessario reinventare il proprio tempo esistenziale?
La
Gestalt Esperenziale fa riferimento al concetto di Microprogettualità, intesa come
la capacità di creare e mettere in atto dei progetti a breve termine, che
possano dunque essere immaginati, attuati e realizzati in un tempo mediamente
“breve”. Al contrario della macroprogettualità, caratterizzata dal porsi
obbiettivi nel lungo termine, la cui realizzazione potrebbe impiegare mesi o
anni (ad esempio iscriversi ad un corso di laurea o di specializzazione,
apprendere daccapo una forma d’arte o uno sport, mettere da parte il denaro per
comprare una casa) la microprogettualità fa riferimento appunto alla capacità
dell’individui di porsi obbiettivi realizzabili nel breve termine. In questo
momento storico-sociale, in cui siamo chiamati a mettere in atto l’adattamento
creativo della riorganizzazione dei nostri tempi e dei nostri spazi, possiamo e
dobbiamo cogliere l’opportunità dell’attuazione di un cambiamento: le polarità
e le identità che abitualmente avevamo in figura (l’identità professionale,
sociale,affettiva) ora si trovano a dover essere rielaborate e rivisitate.

Per meglio chiarire questo
concetto possiamo far riferimento ad un individuo messo in cassa integrazione,
che si trova a domandarsi: “Le capacità e competenze che esplicavo nel mio lavoro
di artigiano/barista/ristoratore, come possono, in questo qui-ed-ora stravolto,
essere espletate? Questa mia polarità
(Polster,2006) così in figura sino a ieri, come posso lasciarla scivolare sullo
sfondo? Come riconfiguro dunque la mia identità alla luce di questo imprevisto
ed improvviso cambiamento? Ebbene, in questa nuova e indefinita dimensione
spazio/temporale, attivare la microprogettualità aiuta gli individui a sperimentare nuove
competenze e possibilità esistenziali, riattivando la cosidetta “Autoefficacia
Percepita” (Bandura, 1997). Con questo termine, si fa riferimento alla “capacità
di essere capaci di dominare specifiche attività, situazioni o aspetti del
proprio funzionamento psicologico e sociale. E’ la percezione che abbiamo di
noi stessi come di essere in grado di fare, sentire, esprimere o realizzare
qualcosa”.
Da queste convinzioni deriva la possibilità di programmare mete e
obiettivi.
Dunque, attivare la
microprogettualità significa, appunto, porsi dei micro obiettivi realizzabili
nel breve termine, che possano alimentare la percezione del sentirsi
competenti.
Data la perdita delle
abituali cornici esistenziali, sullo sfondo delle quali si stagliava la
possibilità di mettere in atto le nostre competenze e conoscenze, è necessario
che il bisogno di sentirsi utili, efficaci, e generativi (Erickson,1970), trovi una sua realizzazione in questo nuovo
contesto in cui siamo (volenti o nolenti) costretti a sperimentarci. Ecco
dunque che la microprogettualità trova una sua applicazione, pianificando una
breve attività che abbia:
A)Un Obiettivo
B)Uno Scopo
e che può aiutare a
dare un senso alle nostre ore e alle nostre giornate. Ad esempio, leggere 10 pagine di un libro,
pulire un angolo della casa (ad esempio la cucina o il ripostiglio), preparare
un buon cibo o completare una serie di esercizi motori, rappresentano solo
alcune delle tante attività che possiamo programmare, attuare e concludere, al
fine di poterci percepire in grado di realizzare i nostri micro obiettivi e,
dunque, di concludere una Gestalt, conferendo un senso alle nostre ore e
giornate. Possiamo quindi indirizzare i pazienti, clienti o tutti coloro che in
questo momento ci chiedono aiuto, ad attivare la microprogettualità virtuosa attraverso
tre fondamentali fasi (che richiamano il “ Ciclo di contatto” di Zinker):
1)Immaginazione/Attivazione:
si tratta del momento iniziale corrispondente alla Gestaltica fase della
captazione della Sensazione, ove, focalizzando l’attenzione sul Sentire
Corporeo, colgo il bisogno di muovermi verso un determinato oggetto-meta,
ipotizzando appunto le azioni futuribili (ad esempio se desidero preparare un
dolce, accolgo in me questo bisogno ed immagino che tipo di pietanza cucinare).
2)Attuazione: Prendo consapevolezza
di ciò che desidero fare, mi predispongo all’azione e procedo (riprendendo
l’esempio sovradescritto, inizio a predisporre gli ingredienti e procedo alla
preparazione).
3)Realizzazione: Ho
realizzato il mio scopo! Osservo il risultato e faccio contatto con quanto io
sono stato in grado di elaborare, valorizzando i risultati ottenuti e
sottolineando il mio impegno. Tuttavia annoto gli elementi di criticità e gli
errori come elementi di apprendimento e crescita.
Questa esperienza
agisce direttamente sull’autoefficacia percepita, intesa come la capacità di
fare contatto pieno con l’ambiente: un
mio bisogno/desiderio ha trovato la sua realizzazione grazie al mio agire
efficacemente nel qui-ed-ora:
L’intenzionalità dell’individuo non è bloccata ma
torna a fluire, attraverso la consapevolezza del riuscire a compiere tanti
piccoli passi che possono condurre lontano. Ben lungi dall’essere una terapia di
motivazione occupazionale, ripristinare la connessione con la propria
intenzionalità significa sentirsi capaci di fare contatto con sé stessi e con
l’ambiente. La ritrovata sintonizzazione fa fiorire nuove opporunità. Apprendo
nuove emozioni, nozioni, competenze: sbocciano nuove polarità che arricchiscono
l’universo del sé e del noi, rendendo questo momento sospeso di ritiro, un
fertile terreno in cui cullare i semi della rinascita.
© Tora Kan Dōjō
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