sabato 28 maggio 2022

Voglio sapere se...

Non mi interessa cosa fai per vivere, voglio sapere per cosa sospiri e se rischi il tutto per trovare i sogni del tuo cuore.

Non mi interessa quanti anni hai, voglio sapere se ancora vuoi rischiare di sembrare stupido per l’amore, per i sogni, per l’avventura di essere vivo.

Non voglio sapere che pianeti minacciano la tua luna, voglio sapere se hai toccato il centro del tuo dolore, se sei rimasto aperto dopo i tradimenti della vita o se ti sei rinchiuso per paura del dolore futuro.

Voglio sapere se puoi sederti con il dolore, il mio o il tuo;

se puoi ballare pazzamente e lasciare l’estasi riempirti fino alla punta delle dita senza prevenirti di cautela, di essere realisti, o di ricordarci le limitazioni degli esseri umani.

Non voglio sapere se la storia che mi stai raccontando sia vera.

Voglio sapere se sei capace di deludere un altro per essere autentico a te stesso, se puoi subire l’accusa di un tradimento e non tradire la tua anima.

Voglio sapere se sei fedele e quindi hai fiducia.

Voglio sapere se sai vedere la bellezza anche quando non è bella tutti i giorni. Se sei capace di far sorgere la tua vita con la tua sola presenza.

Voglio sapere se puoi vivere con il fracasso, tuo o mio e continuare a gridare all’argento di una luna piena.

Non mi interessa sapere dove abiti o quanti soldi hai, mi interessa se ti puoi alzare dopo una notte di dolore, triste o spaccato in due, e fare quel che si deve fare per i bambini.

Non mi interessa chi sei, o come hai fatto per arrivare qui, voglio sapere se sapresti restare in mezzo al fuoco con me e non retrocedere.

Non voglio sapere cosa hai studiato, o con chi o dove, voglio sapere cosa ti sostiene dentro, quando tutto il resto non l’ha fatto.

Voglio sapere se sai stare da solo con te stesso, 

e se veramente ti piace la compagnia che ti fai… nei momenti di vuoto.


Versi scritti da un’indiana della tribù degli Oriah, 1890

© Tora Kan Dōjō

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sabato 21 maggio 2022

Aprire gli occhi del cuore

"Rifornire un battello sul fiume o costruire un ponte è elargire doni. Se comprendiamo il reale significato del donare capiremo che anche avere responsabilità sociali e operare per il bene comune è elargire doni. Anche la politica e le attività lavorative sono di per se un donare; quando viene il momento il vento fa cadere i fiori e l’uccello canta al ritmo delle stagioni.

 Dōgen Zenji, Shōbōgenzō 'Bodaisatta Shishōbō'

Lo so che a molti di voi piacerebbe che vi parlassi solo di uno Zen astratto, di un'astratta filosofia (più astratta è e meglio è per chi non vuole cambiare la propria vita ed impegnarsi nella pratica). Ma, mi dispiace per voi, lo Zen è estremamente pragmatico ed è anche innanzitutto porsi di fronte alla realtà ben saldi sulle proprie gambe senza distogliere lo sguardo. Non è una roba da pretini che si rifugiano in un monastero per sbarcare il lunario e fuggire il mondo  elemosinando consenso e scendendo a patti col potere è 'essere nel mondo ma non del mondo' è mettere la propria capacità, la propria consapevolezza, la propria compassione, affinate anche da anni di Pratica, al servizio del mondo. Lo Zen insegna anche il coraggio della propria libertà e delle proprie scelte consapevoli anche se impopolari. Lo Zen non ha nulla a che vedere con la ricerca di consenso e potere. Dunque lo Zen è anche politica intesa nel senso più nobile del termine, nel senso dell'Aristotelico πολιτιϰά, un nobile servizio alla Comunità. E per parlare della Comunità, di quel che serve, e come fare per poter 'servire' è necessario aprire bene gli occhi sulla realtà . E non bastano 'gli occhi della ragione' ma, per chi li ha aperti, sono necessari anche gli 'occhi del cuore'. E a volte è necessario 'prendere posizione' per mettersi al servizio (anche come semplice cittadino) soprattutto di fronte all'ingiustizia e per proteggere i più deboli. Il Buddha ha saputo 'prendere posizione'  contro il sistema delle caste dell'India del suo tempo, potete immaginare quanto fosse malvisto ed avversato dal potere dei Brahmani. Il Cristo fu crocifisso per aver preso posizione contro il potere nella difesa dei più deboli, oggi sarebbero considerati dei terroristi... Quindi la vera Pratica religiosa non è mai stata avulsa dalla realtà alla ricerca di un egoistico e astratto beneficio. La Pratica religiosa si è sempre esposta in prima linea senza curarsi del consenso, con una libertà di pensiero e di azione assolute. Questo è lo Zen che Pratico e cerco di insegnare.

Paolo Taigō Kōnin Sensei 

© Tora Kan Dōjō

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sabato 14 maggio 2022

La Memoria che ci accomuna

C'è un ultimo dato. Io sono suggestionato da ciò che riesco a capire riguardo alla scienza genetica. Noi siamo portatori in noi stessi di una memoria che risale alle origini della vita. Leggevo che nel mio codice genetico ci sono informazioni pari a volumi di due milioni di pagine. Sappiamo, da indagini fatte sul DNA, che il linguaggio che noi usiamo non è un linguaggio semplicemente indotto dalla cultura ma è la traduzione di potenzialità fonetiche segnate nei nostri cromosomi. C'è una grammatica in noi, c'è un linguaggio che precede i linguaggi. 

Vorrei dire: ognuno che ci accosta avrebbe infinite cose da raccontarci perché tutti ci muoviamo su questo codice genetico. Che significa razza bianca? razza gialla? Sono differenziazioni che risalgono a cinquantamila anni fa, cioè due battiti di polso. La nostra storia è comune e tutta questa storia è inscritta dentro di noi, in queste molecole genetiche che sono veramente delle condensazioni di informazioni. Noi siamo programmati da un pensiero che ci precede. C'è un pensiero che ci ha pensato e che ci pensa. Questa scoperta ci fa sentire intimamente affratellati da una storia comune ben più importante delle storie universali che stanno nei nostri scaffali, piccole favole degli ultimi giorni della specie. Non è possibile che le culture diverse, forse anche le più remote, abbiano da comunicarci messaggi per leggere i quali abbiamo già in noi il codice necessario? Io penso a questo come ad uno spunto importante per i dialoghi del domani, quando le nostre diversità rispettate si riveleranno insediate su una comunanza di memoria: la memoria che ci ha partorito, che ci ha costruito.

Ernesto Balducci'L'Altro'










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giovedì 5 maggio 2022

Ripetere rinnovando

 



"Se perdete lo spirito di ripetizione, la vostra pratica diventerà alquanto difficoltosa.

Lo zen non è una forma di eccitazione o agitazione, bensì concentrazione sulla nostra solita ‘routine’ di tutti i giorni."

 

Shunryu Suzuki Roshi

 

Niente di speciale, davvero niente di speciale.

Trasportare acqua e raccogliere legna, amava definire lo Zen un Patriarca Cinese.

Non vi stupite se entrando in un Dojo Zen in cerca dell'Illuminazione vi ritrovate con una scopa in mano, se non comprendete che, fin dall'inizio, il vostro Risveglio non può essere cercato al di là di quella scopa, state perdendo il vostro tempo.

Cosa significa 'spirito di ripetizione'?

Non ha niente a che vedere con una rassicurante coazione a ripetere ma ha a che vedere con il ripetere-rinnovando.

Ripetere raffinando in una ricerca infinita ed appassionata i gesti quotidiani perché in quel gesto, ogni giorno, possiamo scorgere l'immagine di quel che siamo, nella continua trasformazione di quel che ci compone ed entrare in relazione con tutte le esistenze che di momento in momento nascono e muoiono in una continua metamorfosi.

Tutto questo nell'offrire un bastoncino d'incenso o pulire un gabinetto, rendendo ogni azione sacra e assoluta.

Taigō Kōnin Sensei

















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