giovedì 27 ottobre 2022

5 Essenziali Abilità Genitoriali

Le cinque abilità genitoriali descritte in questo articolo di Sadhguru, yogi, mistico e visionario, possono fare una grande differenza nell'educazione dei figli, che si tratti di bambini o adolescenti. Questi consigli essenziali possono fare molto per creare una relazione sana tra genitori e figli. Esaminiamo una per una ciascuna di queste abilità.

Sadhguru: Essere genitore è molto divertente. Stai cercando di fare qualcosa che nessuno ha mai saputo fare bene. Anche se hai dodici figli, stai ancora imparando. Puoi crescere bene i primi undici, ma il dodicesimo potrebbe darti parecchio da fare.

n.1 Crea l'ambiente giusto

Creare l'ambiente appropriato è una grande parte dell'essere genitori. Devi creare il giusto tipo di ambiente – un certo senso di gioia, amore, cura e disciplina sia dentro di te che in casa. L'unica cosa che puoi fare per tuo figlio è dargli amore e sostegno. Crea un ambiente amorevole per lui dove l'intelligenza fiorirà naturalmente. I bambini guardano la vita con purezza. Quindi siediti con loro e guarda la vita in modo nuovo, come fanno loro. Il tuo bambino non ha bisogno di fare ciò che hai fatto tu nella vita. Il tuo bambino dovrebbe fare qualcosa a cui tu non hai nemmeno avuto il coraggio di pensare. Solo allora questo mondo progredirà e qualcosa succederà.

Una responsabilità fondamentale che l'umanità deve compiere è garantire che la generazione successiva di esseri umani sia almeno un passo avanti a te e me. È estremamente importante che la prossima generazione viva un po' più gioiosamente, con meno paura, meno pregiudizi, meno vincoli, meno odio, meno miseria. Dobbiamo puntare a questo. Il tuo contributo alla prossima generazione dovrebbe essere che non lasci una peste nel mondo, dovresti lasciare un essere umano che sia almeno un po' migliore di te.

 n.2 Capisci di Cosa Hanno Bisogno i Tuoi Figli

Alcuni genitori, nella loro aspirazione o ambizione di rendere i loro figli super-forti, hanno inutilmente fatto passare loro troppe difficoltà. Vogliono che i loro figli diventino ciò che loro stessi non sono potuti diventare. Nel cercare di soddisfare le loro ambizioni attraverso i propri figli, alcuni genitori sono stati estremamente crudeli con i loro figli. Altri genitori, credendo di amare molto i loro figli, li hanno viziati eccessivamente e li hanno resi esseri deboli e inutili nel mondo.

C'era una volta uno yogi che apparteneva ad una certa tradizione chiamata Shivaita del Kashmir. Questa è una delle sette forme dello yoga. È una forma molto potente, ma è rimasta circoscritta per lo più nell'area del Kashmir, quindi ha acquisito quel nome. Un giorno, questo yogi vide un bozzolo leggermente incrinato, e la farfalla all'interno stava faticando parecchio per uscire – il guscio del bozzolo era troppo duro. Di solito, la farfalla lotta costantemente per quasi quarantotto ore per uscire dal bozzolo. Se non esce fuori, morirà. Lo yogi vide questo e mosso a compassione usò la propria unghia per aprire il bozzolo in modo che la farfalla potesse liberarsi. Ma quando uscì, la farfalla non riusciva a volare. È la lotta per uscire dal bozzolo che permette alla farfalla di usare le sue ali e volare. A che cosa serve una farfalla che non può volare? Molte persone, in quello che pensano sia l'amore per i loro figli, hanno reso i loro figli così. Bambini che non volano nella loro vita.

Non esiste una regola standard per tutti i bambini. Ogni bambino è diverso. Ci vuole una certa discrezione. Non si può tracciare una linea perfetta riguardo a quanto fare e non fare. Diversi bambini potrebbero aver bisogno di diversi livelli di attenzione, amore e fermezza. Se dovessi venire a chiedermi mentre sono nel giardino di palme da cocco: “Quanto dovrei innaffiare ogni pianta?” Direi: “Minimo cinquanta litri”. Ma se vai a casa e versi 50 litri sulla tua pianta di rose, morirà. Quindi devi vedere quale tipo di pianta hai in casa tua.

n.3 Impara dai Tuoi Figli

La maggior parte degli adulti presume che non appena un bambino nasce, sia tempo di diventare insegnanti. Quando un bambino entra nella tua casa, non è il tempo di diventare insegnanti, è tempo di imparare, perché se guardi te stesso e tuo figlio, il tuo bambino è più gioioso, non è vero? Quindi è tempo che impari la vita da lui, non viceversa. L'unica cosa che puoi insegnare a tuo figlio - che devi, in una certa misura – è come sopravvivere. Ma quando si tratta della vita stessa, un bambino, da solo, sa di più sulla vita in modo esperienziale. Il bambino è la vita; il bambino lo sa. Anche per te, se ti liberi delle influenze che hai imposto alla tua mente, le tue energie vitali sanno come essere. È solo la tua mente che non sa come essere. Un adulto è capace di ogni tipo di sofferenza - sofferenze immaginarie. Un bambino non è ancora arrivato a questo. Quindi è il momento di imparare, non di insegnare.

n.4 Lasciali Semplicemente Essere

Se i genitori tengono veramente ai propri figli, devono crescerli in modo tale che i bambini non abbiano mai alcun bisogno dei genitori. Il processo di amare dovrebbe sempre essere un processo di liberazione, non di incatenamento. Quindi, quando il bambino nasce, permettigli di guardarsi attorno, passare del tempo con la natura e passare del tempo con se stesso. Crea un ambiente di amore e sostegno e non cercare di imporre in nessun modo la tua morale, idee, religione o qualsiasi altra cosa. Solo permettigli di crescere, permetti che la sua intelligenza cresca e aiutalo a guardare alla vita a modo suo, come un essere umano – non identificato con la famiglia, o con la tua ricchezza o con qualsiasi altra cosa. Semplicemente aiutarlo a guardare alla vita come un essere umano è essenziale per il suo benessere e per il benessere del mondo. Sempre, il genitore che incoraggia il bambino a imparare a pensare da solo, a usare la propria intelligenza per vedere che cosa è meglio per lui, è la miglior garanzia che hai affinché il bambino cresca bene.

n.5 Sii un Essere Gioioso e Tranquillo

Se vuoi crescere bene il tuo bambino, la prima cosa è: dovresti essere felice. Ma tu, per conto tuo non sai come essere felice. Ogni giorno a casa tua, quando la tensione, la rabbia, la paura, l'ansia e la gelosia sono le uniche cose che vengono dimostrate a tuo figlio, cosa gli succederà? Ovviamente imparerà solo queste, non è vero? Se davvero hai intenzione di crescere bene il tuo bambino, dovresti cambiare te stesso in un essere amorevole, gioioso e pacifico. Se sei incapace di trasformare te stesso, che senso ha crescere tuo figlio?

Se vogliamo davvero crescere bene i nostri figli, prima di tutto dobbiamo vedere se possiamo fare qualcosa con noi stessi. Tutti quelli che desiderano essere genitori devono fare un semplice esperimento. Siediti e vedi che cosa non va bene nella tua vita e cosa sarebbe positivo per la tua vita – non riguardo al mondo esterno ma a te stesso. Qualcosa che riguarda te stesso – il tuo stesso comportamento, il modo di parlare, le modalità di azione, le abitudini – se riesci a modificarlo in tre mesi, allora saprai gestire anche tuo figlio con saggezza.


Sadhguru

Fonte, Inspire Your Child, Inspire the World” 

© Tora Kan Dōjō

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sabato 15 ottobre 2022

Il Maestro è un funambolo dell'educazione


Alberto Manzi

L'insegnante, come viene descritto da Magris, appare come un "funambolo" sospeso su un filo, che riesce a mantenere un difficile equilibrio aiutato da un bilanciere alle cui estremità, come contrappesi, ci sono: l'obbligo di rispettare le regole e la capacità di saperle infrangere. 

La vera difficoltà per il funambolo, come per noi che viviamo la nostra normale quotidianità, non è quella di sollevarsi dal suolo e restare in equilibrio, ma quella di mantenere vivo il desiderio di avanzare, nonostante le difficoltà e il pericolo, con la certezza di giungere all'altra estremità del filo teso. 

Un grande funambolo dell'educazione è stato di certo il maestro Alberto Manzi - famoso per aver insegnato a leggere e scrivere, negli anni Sessanta del secolo scorso, a milioni di italiani attraverso la trasmissione televisiva "Non è mai troppo tardi" - che in modo poco ortodosso riuscì a conquistarsi la stima e l'affetto dei suoi allievi del carcere minorile "Aristide Gabelli" di Roma, dove iniziò la sua attività di insegnante nei primi anni del secondo dopo guerra. Nella sua ultima intervista, rilasciata a Roberto Farnè, Manzi racconta questa sua esperienza che lo costrinse a progettare un modo di ver so di fare scuola. 

<<Nel carcere minorile di allora vigeva ancora il regolamento di Pio IX. Non c'era un'aula, non c'erano banchi, non c'erano sedie. C'era un'enorme sala dove vivevano questi 94 ragazzi. [...] C'erano stati quattro maestri prima di me [...]. Avevo poco più di 22 anni e potevo sembrare un ragazzo come loro, anche perché dimostravo meno della mia età. Siccome mi vergognavo di fare scuola davanti alle guardie, chiesi loro di aspettare fuori e loro mi risposero: "No, non è possibile, altrimenti la picchiano!" Allora io dissi: "Se mi picchiano, io strillo e voi aprite", e così mi chiusero dentro. All'inizio i ragazzi mi avevano preso per uno di loro, e qualcuno mi chiedeva: “perché ti hanno pizzicato?" e io rispondevo. "E a te perché?" Così in poco più di un'ora, sapevo a sommi capi la storia di ciascuno; alla fine un ragazzo disse: "Sto maestro quando arriva?" e un altro: "Quando arriva ci pensiamo noi, gli facciamo...". A un certo punto ho detto che il maestro ero io e subito qualcuno di loro ha detto: "Sai che facciamo? Tu ti metti là in fondo, ti porti il giornale, se fumi ti porti le sigarette e noi per quattro ore stiamo tranquilli nessuno ci rompe le scatole e avremo quattro ore di libertà". , La mia risposta fu: "Pure a me andrebbe bene, ma lo Stato mi paga, poco, però mi paga e io devo fare scuola. Perciò io faccio scuola e voi dovete cercare di..." "Allora te la giochi" mi interrompe uno dei ragazzi e mi indica il loro capo, che si chiamava Oscar. "Ce la giochiamo - dice Oscar-se perdo io, tu farai scuola, se ci riesci. Se vinco io, tu ti metti lì nell'angoletto". A quel punto ho detto: "Vabbè, tira fuori le carte...". "Le carte?! Qui a cazzotti si gioca". Io avevo fatto quattro anni in marina, per cui avevo imparato... mi è di spiaciuto, ma alla fine l'ho picchiato".

Alberto Manzi per affermare un principio di autorità, che potesse per mettere di realizzare un percorso educativo, rischia tutto per tutto e accetta la sfida. É un modo primordiale di affermare il proprio ruolo, ma in quella circostanza era l'unico possibile. Battere il capo vuol dire diventare "il capo", ma vuol dire anche entrare in sintonia con gli allievi ed incominciare a conquistare la loro stima. L'educatore senza questi presupposti non può svolgere affatto il suo arduo compito. Per questa ragione il maestro di Judo che, come Manzi, è in grado di mostrare la sua supremazia sui propri allievi, è riconosciuto nel suo ruolo e per questa ragione può sperimentarsi anche sul versante educativo, come aveva fatto Kano con i suoi primi allievi quando aprì il suo primo dojo. Nel dojo l'autorità è riconosciuta subito ed è quella del maestro, che la esercita con autorevolezza, suscitando nei suoi allievi una particolare ammirazione, che diventa imitazione nei comportamenti e nel delineare i propri stili di vita. La pratica del Judo fin da piccoli contribuisce a che si affermi una socializzazione secondaria rispettosa dei ruoli e delle regole. Solo in questo modo è possibile una civile convivenza improntata sulla solidarietà e quindi sul reciproco aiuto, come ha sempre promosso in ogni occasione e nei suoi scritti il prof. Kano. 

Tratto da :’Dialoghi sul Judo’ di Giuseppe Tribuzio

Luni Editrice 2019

© Tora Kan Dōjō

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