Pubblichiamo la bella prefazione che scrisse il grande coreografo francese Maurice Béjart, già allievo di Taisen Deshimaru Roshi, per il libro: ‘Zen (Limousine)’ di Michel Bovay, Laurent Kaltenbach , Evelyn De Smedt pubblicato negli anni 80 subito dopo la morte del Maestro e pubblicato in Italia nel 2010 dalla casa editrice Excelsior 1881
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Sono in equilibrio sul naso! Cadrò? Equilibrio... Movimento immobile, immobilità dinamica, funambolo del mio respiro, osservo l'andirivieni del soffio che mi entra dentro e ritorna a uscire da me. Io… chi ?
Questo insieme provvisorio di sensazioni, di emozioni, di digestioni, di circolazioni, questo balletto atomico di particelle instabili, vecchie e nuove, in continuo mutamento. Io… Quel libro letto ieri, quello sguardo incrociato stamattina in metropolitana, quell’emicrania ( angoscia o alimentazione sbagliata), quel ricordo di un bambino di cui porto ancora il nome o di un adolescente timido che fu chi? Mio fratello, mio figlio, un mio antenato oppure il riflesso di un ricordo lontano che identifico con un me qualunque.
Sono in equilibrio sulla punta del mio naso! Everest delle nostre illusioni, vertigine di quel divenire eterno che fece dire a Faust-Goethe: "fermati, istante, sei così bello!".
In equilibrio, qui e ora, l’istante, la sola possibilità di intravedere ciò che pomposamente chiamiamo l'eternità.
Invertiamo il movimento di una locomotiva, capovolgiamo le parole (hanno forse un senso?), Il naso diventa Zen1 e io respiro il profumo dell'incenso che Taisen Deshimaru bruciò nella mia camera quando lo vidi per l’ultima volta... Qualche anno fa, qualche secondo fa, nella mia camera a Bruxelles, dove abitavo all'epoca... La gioia per la sua visita e la reciproca consapevolezza che quell'incontro sarebbe stato l'ultimo. Non sapevo cosa fosse ridere prima di conoscere Deshimaru, non sapevo cosa significasse guardare, toccare, camminare, sentire, dormire, accarezzare un gatto, seguire il volo di una piuma nell'aria, respirare o stare in equilibrio sulla punta del naso.
Abbiamo, noi i presunti civilizzati, capovolto i valori; forse c'è ancora tempo per ritrovarsi, con un secco starnuto, dall'altra parte; dopotutto può darsi che l’Everest non sia altro che un pozzo di 8848 metri di profondità, il mio naso nient'altro che la chiave del mio Zen.
Non posso spiegare niente perché non so niente, tranne che in caso di emergenza Deshimaru è accanto a me e si mette a ridere. Vi consiglio di non prendere sul serio questo libro. Merita molto di più, merita il vostro amore, la vostra disponibilità totale e la vostra assenza di limiti.
Io chi? Non lo so. Grazie Taisen, dalla mia anima alla tua anima.
Maurice Béjart
1: Béjart gioca sull’assonanza del francese ‘nez’ con zen’
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Béjart e Deshimaru |
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