giovedì 24 agosto 2023

La più grande vittoria della nostra vita


Quando vidi per la prima volta il mio venerato maestro Kōdō Sawaki, il suo volto aveva un'espressione molto dura, quasi feroce, come quella di Bodhidharma nei ritratti che gli sono attribuiti. Ma il suo spirito era caldo ed era pieno d'amore.

Sono andato ad ascoltarlo quando ha tenuto una conferenza e l’ho visto nella postura di zazen. Sono rimasto profondamente colpito. Soprattutto mi ha commosso per le questioni che ha affrontato e che hanno risposto a quello che stavo cercando:

• Qual è lo scopo della nostra esistenza, della nostra vita? Per cosa viviamo? Per cosa lavoriamo? Per cosa ci nutriamo? Perché siamo nati e siamo venuti in questo mondo?

• Qual è la cosa più importante nella nostra vita? Qual è la nostra più alta felicità?

• La nostra più grande felicità non è nel denaro, negli onori o nella ricerca del piacere. Tutto questo è effimero e fugace.

• La nostra vita è veramente effimera. Simile a un sogno, una bolla di sapone, un'ombra, un fulmine.

• Allora è necessario tornare alla meta più alta, ad una ricerca fondamentale ed etimologicamente radicale.

• Il nostro problema è lo stesso degli antichi: affrontare la nostra vita, nel presente.

• Il fiume non si ferma mai. La sua corrente è sempre in movimento. Non smette mai di fluire.

Questi erano i temi essenziali della conferenza del mio Maestro. Ascoltandolo, provai una grande attrazione per lui e mi colpì il suo fascino indefinibile.

Il maestro Kōdō Sawaki non sembrava un monaco o un religioso ordinario. Non aveva un tempio. Viveva in transito, nelle case o nei templi, viaggiando costantemente, tenendo conferenze sullo Zen in tutto il Giappone.

Potrebbe essere paragonato a una nuvola nel cielo, o all'acqua del fiume. Ogni parola delle sue conferenze suscitava in me un'impressione profonda, come pure i fatti e i gesti della sua vita quotidiana e le sue parole più insignificanti.

Ero colpito soprattutto nel vederlo nella postura di zazen, aveva una postura bella, solenne e semplice, come quella di un Buddha vivente. La consideravo la più bella e perfetta del mondo.

Un giorno gli chiesi: «Perché fai zazen? Qual è la fine della pratica dello zazen? » Rispose: «Pratico senza meta. Per nulla."

Sono stato molto affascinato da questa risposta e mi sono sentito molto interessato, perché in questo mondo lavoriamo tutti con una meta, con un'idea, con un obiettivo. Tutti noi vogliamo dare e ricevere. E ho pensato che concentrarsi e fare tutti questi sforzi senza alcun fine fosse sorprendente e degno di rispetto.

Così ho chiesto al Maestro Kōdō Sawaki di accettarmi come discepolo e gli ho chiesto di diventare un monaco. “Ti prego, accettami come discepolo”. Ha risposto: "Non hai bisogno di diventare un monaco, perché l'atteggiamento professionale di un "monaco in carriera "non va bene. Se vuoi diventare un vero monaco Zen, vieni a praticare zazen con me. Non hai bisogno di raderti la testa, vestirti da monaco, abbandonare la tua famiglia o vivere in un monastero". Per diventare un monaco nello spirito, non era necessario cambiare il mio modo di vivere.

Allora mi offrì il suo rakusu (il piccolo kesa), segno che mi accettava come discepolo. Mi diede anche un vecchio taccuino dove trovai le seguenti frasi:

Zazen è afferrare qualcosa dello spirito del Buddha dall'esperienza.
Zazen è cambiare radicalmente il nostro spirito. Zazen è una rivoluzione fondamentale nella nostra vita.
Zazen è rinascere, scoprire una nuova vita.
Zazen è passare sotto un arco di trionfo. È la più grande vittoria della nostra vita.
Il vero Zazen è la grande porta per penetrare il segreto del buddismo. E Zazen è lo stesso il segreto e l'essenza del buddismo.
Zazen è lo stesso satori (risveglio). Il satori non è altro che la pratica dello Zazen.
 Zazen non è né austerità, né mortificazione. È il vero accesso alla felicità, alla pace, alla libertà. [...]

A partire da quel momento, già trent'anni fa, ho continuato a praticare lo Zazen. Seguivo il mio maestro ovunque andasse. Eravamo come il corpo e la sua ombra. Fino alla sua morte. 

Taisen Deshimaru Roshi

Tratto da ‘Il Vero Zen’. 
















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sabato 19 agosto 2023

Un giorno dovrai andare

 


Un giorno dovrai andare

non ti sarà offerta scelta

non potrai dire:

'un momento ho ancora una cosa da fare, da dire, da chiedere...'

Un istante e dovrai andare

senza bagaglio, senza documenti, senza nulla.

Un giorno dovrai andare,

può essere oggi, potrà essere domani o fra 40 anni

non puoi saperlo.

Cerca di portare a termine il lavoro che hai davanti qui e ora,

brucia totalmente senza lasciare scorie

non aspettare a chiedere e a dire e a dare.

Un giorno dovrai andare e non avrai scelta.

Sii pronto a partire in ogni momento

senza bagaglio e con il cuore leggero.

Questa è la vera ed unica scelta che ti è concessa.


Taigō Kōnin Sensei


© Tora Kan Dōjō

www.iogkf.it

www.torakanzendojo.org










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giovedì 3 agosto 2023

Lascia che il Buddha si sieda (Ita - Fra)


Siediti.

La porta della semplicità e della gioia si trova ovunque, in verità la porta è priva di qualsiasi porta perché non è altro che te e non è mai separata dai Buddha dei tre tempi. Qui il mondano e il sacro non ci sono piu'. Qui la luce sgorga liberamente dalle forme e dallo spazio. Incontrare la persona autentica in questo luogo è il nostro grande lavoro e la nostra gioia. Il Samadhi dell'auto-realizzazione. Conosci te stesso veramente. Dimentica te stesso. Lascia che tutti i dharma e le innumerevoli cose si facciano avanti, si illuminino e si riflettano.

Per favore siediti.

In questo luogo, non scegliere un posto particolare. Siediti dove vuoi. Nelle città, nei treni, nelle strade, in qualsiasi cosa i tuoi occhi incontrino, troverai le vere montagne. Indossa il Kesa, la veste rattoppata fatta dal corpo di tutte le cose. Il vero Kesa avvolge tutto, questa veste non è un semplice tessuto, ma la veste di chi siede: pelle, carne, ossa e midollo di tutti i Tathagata.

Avvolto in abiti larghi e nel Kesa, siedi sul cuscino, in loto o mezzo loto, nella postura birmana, su una panca o una sedia, siediti, e se non puoi, sdraiati con le gambe leggermente divaricate e le ginocchia rivolte verso il cielo e l'addome rilassato, fianchi aperti, spalle rilassate, tutti gli affari lasciati alle spalle, lasciate cadere il peso del vostro corpo attraverso i perni delle ginocchia, fate oscillare la vostra schiena fino a che non si assesti dolcemente sulla verticale e sul punto medio senza che vi incliniate in avanti o indietro. Raddrizzate senza sforzo la parte bassa della schiena mantenendo una curvatura naturale, la testa e' comodamente seduta nella parte superiore della colonna vertebrale, fresca ed elastica, la lingua tocca il palato, le mascelle sono rilassate, il collo rilassato, lo sguardo rivolto di fronte a te senza fissare nulla, non fluttua nemmeno, come se guardassi montagne lontane. Le tue mani che formano il mudra universale sono posizionate sotto l'ombelico, i loro bordi toccano l'addome, la mano sinistra sulla destra, i palmi rivolti verso il cielo e le punte dei pollici si toccano appena. Riposare la mente nel mudra significa semplicemente lasciare che il mudra ti faccia, ti disfi e ti dimentichi. Non si presta particolare attenzione al respiro, si inspira e si espira naturalmente, senza spingere o forzare nulla. Una volta che il mudra si manifesta come corpo-mente, dalla polvere alla stella, istantaneamente tutta la realtà è illuminata.

Il segreto del sigillo della mente del Buddha è aperto, proprio qui e ora, davanti ai tuoi occhi. Non fare nulla, abbandona tutti gli affari, l'idea di essere qualcun altro o di fare qualcosa di speciale. Qui il viaggiatore, il cammino e la destinazione non sono né due né uno. Quindi, seduto, seduto in quel modo, coltiva l'intenzione di stare dritto e tuttavia di non realizzarlo. Nel non-fare, la risposta naturale alla gravità è auto-costruita. Un millimetro di azione e terra e cielo azzurro saranno separati, la minima azione e avrete già perso la strada. Lasciatevi prendere dallo stato di pace. Sii a casa tra i senzatetto.

Non troverai traccia, come quelle anatre selvatiche che volano da un fiume, come la neve sulla neve. Non ha un sapore particolare, musica senza suono, cavalca il bufalo e soffia in un flauto vuoto, tutte le cose sono a riposo e tuttavia così vive. I pesci depongono le uova, gli uccelli volano e così facendo tornano alla loro condizione naturale e originale. Mentre solchi le nuvole e attraversi la distesa del cielo, sii a tuo agio. Cose e pensieri vengono a giocare e svaniscono immediatamente. Smettila di preoccuparti. Il corpo transitorio e dinamico della realtà non è altro che il corpo dei Buddha. Non attaccarti a questo o quello. Non è più necessario restare nel regno degli opposti, scegliere o rifiutare. Facile, è facile da realizzare.

Non sederti come Buddha, lascia che sia Buddha a sederti. Come la rotondità e la pienezza della luna, il tuo viso originale appare spontaneamente, automaticamente, libero e senza vincoli. Non si tratta di vederlo, ma di esserlo inconsapevolmente.

Qui innumerevoli illusioni appaiono e scompaiono. I sogni e le ombre sorgono, lascia che vadano e vengano. Anche questi pensieri sono la materia che costituiscono il terreno originale. Nello stato della montagna, come potrebbe il vasto cielo essere ostruito dalle nuvole fluttuanti e alla deriva? Come potrebbe una nuvola nascondere il vasto cielo? Cielo blu e nuvole, stessa origine. Sii consapevole del paesaggio del corpo-mente e, mentre vaghi, torna indietro, qui e ora. Ancora e ancora. Puoi mettere la tua mente nel palmo della tua mano sinistra, concentrarti sulla linearità della tua schiena, sentire i suoni e prestare attenzione ad essi senza seguirli, alla fine non c'è niente da fare e nessuno che faccia niente. Lascia che il "non so" appaia da solo.

Questa seduta è senza oggetto o intenzione. Solo un'attenzione chiara, panoramica e non giudicante a ciò che sta sorgendo nel qui e ora. Non aggrapparti alla tua incomprensione o alla tua comprensione, non cercare il vero e temere il falso, liberati dal regno dei desideri, sii la totalità del corpo-mente che riflette senza giudicare gli altri o te stesso. Sedersi in questo modo è penetrare nelle profondità della grande questione, perforarla e penetrare completamente.

Soprattutto, non pensate che Shikantaza si incontri e si realizzi solo sul cuscino. Mentre ti alzi, portalo con te, e vai a mani vuote, vivendo pienamente la notte e il giorno ordinario. Questa vita-morte è degna di essere vissuta. Qui e ora, l'assoluto e il relativo danzano e muoiono l'uno nell'altro. Il tempo passa come una freccia e non sei mai stato così vicino al tesoro dell'occhio della vera legge.

Sii questo.

Siediti.

Federico Daīnin Jõkõ Sensei

 

(Versione in Francese)


 

Assieds-toi.

La porte de l'aisance et de la joie se trouve en tous lieux, c'est en vérité la porte dépourvue de toute porte car elle n'est rien que toi et n 'est jamais séparée des Bouddhas des trois temps. Ici, le mondain et le sacré n'ont plus cours. Ici la lumière jaillit librement des formes et de l'espace. Rencontrer la personne authentique dans cet ici est notre grande oeuvre et notre joie. Le Samadhi de l'épanouissement du soi. Connais-toi toi même vraiment. Oublie-toi. Laisse tous les dharmas et les innombrables choses s'avancer , illumine et réfléchis les.

S il te plait, assieds-toi.

Dans l'ici, ne choisis pas d'endroit particulier. Assieds- toi n'importe où. Dans les villes, les trains, les rues, quoique ton regard rencontre, tu trouves alors les vraies montagnes. Porte le kesa, la robe rapiécée faite du corps de toutes choses, le vrai kesa enveloppe tout, cette robe n'est pas un simple tissu, mais la robe de l'assise: peau, chair, os et moelle de tous les Tathagatas.

Enveloppé de vêtements amples et du kesa, assis sur le coussin, en lotus ou demi lotus, en posture birmane , sur un banc ou une chaise, assieds-toi, et si tu ne le peux pas, allonge les jambes légèrement écartées et les genoux pointant vers le ciel et l'abdomen relâché, les hanches ouvertes, les épaules oubliées, toute entreprise laissée de côté, abandonne le poids de ton corps à travers les ischions et les genoux, fais osciller ton dos jusqu'à ce qu'il se stabilise doucement au point vertical et médian sans que tu sois penché en avant ou arrière. Redresse-toi sans effort, le bas du dos gardant une courbure naturelle, ta tête assise avec aisance au sommet de ta colonne vertébrale, fraîche et souple, la langue touchant le palais, les mâchoires détendues, la nuque détendue, le regard posé devant toi ne fixant rien, ne flottant pas non plus, comme s'il contemplait des montagnes lointaines. Tes mains formant le mudra universel sont placées sous le nombril, leur tranches touchant l'abdomen, la main gauche sur la droite, paumes vers le ciel et l'extrémité des pouces se touchant à peine. Reposer l'esprit dans le mudra signifie qu'il suffit de laisser le mudra te faire, te défaire et t'oublier. La respiration ne fait l'objet d'aucune attention particulière, tu inhales et exhales naturellement, sans pousser ni forcer quoique ce soit. Une fois que le mudra se manifeste en tant que corps-esprit, de la poussière à l'étoile, instantanément, l'entière réalité est illuminée.

Le secret du sceau de l'esprit du Bouddha est ouvert, juste ici et maintenant, devant tes propres yeux. Ne fais rien, sois sans fabrication. Abandonne toute affaire, l'idée d'être quelqu'un d'autre ou de réaliser quelque chose de spécial. Ici, le voyageur, le chemin et la destination ne sont ni deux ni un. Ainsi assis, assis dans l'ainsi, cultive l'intention de te tenir droit et cependant ne la réalise pas. Dans le non-faire, la réponse naturelle à la gravité se fait d'elle-même. Un millimètre d'action et terre et ciel bleu se trouveront séparés, le moindre faire et tu te seras déjà égaré. Laisse-toi prendre par le paisible état. Sois chez toi dans le sans- demeure.

Tu ne trouveras ici nulle trace, comme ces canards sauvages s'envolant d'une rivière, comme la neige sur la neige. Cela n'a aucune saveur particulière, musique dépourvue de sons, chevauchant le buffle et soufflant dans une flute vide, toutes choses au repos et pourtant si vivantes. Les poissons frayent , les oiseaux volent, et, ce faisant, ils retournent à la condition normale et originelle. Alors que tu laboures les nuages et traverse toute l'étendue du ciel, sois à ton aise. Les choses et les pensées viennent jouer pour aussitôt s'évanouir. Cesse de t'inquiéter. Le corps transitoire et dynamique de la réalité n'est autre que le corps des Bouddhas. Ne t'attache ni à ceci ni à cela. Il n'est plus nécessaire de traîner dans le royaume des opposés, de choisir ou de rejeter. Facile, il est facile d'aller et de réaliser.

Ne t'assieds pas comme Bouddha, laisse Bouddha t'asseoir. Tout comme la rondeur et plénitude de la lune, ton visage originel apparaît spontanément, automatiquement, libre et sans contraintes. Il ne t'appartient pas de le voir, mais sans le savoir, de l'être.

Ici, d'innombrables illusions apparaissent et disparaissent. Des rêves et des ombres s'élèvent, laisse les aller et venir. Même ces pensées sont la matière qui compose le terrain originel. dans l'état de la montagne, comment le vaste ciel pourrait être obstrué par les nuages flottants et dérivants? Comment un nuage pourrait il cacher le vaste ciel? Ciel bleu et nuages, même origine. Sois juste conscient du paysage du corps esprit et alors que tu t égares, reviens, ici et maintenant. Encore et encore. Tu peux placer ton esprit dans la paume de ta main gauche, te concentrer sur la rectitude de ton dos, entendre les sons et y être attentif sans pourtant les suivre, finalement il n y a rien a faire et personne pour faire quoique ce soit. Laisse le "je ne sais pas"apparaître de lui-même.

Cette assise est sans objet ni intention. Seule la claire attention panoramique, sans jugement qui se porte sur ce qui s'élève dans l'ici et le maintenant. Ne t 'attache ni à ton incompréhension ni à ta compréhension, ne recherche pas le vrai et ne crains pas le faux, libère-toi du domaine des désirs,: calme, sois la totalité du corps-esprit qui réfléchit sans juger les autres ou toi-même. S'asseoir ainsi est pénétrer jusqu'au tréfonds la grande question, la percer et pénétrer totalement.

Surtout ne pense pas que Shikantaza est seulement rencontré et réalisé sur le coussin. Alors que tu te lèves, emporte le avec toi, et va les mains vides, vivant pleinement l'ordinaire nuit et jour . Cette vie-mort vaut la peine d'être vécue. Ici et maintenant, l'absolu et le relatif dansent et s'effondrent l'un dans l'autre. Le temps passe comme une flèche et tu n'as jamais été si proche du trésor de l'oeil de la vraie loi.

Sois cela.

Assieds toi.

Federico Daīnin Jõkõ Sensei


© Tora Kan Dōjō


















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