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"Seguimi"
disse Roshi, e mi assegnò il mio primo compito: pulire il giardino.
Il Roshi settantenne e io ci mettemmo a spazzare il giardino con una scopa di bambù.
I giardini dei templi Zen sono progettati con cura in modo che gli alberi perdano le foglie durante tutto l'anno. Non solo gli aceri lasciano cadere le foglie in autunno, ma anche le querce e gli alberi della canfora a primavera.
Quando arrivai, in aprile, il giardino era coperto di foglie cadute.
Il Roshi settantenne e io ci mettemmo a spazzare il giardino con una scopa di bambù.
I giardini dei templi Zen sono progettati con cura in modo che gli alberi perdano le foglie durante tutto l'anno. Non solo gli aceri lasciano cadere le foglie in autunno, ma anche le querce e gli alberi della canfora a primavera.
Quando arrivai, in aprile, il giardino era coperto di foglie cadute.
L'uomo
(o forse dovrei dire la mia mente) è davvero meschino.
Eccomi li, condannando nel mio cuore quel ‘vecchio pazzo' e recalcitrando alla sola idea di avere fiducia cosi facilmente, ma nello stesso tempo desiderando che quel vecchio si accorgesse di me.
Eccomi li, condannando nel mio cuore quel ‘vecchio pazzo' e recalcitrando alla sola idea di avere fiducia cosi facilmente, ma nello stesso tempo desiderando che quel vecchio si accorgesse di me.
Cosi
presi la scopa e mi misi a spazzare furiosamente.
In breve tempo avevo raccolto una montagna di foglie morte.
In breve tempo avevo raccolto una montagna di foglie morte.
Desideroso
di mostrare il mio zelo, chiesi: "Roshi, dove butto questa
spazzatura?".
Le
parole non avevano ancora finito di uscirmi dalla bocca, che mi tuonò di
rimando: "Non c'è spazzatura!".
"Se
non c'è spazzatura, che cos'è questa?", dissi indicando la montagna di
foglie
“Allora
non mi credi! È cosi?".
"No,
no... ma, dove devo gettare queste foglie?". Fu tutto quello che mi riuscì
di dire.
"Non
devi gettarle!", ruggì un'altra volta.
"E
che cosa devo farne?".
"Vai
nel capanno degli attrezzi a prendere un sacco del carbone vuoto", mi
ordinò.
Quando
ritornai con il sacco, trovai Roshi impegnato a dividere il mucchio di foglie,
vagliandolo in modo da lasciare sul fondo la sabbia e le pietre, più pesanti, e
in cima le foglie, più leggere.
Poi iniziò a mettere le foglie nel sacco che avevo portato, schiacciandole con i piedi.
Quando ebbe pigiato bene nel sacco le ultime foglie, mi disse: "Portale nel capanno. Le useremo per fare il fuoco sotto il bagno".
Poi iniziò a mettere le foglie nel sacco che avevo portato, schiacciandole con i piedi.
Quando ebbe pigiato bene nel sacco le ultime foglie, mi disse: "Portale nel capanno. Le useremo per fare il fuoco sotto il bagno".
Andando
verso il capanno, ammisi tacitamente che forse il sacco pieno di foglie che
portavo in spalla non era spazzatura. Ma mi dissi anche che quello che era
rimasto fuori dal sacco, là in giardino, era chiaramente spazzatura,
nient'altro che spazzatura.
Quando ritornai, trovai Roshi accovacciato sui resti del mucchio, intento a togliere le pietre.
Quando ebbe tolto anche l'ultimo sassolino, mi ordinò: "Prendile e mettile sotto le grondaie".
Quando ritornai, trovai Roshi accovacciato sui resti del mucchio, intento a togliere le pietre.
Quando ebbe tolto anche l'ultimo sassolino, mi ordinò: "Prendile e mettile sotto le grondaie".
Quando
finii di sistemare i sassolini tra la ghiaia sotto lo scarico delle grondaie,
riempiendo i buchi scavati dall'acqua, scoprii che non solo i buchi erano stati
riempiti, ma che il mio lavoro aveva una certa eleganza. Dovetti ammettere che
neppure quelle pietruzze rientravano nella categoria 'spazzatura'.
Ma c'era dell'altro: le zolle di terra, i pezzetti di muschio, i piccoli rimasugli.
Mi chiedevo che cosa si poteva fare con quella roba.
Ma c'era dell'altro: le zolle di terra, i pezzetti di muschio, i piccoli rimasugli.
Mi chiedevo che cosa si poteva fare con quella roba.
Guardai
Roshi mentre continuava il suo lavoro raccogliendo in una mano tutti i più
piccoli rimasugli, uno per uno. Esaminò il terreno alla ricerca di avvallamenti
e piccoli buchi, li riempi di rimasugli e pezzetti di terra, e li premette con
i piedi. Del mucchio di foglie non era rimasta una sola briciola.
Allora?",
mi chiese. "Adesso capisci qualcosa di più?
Fin
dall'inizio, nelle persone e nelle cose, non esiste spazzatura".
Fu
il primo insegnamento che ricevetti da Zuigan Roshi.
Anche
se mi tocco profondamente, per sfortuna non ero abbastanza intelligente da ottenere
un grande risveglio ascoltando semplicemente quelle parole.
Fin
dall'inizio, nelle persone e nelle cose, non esiste spazzatura. Queste parole
indicano la verità fondamentale del buddhismo, una verità che a quell'epoca non
riuscivo ancora a vedere.
tratto da ‘da Studente a Maestro’ di Soko Morinaga Ubaldini Editore
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tratto da ‘da Studente a Maestro’ di Soko Morinaga Ubaldini Editore
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