mercoledì 13 novembre 2019

Lo Sguardo che mi ri-guarda

Pubblichiamo un articolo che Sensei Taigō scrisse durante gli anni di Pratica presso il Monastero Fudenji che rende bene l'idea delle dinamiche educative nella relazione Maestro/Discepolo nello Zen

 

"Erano i primissimi tempi della mia pratica Zen e scrissi un articolo dal titolo 'Lo sguardo del Maestro', commentando lo sguardo che il mio Primo Maestro (Taiten Roshi) era solito gettare fuori della finestra della sala del Dharma al termine della cerimonia del mattino. 
Oggi, a distanza di anni, quello sguardo mi ri-guarda nuovamente. 
La mattina di Sabato 4 Dicembre, ultimo giorno della Rohatsu Sesshin(1) a Fudenji, durante un momento di incontro informale, il Maestro si rivolge a me, di fronte a tutti, e mi invita ad accompagnarlo nel pomeriggio al vicino palazzetto dello sport di Fidenza dove e' stato invitato a presenziare in qualità di ospite d’onore ad un torneo di Karate. 
'Andiamo alle 18' mi dice. Inizia il rush finale della Sesshin, le sedute di Zazen si moltiplicano sempre piu' ravvicinate. Siedo nel Dōjō, da molto tempo non sedevo più all’interno del Dōjō di Fudenji, l'atmosfera e' forte e il tempo si veste di infinito, perde i suoi contorni. Al termine dell'ennesimo periodo di Zazen, al quale seguirà la cena formale, il Maestro si alza dal suo seggio e nell'uscire dal Dōjō mi rivolge un rapido sguardo… 
esito, mi sembra presto per andare, forse era solo uno sguardo... 
Pochi minuti sono trascorsi da quando il Maestro ha varcato la soglia quando Marosa Myoko mi dice: 'ma non dovevi accompagnare il Maestro ?’, salto giù dal tan consapevole che il mio presentimento era corretto e che ancora una volta il calcolo ha soffocato l'intuizione. 
Corro alla stanza del Maestro, busso ma e' già partito, sotto la pioggia battente, indossando ancora il Kolomo. Non so cosa fare, guardo fuori: lo raggiungo? No decido di restare e continuare a sedere nella Sesshin. ‘Friggo’ sul mio zafu immaginando il Maestro da solo in una situazione in cui anche la forma lo vorrebbe accompagnato. 
Al suo rientro il Maestro non ci raggiunge nel Dōjō , non si unisce a noi per gli ultimi Zazen, confermandomi così il suo disappunto. 
Passata la mezzanotte(2) appare nel Dōjō per inaugurare l'ultimo Zazen, offre incenso, si prosterna fa Kentan(3) e ci invita a raggiungerlo per un Teisho(4) che sorprende tutti.  
Il Maestro apre l’inattesa lezione sottolineando l'accaduto: visto che colui che aveva invitato ad accompagnarlo non ha risposto al suo invito (che era nello sguardo) è andato da solo e poiché la sua auto non è partita è andato a piedi sotto la pioggia battente fino a Fidenza… 
Ancora una volta un gesto del Maestro mi insegnava più di mille spiegazioni. 
L’educazione Zen non passa che attraverso uno sguardo, un gesto, un profumo che deve divenire il nostro sguardo, il nostro profumo. 
Quante volte ogni giorno ignoriamo lo sguardo che ci ri-guarda? 
Quante volte nella nostra vita non abbiamo avuto fede ? 
Quante volte non riconosciamo quello che è esplicito di fronte ai nostri occhi, quello che ci è gridato nelle orecchie? E la vita trascorre tra occasioni mancate e richiami inascoltati. 
Cosa aspettiamo a lasciar cadere le nostre resistenze e i nostri calcoli ? 
Ad avere fede nella gratuità della vita e nel suo mistero che si rivela solo a chi è capace di riconoscere lo sguardo che lo ri-guarda."

Sensei Taigō




Note al Lavoro
(1): La Rohatsu Sesshin è la Sesshin intensiva in cui praticando Zazen per una settimana (sette giorni come un giorno solo) si celebra la ricorrenza del Risveglio di Buddha Shakyamuni.
(2): L’ultima notte della Rohatsu Sesshin si conclude con una veglia. 
(3): Kentan: il giro che il gyokoshi esegue in segno di saluto dietro ai praticanti seduti in Zazen nel Dojo. 
(4): Teisho: Insegnamento formale



© Tora Kan Dōjō






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