domenica 10 novembre 2019

Essere capaci di memoria per essere umani





Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigô Kônin Sensei durante la Pratica Zen.

Domani si ricordano i defunti, oggi anticipando un po’ la commemorazione, durante il nostro rito reciteremo il “Daihi Shin Darani” che reciteremo specificamente per ricordare e rendere gratitudine a coloro che ci hanno preceduto in questa vita. Durante la seconda recitazione ognuno di voi si alzerà e offrirà l’incenso in memoria dei propri defunti.
La memoria e la gratitudine sono sentimenti molto importanti da continuare a coltivare.
Se oggi noi siamo qui seduti, e possiamo stare con la nostra schiena dritta, è grazie a tutte le generazioni che ci hanno preceduto oltre la nostra memoria, non solo chi ci ha dato il suo sangue e ci ha messo al mondo, ma tutti coloro che in qualche modo sono entrati in contatto con la nostra vita e l’hanno orientata: i nostri maestri, i nostri amici, anche i nostri nemici, coloro che ci hanno creato impedimenti, spesso sono stati di grande aiuto. Dovremmo in questi momenti ricordare tutti con la medesima gratitudine.
Un gesto che a me piace suggerire, una buona abitudine per iniziare la giornata, ovviamente insieme allo Zazen, è offrire un incenso e prosternarvi ringraziando i vostri antenati, i vostri maestri, per l’opportunità che vi è concessa, quella di vivere ancora un giorno e portare avanti quello che loro hanno iniziato. E’ un aspetto molto importante nella mia vita che cerco di trasmettere.            
Non inizio giornata senza offrire un incenso e senza prosternarmi di fronte alla memoria di chi mi ha offerto l’occasione di essere qui, ed è qualcosa che sento profondamente e che mi sostiene e protegge, mi legittima ad ogni respiro ed azione che metterò in atto in quella giornata. Perdere questa memoria significa perdere legittimazione, essere incapaci di orientamento … essere incapaci di riconoscersi in questa interrelazione con tutte le esistenze necessaria  per essere pienamente umani.
Una delle cose che mi ha insegnato la pratica Zen è stata proprio questa, forse una delle più preziose. Facendo questo, voi mantenete vivi tutti coloro che vi hanno preceduto e lo percepite chiaramente ogni giorno. Percepite chiaramente il potere, l’energia che vi viene da questa eredità, da questa trasmissione di vita.
Come può l’uomo sentirsi davvero umano e poter cominciare una giornata senza questa memoria, senza questa legittimazione, senza partire da questo sentimento profondo di gratitudine e di debito? Questo penso sia davvero uno dei principali mali della civiltà  contemporanea … l’aver perso la memoria e il sentimento di gratitudine.
L’uomo è disorientato perché ha perso la capacità di ricordare con gratitudine e farsi sostenere da questo legame.
Se iniziate la vostra giornata con questo sentimento di gratitudine rivitalizzato dai gesti rituali che vi ho suggerito avrete l’orientamento verso il quale siete chiamati a muovervi. Non viviamo grazie a noi stessi, non siamo nati grazie a noi stessi;  questo dobbiamo ricordarlo ogni giorno.
Quando dico “non viviamo grazie a noi stessi” intendo dire che noi stessi, quello che noi consideriamo essere “noi stessi” non può essere distinto, separato da ogni altra esistenza, anche da coloro che sono vissuti centinaia di anni fa … la loro vita è ancora pulsante nelle nostre vene, nelle nostre cellule, nel nostro pensiero, nelle nostre azioni.
Non c’è azione che possiamo mettere in atto che non sia la conseguenza di una moltitudine di altre azioni, dell’interrelazione della nostra vita con tutte le vite.
 Non c’è cosa che non ci sia stata data in prestito … anche solo per questo dobbiamo vivere con un profondo sentimento di gratitudine, ed è veramente una buona medicina, una terapia efficacissima.
Uno dei motivi principali della sofferenza e smarrimento dell’uomo moderno è nel sentirsi una monade isolata, un frammento disperso in un Universo estraneo.
La nostra Pratica è quella di ricordarci costantemente la nostra indissolubile unione con tutte le altre esistenze. E’la vera cura per ogni malattia.


© Tora Kan Dōjō







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