venerdì 1 novembre 2019

Kanno Dō Kō, il vero spirito religioso

Dovete diventare familiari con un’espressione che trovate nello Zen: Kanno Dō Kō – uno spirito di comunione, d’armonia, di simpatia, il vero spirito religioso.
Quando proviamo questa simpatia naturale ed incosciente per tutto l’universo, 
tutto l’universo ci rinvia questo stesso sentimento.
E’ incosciente, naturale ed automatico, proveniente dal profondo dello spirito. 
È il vero Gasshō, il rispetto, nel vero spirito del rispetto. 
Così il vero Gasshō è la profondità, il cuore della Religione”.

Ciò che non decora, non ammira, non critica, alla fine è il vero aiuto. 
Ma è un atteggiamento talmente sconosciuto che se ne ha paura.
Un cuore puro non ha paura di trovarsi faccia a faccia con se stesso, con la solitudine. 
Un bambino torna a ridere anche subito dopo la peggiore litigata, ma un uomo che incrocia lo sguardo di un  bambino difficilmente riesce a sostenerlo: vorrebbe vedere una reazione in quei grandi occhi, vorrebbe farlo sorridere. Ma i bambini il più delle volte rimangono tranquilli, ci guardano …
Il Maestro Kōdō Sawaki diceva:
Io non capisco le persone che soffrono per le grandi delusioni d’amore. Se si osservassero veramente, vedrebbero che dopo tutto non hanno particolari ragioni per essere amati!
Osservando se stessi si vede chiaramente: ci sono molte più ragioni per essere criticati che non per essere amati. Il fatto di ammettere tutte le nostre debolezze, i nostri limiti, fa scaturire inconsciamente una grande forza, una vera fiducia. Noi vogliamo mostrare una faccia che non ci corrisponde, e quando ci rendiamo conto che non ci corrisponde, o quando qualcuno ce lo fa notare, rimaniamo delusi, contrariati.
Molto spesso accade in Zazen che ci si scopre diversi da come ci si immaginava, e non sempre la “scoperta” è piacevole. Ma accade anche che si scopre una dimensione più reale di se stessi, della vita.
Ognuno di noi è dotato di un vero spirito religioso, solo che facciamo di tutto per nasconderlo. Gasshō esprime questo spirito. 

Tutti possono fare Gasshō, persone di qualunque razza e condizione. È un atteggiamento universale e chiunque lo faccia, da sempre, si assomiglia. Ciò mi fa pensare che è più naturale fare Gasshō che non assumere qualsiasi altro atteggiamento.
Qualcuno mi ha detto: “Per fare una cosa che richiede sacrifici, bisogna crederci”. 
Non è sufficiente. Lo Zen non si riduce al fatto di credere o non credere. Ad esempio, una persona che non crede a Gasshō, ma fa Gasshō tutti i giorni, come la chiamereste? 
E di qualcuno che ruba, convinto di fare del bene, cosa direste?
Lo spirito religioso è uno spirito- pratico. Provate a offrire incenso tutte le mattine, davanti a un’immagine, un Buddha, un Cristo, la foto di vostro padre morto, o anche davanti a nulla, davanti allo specchio.
Quando vi svegliate e andate in bagno per lavarvi, fate la solita smorfia davanti allo specchio, sbadigliate con una grande bocca, grattandovi la testa … Provate invece a fare Gasshō
Poi, tutte le mattine, fate Gasshō – offrite incenso, un fiore, una candela. 
Anche se non credete, prima o poi ne realizzerete il significato ed il valore.
D:  Ma se qualcuno lo fa solo per paura del castigo?
R: Si stancherà presto, perché arriverà di certo un’occasione in cui non avrà più paura del castigo, e in quel momento smetterà.
Bisogna andare a fondo con se stessi, promuovere un atteggiamento di libertà, non di paura. 
È inutile comportarsi bene per paura di un castigo. È inutile voler vivere a lungo per paura della morte. È molto meglio morire presto dedicando tutto il proprio entusiasmo alla Via, piuttosto che vivere a lungo attaccati ad un corpo e ad uno spirito che a poco a poco, con gli anni, ci tradiscono.
La strada del vero religioso non è quella di far vivere le persone più a lungo. 
È incurante del breve e del lungo, del bello e del brutto.

Mentre si vive, bisogna servire la vita e concentrarsi sulla vita; 
quando si muore, bisogna servire la morte e concentrarsi sulla morte” 
(Dōgen Zenji, Shōbōgenzō Shōji “Vita e Morte”)

Sembra evidente, ma è molto difficile. Di solito facciamo il contrario. Se siete concentrati su voi stessi, aggrappati all’idea che avete di voi stessi, morirete con la voglia di un attimo in più di vita. E quell’istante vi costerà tutta la vita. Ma se avrete l’abitudine ad abbandonare voi stessi, a vivere qui ed ora, concentrati una cosa dopo l’altra, al momento di morire potrete morire esattamente. Sarà come addormentarsi alla sera, dopo una giornata dura, vissuta attimo per attimo. Non viviamo per nostra volontà; anche volendo continuare a vivere non potremmo, così come non siamo venuti al mondo per nostra decisione. Questo significa che, tra la vita e la morte, la nostra volontà vale ben poco.
È solo nella pratica che si realizza il vero spirito religioso. Non è necessario preoccuparsi d’essere più o meno intelligenti, quel che conta è praticare con ardore, con urgenza.
Anche il più stupido, che non capisce nulla di teologia, che però può offrire tutte le mattine un po’ d’incenso, un fiore, è un vero religioso – è molto difficile farlo per tutta la vita!
Nei monasteri Zen del Giappone si ripetono tutti i giorni le stesse cerimonie, da centinaia e centinaia di anni. Ed è così in tutte le tradizioni religiose.
Zazen, Gasshō, Sampai continuano da tempo illimitato ... 
Attraverso Zazen, Gasshō, Sampai, oggi come ai tempi del Buddha, realizziamo inconsciamente che il nostro piccolo corpo di qui ed ora, il nostro corpo effimero, è in completa comunione con la vita di tutto l’universo.


Il nostro corpo effimero, la nostra breve, effimera vita non sono solo la nostra vita, ma al tempo stesso la vera Vita, che è unità con il cosmo dello spazio, ed è vita eterna nel tempo. Nell’apparenza fenomenica, la nostra vita è mutevole: cresce, si sviluppa come un seme, poi rapidamente rovina, decade, si distrugge. Ma il vero Io non cambia per l’eternità: non nasce, non rovina, non muore…
Così attraverso Zazen possiamo realizzare che il nostro limitato e relativo ego è infinita ed assoluta esistenza. È il vero Satori: non Satori temporaneo e speciale, che crea speciali condizioni trascendenti, frutto dell’auto-coscienza, ogni volta, durante Zazen, noi “sentiamo” questa realtà”.

Se pensiamo troppo a noi stessi, non possiamo vivere in comunione con nessuno.
Concentrati solo su se stessi si diventa insopportabili a chiunque, e chiunque ci risulta insopportabile. È per questo motivo che diventa difficile la vita.
C’era una bella massima tra gli antichi Samurai:
Non dare importanza a te stesso, e tieni in grande considerazione gli altri”.
Questo atteggiamento rende leggera la vita.


Tratto da
Il Pensiero Religioso di Taisen Deshimaru Roshi,
Maestro Zen del XXI° secolo
”. 
di Taiten F. Guareschi
Ed. il Cerchio



© Tora Kan Dōjō






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