Ieri al supermercato osservavo quanto il genere umano
e in particolar modo l'esemplare italiano si stia abbruttendo, una vera
involuzione.
Sgraziato, goffo, l'uomo occidentale pur rivestito degli orpelli della moda è
sempre meno elegante e sempre meno padrone del proprio corpo, per non parlare
della mente. Non ricorda nemmeno lontanamente quella creatura che vestita di
niente si muoveva con leggerezza ed eleganza per boschi e pianure.
Lo sguardo ha perso fierezza e non è educato a cogliere e comunicare.
Anestetizzato si muove come uno zombie incapace di percepire la presenza
dell'altro.
Ha perso completamente la capacità di percepire lo spazio vitale, il ritmo di
un incontro.
Quando qualcuno entra nel mio spazio vitale (e non è necessario che lo veda con
gli occhi) lo percepisco come una perturbazione, non necessariamente negativa,
ma innesca uno stato di allerta e comunicazione.
La nostra pratica deve innanzitutto rivitalizzare i sensi, l'istinto, la
saggezza primordiale del corpo.
Entrando nel Dojo non è un dettaglio l'essere consapevoli di quale piede muove il
passo che varca la soglia... altrimenti non saremo mai davvero presenti nel
Dojo, non saremo mai entrati.
Credo fermamente nel potere che ha la nostra pratica di salvare questa civiltà
in declino e quanto luoghi come questo, dove si fa vera educazione, siano
preziosi.
Nessun commento:
Posta un commento