martedì 2 marzo 2021

Lo Zazen non è una tecnica (Ita/Fra)



Estratto dal libro: Bere la luna e cavalcare le nuvole di Federico Dainin-Jôkô Sensei


Centre Zen "La Montagne Sans Sommet" - Paris


Cadendo,  
una foglia d’acero mostra 
il rosso, si agita

E tu? Se dovessi 
abbandonare tutto, 
che cosa vedremmo noi?


Siediti con quello che sei.
Troppe persone riducono lo zazen ad una tecnica posturale.  Anche i templi e i dojo sono pieni di praticanti, monaci, monache e maestri zen che giocano a scimmiottare la statua del Buddha. Non ti fare ingannare, non perdere il tuo prezioso tempo in tali buffonate. Ridurre lo zazen a una bella postura della seduta, é perdere la compassione, la gioia, l’intensità della presenza. E morire.
Meditare é andare al di là delle nostre considerazioni personali per comprendere che in questo mondo, nella nostra vita, non c’é niente di fondamentalmente buono o cattivo. Un giorno fa bello, siamo felici; un altro giorno può piovere , oppure capitare una prova dolorosa. Eppure non c’e un giorno che sia migliore, più nobile di un’altro. Lo capisci? Quando il sole smette di brillare, l’erba non é meno bella di notte. La realtà non ha bisogno delle nostre opinioni, poiché le nostre opinioni non sono la realtà. La realtà ha solo bisogno di ciò che é più prezioso in te: la tua vita, la tua vera vita, presente. La realtà non ha bisogno delle nostre illusioni; le nostre opinioni sono le nostre illusioni. E le nostre illusioni sono le nostre sofferenze. La realtà, il mondo, l’universo, questa realtà che é la tua e che al tempo stesso  partecipa alla realtà della creazione, non ha bisogno delle tue opinioni. Ha bisogno della tua presenza.
"Un giorno un monaco chiese al suo maestro:
- Fa tanto caldo, come possiamo sfuggire al caldo?
- Perché non vai in un posto dove non faccia né caldo né freddo?
- Esiste un luogo che non sia né caldo né freddo?
- Quando fa caldo - dice il maestro - dovresti essere un buddha caldo. Quando fa freddo, dovresti essere un buddha freddo. Il luogo dove non fa né caldo né freddo é qui”.


Commento di Taigō Sensei

Con queste parole Dainin Sensei ci vuole invitare, ci vuole esortare, a non cadere nella trappola di fare dello Zazen una tecnica, un'ennesima prestazione, un'ennesima performance. Molti di noi che praticano da tanti anni sono stati dolorosamente testimoni di questa pericolosa tendenza. Oggi si tende a fare dello Zazen una tecnica, viene proposto come una tecnica di concentrazione, che permette di migliorare la nostra prestazione.
Lo adottano per migliorare la propria concentrazione quelli che giocano in borsa, addirittura, ridefinendolo mindfulness, lo insegnano ai militari per imparare a sparare con più precisione.
Potete immaginare quanto questo sia lontano dallo Zazen del Buddha.
Ma anche in maniera meno drammatica di un soldato che spara ad un altro uomo, lo Zazen può diventare uno strumento pericoloso in chi ne fa una prestazione tecnica, una performance, uno strumento di autoaffermazione.
Dōgen Zenji nel Fukan Zazengi, che scrisse appena rientrato dalla Cina per illustrare ciò che  aveva imparato riguardo allo Zazen, descrive dettagliatamente il modo in cui dobbiamo preparare il luogo che ospiterà il nostro Zazen, il modo in cui dobbiamo assumere la postura.
Però poi scrive anche:

“Non misurare quanto hai realizzato della via [misurare Buddha]: essa non ha niente a che fare con lo stare seduti o sdraiati.
Questo sedere in Zazen non ha niente a che vedere con l’apprendere una tecnica di concentrazione è invece semplicemente la pacifica e gioiosa diretta porta d’accesso al Dharma. E’ l’esperienza pratica del Perfetto Risveglio. E’ la realizzazione dell’Universo libero da limiti e ostacoli.
Comprendere questo è divenire come il drago che è tornato all’acqua, o come la tigre che torna al suo rifugio nella montagna.
Ricorda, il vero Dharma si manifesta naturalmente davanti a noi, e l’oscurità (ignoranza) e la distrazione sono abbandonate.”

Quindi Dōgen Zenji ci fa capire come il sedere in Zazen sia già sedere nel Risveglio alla Totalità e che non c'è altro da cercare, che dobbiamo abbandonare quella che è la nostra piccola convenienza umana quando sediamo in Zazen.
Dobbiamo evitare di farne uno strumento, evitare di manipolare lo Zazen per farne uno strumento a nostro misero beneficio. Allora sedendo con questo spirito, il nostro Zazen diventa la vita intera così come è, nuda, priva delle nostre opinioni, delle nostre illusioni, delle nostre piccole esigenze umane. Il nostro Corpo-Mente diventa la vita che scorre attraverso di noi.
La nostra mano quando agiamo, perchè Zazen significa che quando ci alziamo da questo seggio dobbiamo continuare a vivere la nostra vita e i nostri gesti quotidiani con questa mente con questo atteggiamento del corpo e della mente, e quindi la nostra mano non è più solo la nostra mano che agisce, ma diventa la mano dell'Universo che agisce attraverso di noi,  come dice Dainin Sensei, nel partecipare alla creazione del mondo.
E allora, solo allora, quando siamo in grado di abbandonare tutto quello che è il nostro piccolo calcolo, la nostra piccola convenienza che è quello che ci fa dolorosamente  pensare di essere un frammento insignificante in un universo estraneo, quando abbandoniamo questo e sentiamo attraverso lo Zazen la vita che fluisce attraverso di noi , che passa attraverso di noi, al di la delle nostre umane limitazioni allora possiamo davvero accettare ogni giorno così com'è, quando è bello, quando piove, quando affrontiamo una prova dolorosa, nella difficoltà, nella soddisfazione, e usando le parole del grande Rudyard Kipling della poesia Se, allora saremo davvero in grado di “incontrare il trionfo e il disastro e trattare questi due impostori allo stesso modo”.





Extrait de Boire la lune et chevaucher les nuages Federico Daīnin Jõkõ Sensei




En tombant,
La feuille d'érable montre
Le rouge, montre l'émoi.
Et toi, si tu devais
Tout laisser tomber,
Que verrions nous?

Avec ce que tu es, assieds-toi.
Trop de personnes réduisent zazen à une technique posturale. Même les temples et les dojos sont remplis de pratiquants, moines, nones et maîtres zen qui jouent à singer la statue du Bouddha. Ne te leurre pas, ne perds pas ton précieux temps en de telles singeries. Réduire zazen à une belle posture de l'assise, c'est perdre la compassion, la joie, l'intensité de la présence. Et mourir.
Méditer, c'est aller au-delà de nos considérations personnelles pour comprendre que dans ce monde, dans notre vie, il n'y a rien de fondamentalement bon ou mauvais. Un jour il fait beau, nous sommes heureux ; un autre jour il peut pleuvoir, ou survenir une épreuve douloureuse. Pourtant il n'y a pas un jour qui soit meilleur, plus noble que l'autre. Tu comprends ? Quand le soleil cesse de briller, l'herbe n'en est pas moins belle la nuit. La réalité n'a pas besoin de nos opinions, car nos opinions ne sont pas la réalité.
 La réalité a juste besoin de ce qu'il y a de plus précieux en toi : ta vie, ta vie véritable, présente. La réalité n'a pas besoin de nos illusions ; nos opinions sont nos illusions. Et nos illusions, sont nos souffrances.
 La réalité, le monde, l'univers, cette réalité qui est la tienne et qui à la fois participe à la réalité de la création n'a pas besoin de tes opinions. Elle a besoin de ta présence.
Un jour, un moine demanda à son maître :
«ll fait si chaud ! Comment peut-on donc fuir la chaleur ?
  Pourquoi ne vas-tu pas dans un lieu où il ne fait ni chaud ni froid ?
  Existe-t-il un lieu où il ne fait ni chaud ni froid ?
— Lorsqu'il fait chaud, dit le maître, tu devrais  être un bouddha chaud. Quand il fait froid, tu devrais être un bouddhafroid. Ici est le lieu où il ne fait ni chaud ni froid.»
Extrait de Boire la lune et chevaucher les nuages Federico Daīnin Jõkõ Sensei

Traduction du commentaire de Paolo-Taigõ faite par Davide-Kudai

Avec ces mots, Dainin Sensei veut nous inviter, il veut nous exhorter, à ne pas tomber dans le piège de faire de Zazen une technique, encore une autre performance, encore une autre démonstration. Beaucoup d'entre nous qui pratiquons depuis de nombreuses années ont douloureusement assisté à cette dangereuse tendance. Aujourd'hui nous avons tendance à faire du Zazen une technique, il est proposé comme technique de concentration, ce qui nous permet d'améliorer nos performances.
Il est adopté pour améliorer sa concentration, par ceux qui jouent en bourse. De plus, en le redéfinissant “Mindfulness”, il est enseigné aux militaires pour apprendre à tirer avec plus de précision.
Vous pouvez imaginer à quelle distance ceci est du Zazen du Bouddha.
Mais même de façon moins dramatique qu'un soldat qui tire sur un autre homme, Zazen peut devenir un outils dangereux pour ceux qui en font une performance technique, une démonstration, un instrument d'affirmation de soi.
Dōgen Zenji dans le texte Fukan Zazengi, qui a écrit dès son retour de Chine pour illustrer ce qu'il avait appris sur Zazen, décrit en détail comment nous devons préparer le lieu où notre Zazen sera hébergé, la façon dont nous devons adopter la posture.
Mais il écrit également:
«Ne mesurez pas ce que vous avez accompli de la Voie [mesurez Bouddha]: cela n'a rien à voir avec la position assise ou couchée.
Cette assise en Zazen n'a rien à voir avec l'apprentissage d'une technique de concentration mais est simplement la paisible, joyeuse et directe porte d'accès vers le Dharma.
C'est l'expérience pratique de l'éveil parfait.
C'est la réalisation de l'univers libre de limites et d'obstacles.
Comprendre cela, c'est devenir comme le dragon qui est retourné à l'eau, ou comme le tigre qui retourne à son refuge dans la montagne.
Rappelez-vous, le vrai Dharma se manifeste naturellement devant nous, et l'obscurité (l'ignorance) et la distraction sont abandonnées.»
Donc Dōgen Zenji nous fait comprendre comment s'asseoir en Zazen est déjà =
être assis dans l'Éveil de la Totalité et qu'il n'y a rien d'autre à chercher, que nous devons abandonner ce qui est notre petite commodité humaine lorsque nous nous asseyons en Zazen.
Nous devons éviter d'en faire un instrument, d'éviter de manipuler Zazen pour en faire un instrument à notre profit. Alors assis dans cet esprit, notre Zazen devient toute la vie telle qu'elle est, nue, libre de nos opinions, de nos illusions, de nos petits besoins humains.
Notre corps-esprit devient la vie qui coule à travers nous.
Notre main lorsque nous agissons, parce que Zazen signifie que lorsque nous nous levons de ce siège, nous devons continuer à vivre nos vies et nos gestes quotidiens avec cet esprit avec cette attitude de corps et d'esprit, et donc notre main n'est plus seulement nôtre main qui agit, mais devient la main de l'Univers qui agit à travers nous, comme le dit Dainin Sensei, en participant à la création du monde.
Et puis, seulement alors, quand nous sommes capables d'abandonner tout ce que sont nos petits calculs, notre petit confort qui est ce qui nous fait douloureusement croire que nous sommes un fragment insignifiant dans un univers étranger,
 quand nous abandonnons cela et ressentons à travers le Zazen la vie qui nous traverse, qui passe à travers nous, au-delà de nos limites humaines, alors nous pouvons vraiment accepter chaque jour tel qu'il est, quand il est beau, quand il pleut, quand nous faisons face à une épreuve douloureuse, en difficulté, en satisfaction, et en utilisant les mots du grand Rudyard Kipling du poème Si, alors nous pourrons vraiment
"rencontrer triomphe et désastre et traiter ces deux imposteurs de la même manière".









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