Estratto dal libro: Bere la luna e cavalcare le nuvole di Federico Dainin-Jôkô Sensei
Centre Zen "La Montagne Sans
Sommet" - Paris
una foglia d’acero mostra
il rosso, si agita
E
tu? Se dovessi
abbandonare tutto,
che cosa vedremmo noi?
Siediti
con quello che sei.
Troppe
persone riducono lo zazen ad una tecnica posturale. Anche i templi e i dojo sono pieni di
praticanti, monaci, monache e maestri zen che giocano a scimmiottare la statua
del Buddha. Non ti fare ingannare, non perdere il tuo prezioso tempo in tali
buffonate. Ridurre lo zazen a una bella postura della seduta, é perdere la
compassione, la gioia, l’intensità della presenza. E morire.
Meditare
é andare al di là delle nostre considerazioni personali per comprendere che in
questo mondo, nella nostra vita, non c’é niente di fondamentalmente buono o
cattivo. Un giorno fa bello, siamo felici; un altro giorno può piovere , oppure
capitare una prova dolorosa. Eppure non c’e un giorno che sia migliore, più
nobile di un’altro. Lo capisci? Quando il sole smette di brillare, l’erba non é
meno bella di notte. La realtà non ha bisogno delle nostre opinioni, poiché le
nostre opinioni non sono la realtà. La realtà ha solo bisogno di ciò che é più prezioso
in te: la tua vita, la tua vera vita, presente. La realtà non ha bisogno delle
nostre illusioni; le nostre opinioni sono le nostre illusioni. E le nostre
illusioni sono le nostre sofferenze. La realtà, il mondo, l’universo, questa
realtà che é la tua e che al tempo stesso
partecipa alla realtà della creazione, non ha bisogno delle tue
opinioni. Ha bisogno della tua presenza.
"Un
giorno un monaco chiese al suo maestro:
- Fa tanto caldo, come possiamo
sfuggire al caldo?
- Perché non vai in un posto dove non
faccia né caldo né freddo?
- Esiste un luogo che non sia né caldo
né freddo?
- Quando fa caldo - dice il maestro - dovresti essere un buddha caldo. Quando fa freddo, dovresti essere un buddha
freddo. Il luogo dove non fa né caldo né freddo é qui”.
Commento di Taigō Sensei
Con queste parole Dainin Sensei ci vuole
invitare, ci vuole esortare, a non cadere nella trappola di fare dello Zazen
una tecnica, un'ennesima prestazione, un'ennesima performance. Molti di noi che
praticano da tanti anni sono stati dolorosamente testimoni di questa pericolosa
tendenza. Oggi si tende a fare dello Zazen una tecnica, viene proposto come una
tecnica di concentrazione, che permette di migliorare la nostra prestazione.
Lo adottano per migliorare la propria
concentrazione quelli che giocano in borsa, addirittura, ridefinendolo
mindfulness, lo insegnano ai militari per imparare a sparare con più
precisione.
Potete immaginare quanto questo sia
lontano dallo Zazen del Buddha.
Ma anche in maniera meno drammatica di
un soldato che spara ad un altro uomo, lo Zazen può diventare uno strumento
pericoloso in chi ne fa una prestazione tecnica, una performance, uno strumento
di autoaffermazione.
Dōgen Zenji nel Fukan Zazengi, che
scrisse appena rientrato dalla Cina per illustrare ciò che aveva imparato riguardo allo Zazen, descrive
dettagliatamente il modo in cui dobbiamo preparare il luogo che ospiterà il
nostro Zazen, il modo in cui dobbiamo assumere la postura.
Però poi scrive anche:
“Non misurare quanto hai realizzato
della via [misurare Buddha]: essa non ha niente a che fare con lo stare seduti
o sdraiati.
Questo sedere in Zazen non ha niente a
che vedere con l’apprendere una tecnica di concentrazione è invece
semplicemente la pacifica e gioiosa diretta porta d’accesso al Dharma. E’
l’esperienza pratica del Perfetto Risveglio. E’ la realizzazione dell’Universo
libero da limiti e ostacoli.
Comprendere questo è divenire come il
drago che è tornato all’acqua, o come la tigre che torna al suo rifugio nella
montagna.
Ricorda, il vero Dharma si manifesta
naturalmente davanti a noi, e l’oscurità (ignoranza) e la distrazione sono
abbandonate.”
Quindi Dōgen Zenji ci fa capire come il
sedere in Zazen sia già sedere nel Risveglio alla Totalità e che non c'è altro
da cercare, che dobbiamo abbandonare quella che è la nostra piccola convenienza
umana quando sediamo in Zazen.
Dobbiamo evitare di farne uno strumento,
evitare di manipolare lo Zazen per farne uno strumento a nostro misero
beneficio. Allora sedendo con questo spirito, il nostro Zazen diventa la vita
intera così come è, nuda, priva delle nostre opinioni, delle nostre illusioni,
delle nostre piccole esigenze umane. Il nostro Corpo-Mente diventa la vita che
scorre attraverso di noi.
La nostra mano quando agiamo, perchè
Zazen significa che quando ci alziamo da questo seggio dobbiamo continuare a
vivere la nostra vita e i nostri gesti quotidiani con questa mente con questo
atteggiamento del corpo e della mente, e quindi la nostra mano non è più solo
la nostra mano che agisce, ma diventa la mano dell'Universo che agisce
attraverso di noi, come dice Dainin
Sensei, nel partecipare alla creazione del mondo.
E allora, solo allora, quando siamo in
grado di abbandonare tutto quello che è il nostro piccolo calcolo, la nostra
piccola convenienza che è quello che ci fa dolorosamente pensare di essere un frammento insignificante
in un universo estraneo, quando abbandoniamo questo e sentiamo attraverso lo
Zazen la vita che fluisce attraverso di noi , che passa attraverso di noi, al
di la delle nostre umane limitazioni allora possiamo davvero accettare ogni
giorno così com'è, quando è bello, quando piove, quando affrontiamo una prova
dolorosa, nella difficoltà, nella soddisfazione, e usando le parole del grande
Rudyard Kipling della poesia Se, allora saremo davvero in grado di “incontrare
il trionfo e il disastro e trattare questi due impostori allo stesso modo”.
Extrait de Boire la lune et chevaucher
les nuages Federico Daīnin Jõkõ Sensei
En tombant,
La feuille d'érable montre
Le rouge, montre l'émoi.
Et toi, si tu devais
Tout laisser tomber,
Que verrions nous?
Avec ce que tu es, assieds-toi.
Trop de personnes réduisent zazen à une
technique posturale. Même les temples et les dojos sont remplis de pratiquants,
moines, nones et maîtres zen qui jouent à singer la statue du Bouddha. Ne te
leurre pas, ne perds pas ton précieux temps en de telles singeries. Réduire
zazen à une belle posture de l'assise, c'est perdre la compassion, la joie,
l'intensité de la présence. Et mourir.
Méditer, c'est aller au-delà de nos
considérations personnelles pour comprendre que dans ce monde, dans notre vie,
il n'y a rien de fondamentalement bon ou mauvais. Un jour il fait beau, nous
sommes heureux ; un autre jour il peut pleuvoir, ou survenir une épreuve
douloureuse. Pourtant il n'y a pas un jour qui soit meilleur, plus noble que
l'autre. Tu comprends ? Quand le soleil cesse de briller, l'herbe n'en est pas
moins belle la nuit. La réalité n'a pas besoin de nos opinions, car nos
opinions ne sont pas la réalité.
La réalité a juste besoin de ce qu'il y a de
plus précieux en toi : ta vie, ta vie véritable, présente. La réalité n'a pas
besoin de nos illusions ; nos opinions sont nos illusions. Et nos illusions,
sont nos souffrances.
La réalité, le monde, l'univers, cette réalité
qui est la tienne et qui à la fois participe à la réalité de la création n'a
pas besoin de tes opinions. Elle a besoin de ta présence.
Un jour, un moine demanda à son maître :
«ll fait si chaud ! Comment peut-on donc
fuir la chaleur ?
Pourquoi ne vas-tu pas dans un lieu où il ne fait ni chaud ni froid ?
Existe-t-il un lieu où il ne fait ni chaud ni froid ?
— Lorsqu'il fait chaud, dit le maître,
tu devrais être un bouddha chaud. Quand
il fait froid, tu devrais être un bouddhafroid. Ici est le lieu où il ne fait
ni chaud ni froid.»
Extrait de Boire la lune et chevaucher
les nuages Federico Daīnin Jõkõ Sensei
Traduction du commentaire de Paolo-Taigõ
faite par Davide-Kudai
Avec ces mots, Dainin Sensei veut nous
inviter, il veut nous exhorter, à ne pas tomber dans le piège de faire de Zazen
une technique, encore une autre performance, encore une autre démonstration.
Beaucoup d'entre nous qui pratiquons depuis de nombreuses années ont
douloureusement assisté à cette dangereuse tendance. Aujourd'hui nous avons
tendance à faire du Zazen une technique, il est proposé comme technique de
concentration, ce qui nous permet d'améliorer nos performances.
Il est adopté pour améliorer sa
concentration, par ceux qui jouent en bourse. De plus, en le redéfinissant
“Mindfulness”, il est enseigné aux militaires pour apprendre à tirer avec plus
de précision.
Vous pouvez imaginer à quelle distance
ceci est du Zazen du Bouddha.
Mais même de façon moins dramatique
qu'un soldat qui tire sur un autre homme, Zazen peut devenir un outils
dangereux pour ceux qui en font une performance technique, une démonstration,
un instrument d'affirmation de soi.
Dōgen Zenji dans le texte Fukan Zazengi,
qui a écrit dès son retour de Chine pour illustrer ce qu'il avait appris sur
Zazen, décrit en détail comment nous devons préparer le lieu où notre Zazen
sera hébergé, la façon dont nous devons adopter la posture.
Mais il écrit également:
«Ne mesurez pas ce que vous avez
accompli de la Voie [mesurez Bouddha]: cela n'a rien à voir avec la position
assise ou couchée.
Cette assise en Zazen n'a rien à voir
avec l'apprentissage d'une technique de concentration mais est simplement la
paisible, joyeuse et directe porte d'accès vers le Dharma.
C'est l'expérience pratique de l'éveil
parfait.
C'est la réalisation de l'univers libre
de limites et d'obstacles.
Comprendre cela, c'est devenir comme le
dragon qui est retourné à l'eau, ou comme le tigre qui retourne à son refuge
dans la montagne.
Rappelez-vous, le vrai Dharma se
manifeste naturellement devant nous, et l'obscurité (l'ignorance) et la
distraction sont abandonnées.»
Donc Dōgen Zenji nous fait comprendre
comment s'asseoir en Zazen est déjà =
être assis dans l'Éveil de la Totalité
et qu'il n'y a rien d'autre à chercher, que nous devons abandonner ce qui est
notre petite commodité humaine lorsque nous nous asseyons en Zazen.
Nous devons éviter d'en faire un
instrument, d'éviter de manipuler Zazen pour en faire un instrument à notre
profit. Alors assis dans cet esprit, notre Zazen devient toute la vie telle
qu'elle est, nue, libre de nos opinions, de nos illusions, de nos petits
besoins humains.
Notre corps-esprit devient la vie qui
coule à travers nous.
Notre main lorsque nous agissons, parce
que Zazen signifie que lorsque nous nous levons de ce siège, nous devons
continuer à vivre nos vies et nos gestes quotidiens avec cet esprit avec cette
attitude de corps et d'esprit, et donc notre main n'est plus seulement nôtre
main qui agit, mais devient la main de l'Univers qui agit à travers nous, comme
le dit Dainin Sensei, en participant à la création du monde.
Et puis, seulement alors, quand nous
sommes capables d'abandonner tout ce que sont nos petits calculs, notre petit
confort qui est ce qui nous fait douloureusement croire que nous sommes un
fragment insignifiant dans un univers étranger,
quand nous abandonnons cela et ressentons à
travers le Zazen la vie qui nous traverse, qui passe à travers nous, au-delà de
nos limites humaines, alors nous pouvons vraiment accepter chaque jour tel
qu'il est, quand il est beau, quand il pleut, quand nous faisons face à une
épreuve douloureuse, en difficulté, en satisfaction, et en utilisant les mots
du grand Rudyard Kipling du poème Si, alors nous pourrons vraiment
"rencontrer triomphe et désastre et
traiter ces deux imposteurs de la même manière".
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