Pubblichiamo un estratto da una lezione tenuta da
Sensei Paolo Taigō Spongia presso il Tora Kan Dōjō durante la Pratica Zen. Le
lezioni hanno un carattere colloquiale del quale tener conto durante la
lettura.
Uno dei princìpi più
importanti che ci insegna lo Zazen è l’inconsistenza, l’insostanzialità del
nostro pensiero.
Ci mostra come il
nostro pensiero, come qualsiasi altro fenomeno, sia in continua trasformazione,
come non abbia una sostanza stabile, immutabile e come sia condizionato da
mille fattori (educazione, ambiente, stato di salute, fattori chimici…).
Se facciamo tesoro di questo
prezioso insegnamento impareremo che è sbagliato e pericoloso attaccarsi a
delle ideologie, a convinzioni ferme… impareremo a rimanere aperti e
disponibili. Disponibili a sovrascrivere costantemente il nostro pensiero a
seconda di come la realtà si manifesta.
Un pensiero, un’idea o
progetto d’azione che è valido ed efficace qui ed ora, in questo momento, può avere
un effetto disastroso in un altro momento.
Qualcuno ha detto che
l’ideologia, ovvero la fissità del pensiero, è una sorta di cecità volontaria.
Ci afferriamo ad
un’ideologia perché non vogliamo vedere e accettare una realtà che è in continua
trasformazione.
Non riusciamo ad accettare che la realtà non abbia alcun appiglio fisso che possa rassicurarci.
Non riusciamo ad accettare che la realtà non abbia alcun appiglio fisso che possa rassicurarci.
E’ un altro modo di innescare
quella sofferenza di cui parlava il Buddha che deriva dall’attaccamento, dalla
ricerca di qualcosa di solido e immutabile perchè in realtà, nulla è immutabile
tantomeno i nostri processi mentali che sono condizionati e straordinariamente
mutevoli.
L’attaccarsi alle
proprie convinzioni è un modo per fuggire dalle responsabilità che la
vita ci mette di fronte scombinando costantemente i nostri piani.
Qualcuno affermava: ‘la vita è quel che ti accade mentre stai facendo altri progetti’, e allora ci si attacca ad un’ideologia, a delle convinzioni perchè ci sentiamo rassicurati.
Ma questo conduce a sofferenza e fallimento.
Qualcuno affermava: ‘la vita è quel che ti accade mentre stai facendo altri progetti’, e allora ci si attacca ad un’ideologia, a delle convinzioni perchè ci sentiamo rassicurati.
Ma questo conduce a sofferenza e fallimento.
Dovremmo essere capaci
di sovrascrivere costantemente il nostro
pensiero.
Poter cambiare opinione da un’ora all’altra, e non per una forma di volubilità, ma perché le condizioni sono cambiate, perché abbiamo visto o percepito qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che ci chiama urgentemente in un’altra direzione.
Questo può creare disorientamento e disappunto in chi ci circonda perché non hanno più nulla a cui aggrapparsi, perché non sanno in che direzione decideremo di andare.
Ci vorrebbero invece ben inscatolati in un percorso predefinito e prevedibile.
Poter cambiare opinione da un’ora all’altra, e non per una forma di volubilità, ma perché le condizioni sono cambiate, perché abbiamo visto o percepito qualcosa di nuovo, di diverso, qualcosa che ci chiama urgentemente in un’altra direzione.
Questo può creare disorientamento e disappunto in chi ci circonda perché non hanno più nulla a cui aggrapparsi, perché non sanno in che direzione decideremo di andare.
Ci vorrebbero invece ben inscatolati in un percorso predefinito e prevedibile.
Non dovremmo mai dare
per scontato il pensiero di un’altra persona.
Così come non dovremmo considerare le nostre ideologie come la nostra identità.
Così come non dovremmo considerare le nostre ideologie come la nostra identità.
Abbandonare l’ego significa anche questo.
Non attaccarsi al
proprio pensiero consolidando quell’identità fittizia che la società e noi
stessi ci siamo imposti.
Lasciar fluire il
pensiero, pensare col corpo, perchè il pensiero del corpo raggiunge profondità
inimmaginabili.
Questa flessibilità
dell’azione e del pensiero permette di adattarsi alle circostanze, di cambiare direzione
e strategia istantaneamente e questo è fondamentale nell’arte del combattimento
che studiamo.
Bisogna essere pronti a
cambiare immediatamente la nostra azione e di conseguenza il nostro pensiero
con il mutare delle circostanze.
Questo non significa che non dobbiamo avere un orientamento, dei princìpi.
Questo non significa che non dobbiamo avere un orientamento, dei princìpi.
E’ come navigare
orientandosi con le stelle, ci si orienta e si tende ad una direzione ma nello
stesso tempo il percorso può variare a seconda delle maree, del vento, a
seconda degli ostacoli… Voler ostinatamente navigare nella stessa direzione
porta ad un sicuro naufragio.
Per quel che mi riguarda la mia Stella Polare che indica la direzione verso cui muovere la mia vita è il Buddhadharma.
Per quel che mi riguarda la mia Stella Polare che indica la direzione verso cui muovere la mia vita è il Buddhadharma.
E il modo migliore per
essere preparati e pronti a far questo è quello di prendersi estrema cura di tutte le condizioni e dettagli che
incontriamo strada facendo nella direzione che ci siamo proposti.
Non si deve essere
ossessionati dal risultato finale, non c’è nessun traguardo che può essere
raggiunto guardando lontano.
Dobbiamo invece tenere lo sguardo concentrato sul
passo che stiamo compiendo mentre ci muoviamo in quella direzione e prenderci cura
di quel che incontriamo lungo il cammino.
In tal modo avremo anche la concentrazione, la sensibilità e la prontezza di
scorgere le variazioni del ‘paesaggio’ che ci suggeriscono nuovi itinerari da
percorrere.
Se ci siamo presi attenta cura delle condizioni, spesso apparentemente
irrilevanti, che incontriamo lungo il cammino il risultato non potrà che essere
il migliore possibile.
Deshimaru Roshi affermava: "La vita è come una linea fatta di tanti punti, ogni
punto è un momento, dobbiamo tracciare fortemente ogni momento, ogni punto, e
alla fine la linea della nostra vita sarà una linea forte, ben tracciata."
Taigō Sensei |
© Tora Kan Dōjō
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