martedì 28 agosto 2018

Tutti hanno un piano...finchè non prendono un pugno.




Condividiamo una riflessione di Sensei Taigō sulla Pratica dell’Arte Marziale


Mettendo da parte la mia mancanza di simpatia per questo animale da ring (Mike Tyson n.d.r.) la sua frase ha un significato molto più ampio per coloro che praticano l’Arte Marziale....

“Tutti hanno un piano fintanto che non prendono un pugno in faccia”

Prendere un pugno in faccia o al corpo di tanto in tanto fa molto bene e insegna moltissimo (non troppi che fa male e significa che non siamo molto preparati a schivarli e bloccarli).

Oggi il contatto fisico, il rischio di subire dei colpi, è accuratamente evitato dagli odierni cosiddetti cultori delle arti marziali che ormai si limitano a mimare il combattimento senza mai affrontarlo davvero, eliminando dal proprio allenamento la dura pratica che prepara allo scontro reale.

Questo li condanna ad una pratica per lo più insignificante ed inefficace sotto il profilo marziale e sotto il profilo formativo ed educativo.

Uno degli apprendimenti fondamentali della vera Arte Marziale è quello di imparare a ricevere un colpo.
Saperlo assorbire con disinvoltura (Tai Atari, pratica fondamentale del Goju-Ryu di Okinawa) quando lo abbiamo intuito per approfittare dell’occasione che si crea per chiudere la distanza sull’avversario o  non essere sopraffatti dal dolore e, soprattutto dalla sorpresa quando arriva inatteso.

Ricevere un colpo durante la Pratica, insegna a controllare il fisiologico shock e la sorpresa che ne derivano per non lasciare ulteriori spazi all’avversario che ne possa approfittare in uno scontro reale.

Insegna a gestire le proprie emozioni e a non far condizionare la propria azione dalle stesse, capacità fondamentale nella vita quotidiana, nelle relazioni e nel lavoro.

Così nella vita, puoi fare tutti i piani che vuoi ma solo se sei capace di rimanere in piedi e mantenere la lucidità quando ricevi un forte colpo inatteso potrai avere la lucidità per capire quel che c’è da fare per non soccombere.
Questo insegnano le vere Arti Marziali il resto è un gioco.

Citando il Maestro Deshimaru dal suo ‘Zen e Arti Marziali’:

".... così riducono le arti marziali a semplici discipline sportive. Quelli invece che vogliono cogliere una dimensione più elevata del proprio essere, della propria vita, non devono imitarli.
Non si può costringere né criticare nessuno. Tuttavia potrei dire che i primi sono come bambini che giocano con le macchinine, gli altri ne guidano di vere.”



© Tora Kan Dōjō








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