L’Hagakure
insegna:
“È
bene che il samurai, anche quando è sul punto di essere decapitato, conservi
l'abilità di compiere un'ulteriore azione senza incertezze. Se saprà tramutarsi
in un fantasma vendicatore e mostrare grande determinazione, benché privato
della testa, egli non morirà”
“L'uomo
calcolatore è un codardo. Affermo questo perché i calcoli concernono sempre il
guadagno e la perdita, e l'opportunista si preoccupa sempre di ciò. Morire è
una perdita, vivere è un guadagno ed è così che spesso si decide di non morire,
ma questo è un atto di viltà. Allo stesso modo, chi ha ricevuto una
buon'educazione può mascherare con la sua intelligenza ed eloquenza, la
codardia o la cupidigia che costituiscono la sua vera natura. Molte persone non
se ne rendono conto.”
“Abbiamo
la tendenza a pensare che la vita quotidiana sia diversa dall'attimo decisivo;
così, quando arriva il momento di agire, non siamo mai pronti [...] «il momento
presente è adesso» significa prepararsi costantemente all'imprevisto.”
Coinvolgimento
totale è quel che ci insegna lo Zazen.
Impegnare
tutta la nostra attenzione ed energia nell’assumere la postura determina una
metamorfosi del corpo e della mente (Shin Jin Datsu Raku).
Si
incrociano correttamente le gambe, ci si centra e si distende la spina dorsale
tra cielo e terra e si rimane lì di fronte a noi stessi e alla vita senza
cercare vie di fuga.
L’uomo
contemporaneo è sempre in cerca di vie di fuga e si dispone all’azione e alla
vita con incertezza, senza una vera determinazione.
Raramente
quando propongo ai miei allievi un semplice progetto d’azione mi sento
rispondere: ‘Sì, ci sono!’ ‘Presente’, la riposta più frequente è: ‘penso di sì
all’80%....’
Ci si lascia sempre una via di fuga, si prende tempo per calcolare profitto e perdite.
Ci si lascia sempre una via di fuga, si prende tempo per calcolare profitto e perdite.
Ma
come si può essere efficaci nell’azione se invece di guardare con determinazione
davanti a noi ci guardiamo intorno in cerca di vie di fuga?
Se
non siamo in grado di offrire una risposta chiara e decisa alla domanda che la
vita ci pone di momento in momento (Genjō Koan)?
Lo
Zazen e l’educazione Zen ci insegnano a non cercare vie di fuga e a rispondere
alla vita : ‘Presente!!’ in qualsiasi condizione.
Philippe
Petit, funambolo o meglio artista del cielo come ama definirsi, afferma: ‘Non
ho mai paura sul filo, sono troppo impegnato’
Ecco,
è questa condizione di spirito che si deve evocare in ogni azione della nostra
vita.
Dovremmo
vivere con la stessa concentrazione e determinazione che ci sarebbe richiesta se
ci trovassimo in equilibrio su di una fune e fossimo chiamati a muovere un
passo.
Non
ci è dato pensare ad altro, dobbiamo muovere un passo deciso ed equilibrato senza
esitazioni, senza troppi calcoli.
Ovvio
che questo atteggiamento dello spirito debba essere allenato, proprio come il
camminare sul filo.
Si deve essere educati all’equilibrio e alla
determinazione, soprattutto oggi, in questa società molle, che educa a fuggire
ogni sforzo, difficoltà e responsabilità.
L’educazione
del Dōjō, dello Zen e delle Arti Marziali, hanno anche questo obiettivo.
Le cosiddette arti marziali sono state addomesticate e adattate alla mollezza e
pavidità dei praticanti odierni e farebbe un gran bene oggi a questi bambini
che giocano ai samurai l’essere educati in un vero Dōjō Zen per ritrovare lo
spirito del Budō.
Il mio primo Maestro affermava: 'Oggi lo Zen ha bisogno del Budō tanto quanto il Budō ha bisogno dello Zen.'
Sempre
il buon Petit afferma: ‘la mia esibizione dura pochi minuti ma ho chilometri di
filo nella testa’.
Esercizio
continuo (Gyōji) finchè il gesto diventa davvero nostro, spontaneo, naturale e
pertanto sicuro.
Allora
si potrà avanzare con decisione ed entusiasmo sul filo della vita come Petit
tra le due torri.
Avanzando decisamente sulla nostra strada senza
la necessità di cercare vie di fuga.
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