Ascoltando
il loro canto potremmo pensare che è arrivata la primavera e con la primavera
questi uccellini...
In
realtà gli uccellini con il loro canto sono la primavera, non c'è nessuna
primavera oltre questo canto.
Quando
sediamo in Zazen siamo Buddha, non c'è nessun Buddha da cercare oltre questo
Zazen.
L'uccellino
non pensa di cantare per esprimere la primavera, il suo canto È la primavera.
Noi
non pratichiamo per raggiungere o esprimere qualcosa in particolare,
pratichiamo perché è la Natura di Buddha che si esprime e si manifesta nelle
nostre azioni, così come la primavera si manifesta nel canto degli uccelli,
nello sbocciare dei fiori, nello schiudersi dei germogli...
Quando
pratichiamo stiamo cantando la primavera del Buddha, la primavera del
Risveglio, la primavera della pienezza della vita...
Ce
ne dimentichiamo troppo facilmente; la pratica che è la nostra via dovrebbe
essere naturale come per l'uccellino cantare, non un'espressione artificiosa e
forzata.
Questo
possiamo farlo solo se ci spendiamo fino in fondo, nello spenderci scompariamo
nell'azione comune... allora la Sesshin diventa il canto di uno stormo di
uccelli in primavera.
Come
uno stormo che si muove misteriosamente insieme, cambiando direzione,
disegnando delle forme nel cielo, altrettanto accade in una Sesshin.
Bisogna
innescare l'alchimia che permette all'azione comune di svolgersi quasi
magicamente, ci si ritrova a muoversi insieme, senza calcoli, completamente
abbandonati al flusso della Pratica.
È
come camminare in una cordata in montagna.
Ognuno fa attenzione a come muove i propri passi per non rischiare di far cadere
delle pietre contro chi segue e nello stesso tempo per proteggere e sostenere
sé stessi e i propri compagni sapendo bene che si è legati da un destino comune.
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