sabato 18 aprile 2020

Sostenersi nell'Esercizio

Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigô Kônin Sensei durante la Pratica Zen.


Il Moppan, nel corridoio del Tora Kan Dōjō , 
segna i momenti della Pratica Zen
Qualche minuto prima dello Zazen bisognerebbe raccogliersi in silenzio in attesa dei suoni che invitano all’ingresso nel Dōjō
Bisognerebbe predisporsi a varcare la soglia del Dōjō.
Sono molto contento che voi coltiviate un’amicizia che va oltre la frequentazione nel Dōjō, è una cosa molto bella ed importante, ma dovete fare attenzione che l’intimità che vi lega non v’impedisca di coltivare la concentrazione e sostenervi vicendevolmente nell’esercizio.
Il legame che si crea praticando insieme nel Dōjō è molto profondo, si crea un’intimità molto profonda che richiede di essere custodita e protetta continuamente. 

Nel Dōjō dovreste sostenervi a vicenda mantenere e coltivare una profonda concentrazione; chi ha più esperienza dovrebbe mettersi al servizio ed essere da esempio.
Ognuno di voi deve essere un sostegno per gli altri, un modello per ricordare cosa siamo chiamati a fare in questo momento preciso. 
Ognuno di noi ha bisogno di questo sostegno nessuno escluso.

Taigō Sensei 
Se io percepisco la vostra concentrazione, questo mi aiuta a trovare la mia, mi aiuta ad instaurare la profondità del mio esercizio, e questo avviene per ognuno di noi.
Bisogna avere la capacità di cogliere l’essenza di ogni situazione e sapersi adeguare, armonizzare.
Incontrarsi di fronte ad un bicchiere di vino, in una pizzeria, non è la stessa cosa che incontrarsi nel Dōjō per sedere insieme in Zazen. E non significa che quel momento richieda meno concentrazione o sia meno prezioso. 
Ogni momento richiede una forma precisa perché sia vissuto a pieno, perché sia onorato nella forma che gli è congeniale. Se sbagliamo la forma, il tempo adeguati alla situazione che stiamo vivendo, perdiamo l’essenza di quel momento e anche la nostra azione non sarà efficace.
Lo so che non è facile, perché più si diventa intimi, amici, più si creano legami, e più questo diventa per certi versi difficile, impegnativo ma è proprio lì che inizia il nostro esercizio, è lì che la Pratica si fa potente e anche esigente e ci costringe a riflettere sul significato autentico e profondo della relazione con gli altri.
Bisogna coltivare un legame che vada oltre l’idea di legame a cui siamo abituati a pensare.


Dettaglio dello Zendō
Nel Dōjō è come essere uniti in una cordata in alta montagna, ognuno è responsabile della vita e della sicurezza degli altri e ognuno può onorare questa responsabilità innanzitutto rimanendo concentrato sui propri passi.
Se veniste al Dōjō con vostro marito, fidanzato, un vostro intimo amico, nel momento in cui sedete nel Dōjō dovreste guardarlo come si guarda un Buddha, non vederlo più con lo sguardo ordinario con cui lo guardate tutti i giorni, allora forse, uscendo dal Dōjō potrete scoprire aspetti prima sconosciuti della vostra relazione.
Altrimenti, come succede molto spesso nei luoghi di Pratica, si rischia di far scadere le nostre riunioni nell’ennesima distrazione, in una ricerca di un conforto diverso da quello che deve dare l’esercizio dello Zazen.
Molti vengono al Dōjō per trovare un’ennesima occasione per distrarsi da sé stessi e trovare conforto alle proprie convinzioni ma la Pratica del Dōjō con il sostegno del Sangha deve accompagnare con decisione a coltivare un nuovo sguardo sulla propria vita.
Vi esorto a fare attenzione dunque, a rimanere concentrati, ad assumere ognuno di noi, dal principiante al più esperto la responsabilità di contribuire a rendere l’atmosfera del Dōjō densa e solenne questo aiuterà ognuno di noi a praticare con più profondità e ad instaurare dei legami davvero profondi al di là dei nostri condizionamenti e delle nostre simpatie o antipatie.

(trascrizione a cura di Monica Tainin De Marchi)




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