“Cerca
di trovare la tua individualità, la tua integrità e prova a non scendere a
compromessi. Più scendi a compromessi, meno sei un individuo.”
Una
volta realmente fatta esperienza di qualcosa, non è più possibile scendere a
compromessi.
Due
donne si recarono alla corte del re perché entrambe dichiaravano di essere la
madre di un bambino. Ognuna delle due insisteva che il piccolo fosse suo. Il re
doveva prendere una decisione, e la cosa era difficile, in base a cosa
decidere? Entrambi i mariti delle donne erano morti in guerra servendo il suo
regno, e il bambino era tutto ciò che restava alla madre.
Alla
fine il re girò la domanda al suo Maestro, che disse: “È molto semplice.
Portatemi il bambino”. Quando il bambino fu davanti al Maestro, questi chiese
al re di tagliarlo in due, e di darne una metà a ciascuna delle due donne. Il
re fu scioccato a quella richiesta. “Cosa dici?” esclamò, ma prima che il re
potesse aggiungere un’altra parola, il Maestro sguainò la spada, pronto a
colpire. In quel momento, una delle due donne si precipitò ai piedi del Maestro
e disse: “No! Date pure il bambino a quell’altra donna. È suo, non è mio!”. E
il Maestro dette il bambino proprio alla donna che vi aveva rinunciato. Il re
chiese: “Non capisco. Questa donna dice che il bambino non è suo”. Il Maestro
rispose: “Solo la vera madre non avrebbe sopportato di veder tagliare il
bambino in due. Per l’altra donna non è un problema, non è suo figlio. La prima
donna non è pronta a scendere a compromessi: o il bambino intero o niente”.
Quando
possiedi una verità diventi quasi come una madre, dai vita a un’esperienza: o
la possiedi interamente oppure preferisci non averla per niente. Non sei
disposto a vederla tagliata in due, perché qualsiasi esperienza viva, se
tagliata in due, muore. Tutti i compromessi sono cosa morta.
Nell’intera
storia dell’umanità, nessuno che abbia conosciuto anche solo uno sprazzo della
Verità è mai sceso a compromessi; piuttosto era pronto a morire. È successo con
al-Hillaj Mansur. Il suo insegnante, Junnaid, lo amava moltissimo e per anni
cercò di persuaderlo: “Non dichiarare in pubblico: ‘Ana’l haq–Io sono dio’. Va
bene farlo nella privacy della tua stanza, ma per strada… Lo sai che la gente è
fanatica”. Ma al-Hillaj rispondeva: “Sei sceso a compromessi con la società.
Sei un maestro rispettato, ma io non anelo alla rispettabilità, non nasconderò
la mia Verità in cambio della rispettabilità. La Verità è come il fuoco; non
può essere nascosta. Io la Verità devo gridarla a squarciagola”. E in un Paese
musulmano–dove il fanatismo è la regola–fu immediatamente catturato e portato
davanti al califfo perché: “Questo è contro la nostra religione; esiste un solo
dio, ed è nei cieli. Tu sei semplicemente un mortale. Nemmeno Maometto ha
detto: “Io sono dio”, ha asserito di essere soltanto il messaggero di dio. Sei
forse ammattito? O la smetti o la tua punizione sarà la morte”. Al-Hillaj
disse: “Accetto la morte, ma non posso scendere a compromessi su questo punto.
La mia esperienza è il divino. E asserisco che anche tu sei il divino, ma dio
in te è addormentato mentre in me è sveglio”. Junnaid si recò alla prigione per
persuaderlo: “Questa situazione non ha senso. Sei un uomo meraviglioso e sei un
giovane con un grande futuro; puoi diventare un grande Maestro. Io so che
quello che dici è vero, ma non riesci proprio a fare un piccolo compromesso?”.
Al-Hillaj disse: “Con tutto rispetto che ti porto, devo dire di no, tu non
conosci ciò che io dico, ecco perché sei sceso a compromessi. Tu l’hai soltanto
sentito; io l’ho visto, io lo sono. La morte non conta, ma scendere a
compromessi è fuori discussione”. Il giorno in cui fu appeso a una croce, si
radunarono migliaia di persone che, per manifestare la loro condanna, gli
tiravano delle pietre. Anche Junnaid era presente; a quel punto aveva capito
chiaramente di essere soltanto un sapiente mentre al-Hillaj aveva vissuto
l’esperienza reale. Tutti tiravano pietre–non farlo era rischioso perché la
gente avrebbe potuto pensare: “Allora quest’uomo è a favore di al-Hillaj”.
Junnaid aveva portato una rosa per tirargliela; gli altri avrebbero visto che
lanciava qualcosa, ma non avrebbero capito che si trattava di un fiore, nessuno
avrebbe sospettato che non avesse tirato una pietra. Il compromesso di Junnaid
agiva sia nei confronti della gente–il suo fingere di tirare una pietra–, sia
verso al-Hillaj–questi sicuramente lo cercava fra la folla, voleva vedere se
fosse venuto o no, e sarebbe stato da codardi non andare. Al-Hillaj sorrideva
mentre le pietre fioccavano su di lui ferendolo, mentre il sangue sgorgava e
inondava il suo corpo. Ma quando la rosa di Junnaid lo colpì, i suoi occhi si
riempirono di lacrime e iniziò a piangere. Gli fu chiesto: “Cosa succede? Con
tutte quelle pietre continuavi a sorridere, e ora qualcuno tira una rosa e i
tuoi occhi si riempiono di lacrime…”. Al-Hillaj rispose: “La gente che tira le
pietre non mi conosce, ma la persona che ha tirato la rosa mi conosce, conosce
la mia Verità. Ma è un codardo, e io provo vergogna a essere stato un suo
studente. Delle pietre non m’importa, ma quella rosa mi ha ferito
profondamente”.
Se
scendi a compromessi significa che ti senti su un terreno insicuro. Anziché
fare compromessi, trova un terreno solido, trova la tua radice, la tua
individualità, dei sentimenti sinceri e il sostegno del tuo cuore. Allora,
qualunque siano le conseguenze, non avrà importanza.
L’uomo
che è arrivato alla conoscenza sa perfettamente che niente può danneggiarlo. Lo
puoi uccidere, ma non puoi fargli alcun male. E l’uomo che non è arrivato alla
conoscenza, tremerà sempre, sarà sempre preoccupato. In quel tremore, in quella
preoccupazione, in quell’agonia, continuerà a fare compromessi con tutti, unicamente
per sentirsi al sicuro, per non essere ferito.
Cerca
di trovare la tua individualità, la tua integrità e compi lo sforzo di non
scendere a compromessi, perché più lo fai e meno sei un individuo; con i
compromessi sei soltanto un ingranaggio della ruota, la piccola parte di un
grande meccanismo, una minuscola parte della folla, ma non un individuo che vive
a pieno diritto il proprio splendore.
Io
sono del tutto contrario al fare compromessi. La morte è molto più bella di una
vita di compromessi.
Osho
Beyond Enlightenment, CAP. 23
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