venerdì 28 luglio 2017

La Solitudine






Quando le persone sentono l’espressione «l’isola del sé» pensano spesso che significhi che devono vivere da sole ed escludere dalla propria vita la gente e tutto il resto. Ma questa pratica, questo tipo di «vivere da soli», non significa che intorno a te non c’è nessuno. Significa soltanto che sei saldamente insediato nel qui e ora; sei consapevole di tutto quello che sta succedendo nel momento presente.
Usi la tua presenza mentale per diventare consapevole di tutto, di ogni sentimento, ogni percezione di te stesso, oltre a quello che sta succedendo intorno a te nella tua comunità. Sei sempre con te stesso, non ti perdi. Quello è il modo più profondo di vivere una vita di solitudine.
Praticare la solitudine significa praticare l’essere in questo singolo momento, non prigioniero del passato, non trascinato via dal futuro, e soprattutto non trascinato via dalla folla.
Non devi isolarti nella foresta. Puoi vivere con le persone, andare in drogheria, camminare insieme ad altri, e puoi comunque godere del silenzio e della solitudine.
Nella società odierna, con così tante cose intorno a te che reclamano a gran voce la tua attenzione e la tua reazione, quella solitudine interiore è una cosa che devi imparare. Anche trascorrere un po’ di tempo da soli ogni giorno è positivo.
Magari pensi di poter essere contento unicamente quando ti trovi con altre persone, parlando e ridendo e spassandotela. Ma gioia e felicità possono essere smisurate anche in solitudine, talmente profonde da donarti una maggiore capacità di condividere. Se hai profonda gioia e felicità, sviluppate in solitudine, hai molto da dare. Senza la capacità di stare solo ti esaurisci sempre più. E quando non hai abbastanza nutrimento per te stesso non hai molto da offrire agli altri. Ecco perché è importante imparare a vivere in solitudine.
Ogni giorno dedica un po’ di tempo allo stare da solo, perché facilita la pratica di nutrire te stesso e osservare in profondità. Questo non significa che è impossibile praticare lo stare soli e l’osservare in profondità quando si è con una folla di persone. È possibile. Persino quando sei seduto nella piazza del mercato puoi essere da solo e non venire trascinato via dalla folla. Sei ancora te stesso, ancora padrone di te stesso. Analogamente puoi essere ancora te stesso persino se ti trovi coinvolto in una vivace discussione di gruppo e persino se esiste una forte emozione collettiva. Puoi continuare a dimorare al sicuro e saldamente nella tua isola.
Ci sono due dimensioni di solitudine e sono entrambe importanti. La prima è essere soli fisicamente. La seconda è riuscire a essere sé stessi e rimanere centrati persino nel bel mezzo di un gruppo. È perché sei a tuo agio nella solitudine che puoi essere in comunione con il mondo. Mi sento legato a te perché sono pienamente me stesso. È semplice: per legarsi davvero al mondo devi prima tornare a collegarti con te stesso.

Da ‘Il Dono del Silenzio’
Di  Thich Nhat Hanh
Ed. Garzanti


© Tora Kan Dōjō






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