Uno dei miei maestri era solito ripetercelo come un
mantra. Diceva: «Solo se non siete distratti si può chiamare meditazione. Non
esiste meditazione buona o cattiva, si può solo essere distratti o non
distratti, consapevoli o non consapevoli». Di fatto gli piaceva paragonarla a
un’uscita a teatro. Immaginate di assistere a uno spettacolo di diversi atti.
Il vostro unico ruolo è quello di stare comodi, rilassarvi e guardare la storia
che si svolge di fronte a voi. Non è vostro compito dirigere lo spettacolo, né
salire sul palco e mettervi a interferire con le vicende narrate. Può essere
una storia di amore romantico, di gesta eroiche o di intrighi misteriosi.
Oppure contenere tutti questi elementi insieme. Può trattarsi di uno spettacolo
incalzante che vi lascia senza fiato, oppure avere un ritmo molto lento che vi
rilassa e vi fa sentire bene. Il punto è che, a prescindere da quel che accade,
il vostro unico compito è assistere allo spettacolo allestito per voi.
All’inizio può sembrare piuttosto facile, ma forse la narrazione procede
lentamente e dopo un po’ iniziate a sentirvi irrequieti. Magari vi guardate
intorno in cerca di qualche distrazione o vi mettete a pensare alle cose che
dovete fare il giorno successivo. A quel punto, vi ritrovate completamente
inconsapevoli di quello che succede sul palco. È una tendenza diffusa, quando
si impara a meditare, perciò non siate duri con voi stessi. Per di più, nel
momento in cui vi rendete conto che la mente si è distratta, tornate
automaticamente a farvi coinvolgere dallo spettacolo e a seguire di nuovo la
trama. Qualche volta la storia potrà essere particolarmente sgradevole. In
certi momenti è difficile non perdersi nello spettacolo. Magari vi mettete
addirittura a pensare al posto degli attori sul palco, vi sentite talmente
coinvolti, in quei momenti, che trovate difficile resistere alla tentazione di
urlare o di saltare sul palco in difesa degli attori. Oppure può trattarsi di
un racconto edificante, che fa nascere in voi sentimenti piacevoli e
confortanti. In certi momenti potrebbe capitarvi di scorgere qualcosa,
nell’attore o nell’attrice, che avete sempre desiderato avere nella vita.
Oppure vi torna in mente una vecchia relazione, e la mente si perde a vagare
nei ricordi. O magari vi sentite talmente ispirati dalla storia che ve ne state
lì pensando a come fare per invitare a uscire quella persona con cui volete
uscire da ben cinque anni. Sedersi a meditare è un po’ come assistere a quello
spettacolo. Le immagini e le voci non sono voi, così come lo spettacolo o il
film non sono voi. State guardando, osservando e testimoniando il dispiegarsi
di una storia. È questo che significa essere consapevoli. La vostra storia
personale, quella della vostra vita, continuerà a richiedere regia e
coinvolgimento, ma mentre siete seduti a osservare la mente durante la
meditazione, accomodarsi in poltrona fra il pubblico è di gran lunga il modo
migliore di guardare. Ed è sviluppando questa capacità di osservazione passiva
che vivrete l’esperienza della chiarezza e della sicurezza nel prendere
decisioni, apportare cambiamenti e vivere con maggior pienezza. Ripensate al
cielo azzurro: è sempre stato lì. La consapevolezza non è qualcosa che dovete
creare, è sempre presente. Dobbiamo solo ricordarci di non dimenticarla.
immagine
tratta da http://margaretglatfelter.com/services/meditation/
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