domenica 29 marzo 2020

Non scendere a compromessi




“Cerca di trovare la tua individualità, la tua integrità e prova a non scendere a compromessi. Più scendi a compromessi, meno sei un individuo.”

 I compromessi si fanno perché non si è sicuri della propria verità, della propria esperienza.
Una volta realmente fatta esperienza di qualcosa, non è più possibile scendere a compromessi.
Due donne si recarono alla corte del re perché entrambe dichiaravano di essere la madre di un bambino. Ognuna delle due insisteva che il piccolo fosse suo. Il re doveva prendere una decisione, e la cosa era difficile, in base a cosa decidere? Entrambi i mariti delle donne erano morti in guerra servendo il suo regno, e il bambino era tutto ciò che restava alla madre.
Alla fine il re girò la domanda al suo Maestro, che disse: “È molto semplice. Portatemi il bambino”. Quando il bambino fu davanti al Maestro, questi chiese al re di tagliarlo in due, e di darne una metà a ciascuna delle due donne. Il re fu scioccato a quella richiesta. “Cosa dici?” esclamò, ma prima che il re potesse aggiungere un’altra parola, il Maestro sguainò la spada, pronto a colpire. In quel momento, una delle due donne si precipitò ai piedi del Maestro e disse: “No! Date pure il bambino a quell’altra donna. È suo, non è mio!”. E il Maestro dette il bambino proprio alla donna che vi aveva rinunciato. Il re chiese: “Non capisco. Questa donna dice che il bambino non è suo”. Il Maestro rispose: “Solo la vera madre non avrebbe sopportato di veder tagliare il bambino in due. Per l’altra donna non è un problema, non è suo figlio. La prima donna non è pronta a scendere a compromessi: o il bambino intero o niente”.
Quando possiedi una verità diventi quasi come una madre, dai vita a un’esperienza: o la possiedi interamente oppure preferisci non averla per niente. Non sei disposto a vederla tagliata in due, perché qualsiasi esperienza viva, se tagliata in due, muore. Tutti i compromessi sono cosa morta.
Nell’intera storia dell’umanità, nessuno che abbia conosciuto anche solo uno sprazzo della Verità è mai sceso a compromessi; piuttosto era pronto a morire. È successo con al-Hillaj Mansur. Il suo insegnante, Junnaid, lo amava moltissimo e per anni cercò di persuaderlo: “Non dichiarare in pubblico: ‘Ana’l haq–Io sono dio’. Va bene farlo nella privacy della tua stanza, ma per strada… Lo sai che la gente è fanatica”. Ma al-Hillaj rispondeva: “Sei sceso a compromessi con la società. Sei un maestro rispettato, ma io non anelo alla rispettabilità, non nasconderò la mia Verità in cambio della rispettabilità. La Verità è come il fuoco; non può essere nascosta. Io la Verità devo gridarla a squarciagola”. E in un Paese musulmano–dove il fanatismo è la regola–fu immediatamente catturato e portato davanti al califfo perché: “Questo è contro la nostra religione; esiste un solo dio, ed è nei cieli. Tu sei semplicemente un mortale. Nemmeno Maometto ha detto: “Io sono dio”, ha asserito di essere soltanto il messaggero di dio. Sei forse ammattito? O la smetti o la tua punizione sarà la morte”. Al-Hillaj disse: “Accetto la morte, ma non posso scendere a compromessi su questo punto. La mia esperienza è il divino. E asserisco che anche tu sei il divino, ma dio in te è addormentato mentre in me è sveglio”. Junnaid si recò alla prigione per persuaderlo: “Questa situazione non ha senso. Sei un uomo meraviglioso e sei un giovane con un grande futuro; puoi diventare un grande Maestro. Io so che quello che dici è vero, ma non riesci proprio a fare un piccolo compromesso?”. Al-Hillaj disse: “Con tutto rispetto che ti porto, devo dire di no, tu non conosci ciò che io dico, ecco perché sei sceso a compromessi. Tu l’hai soltanto sentito; io l’ho visto, io lo sono. La morte non conta, ma scendere a compromessi è fuori discussione”. Il giorno in cui fu appeso a una croce, si radunarono migliaia di persone che, per manifestare la loro condanna, gli tiravano delle pietre. Anche Junnaid era presente; a quel punto aveva capito chiaramente di essere soltanto un sapiente mentre al-Hillaj aveva vissuto l’esperienza reale. Tutti tiravano pietre–non farlo era rischioso perché la gente avrebbe potuto pensare: “Allora quest’uomo è a favore di al-Hillaj”. Junnaid aveva portato una rosa per tirargliela; gli altri avrebbero visto che lanciava qualcosa, ma non avrebbero capito che si trattava di un fiore, nessuno avrebbe sospettato che non avesse tirato una pietra. Il compromesso di Junnaid agiva sia nei confronti della gente–il suo fingere di tirare una pietra–, sia verso al-Hillaj–questi sicuramente lo cercava fra la folla, voleva vedere se fosse venuto o no, e sarebbe stato da codardi non andare. Al-Hillaj sorrideva mentre le pietre fioccavano su di lui ferendolo, mentre il sangue sgorgava e inondava il suo corpo. Ma quando la rosa di Junnaid lo colpì, i suoi occhi si riempirono di lacrime e iniziò a piangere. Gli fu chiesto: “Cosa succede? Con tutte quelle pietre continuavi a sorridere, e ora qualcuno tira una rosa e i tuoi occhi si riempiono di lacrime…”. Al-Hillaj rispose: “La gente che tira le pietre non mi conosce, ma la persona che ha tirato la rosa mi conosce, conosce la mia Verità. Ma è un codardo, e io provo vergogna a essere stato un suo studente. Delle pietre non m’importa, ma quella rosa mi ha ferito profondamente”.
Se scendi a compromessi significa che ti senti su un terreno insicuro. Anziché fare compromessi, trova un terreno solido, trova la tua radice, la tua individualità, dei sentimenti sinceri e il sostegno del tuo cuore. Allora, qualunque siano le conseguenze, non avrà importanza.
L’uomo che è arrivato alla conoscenza sa perfettamente che niente può danneggiarlo. Lo puoi uccidere, ma non puoi fargli alcun male. E l’uomo che non è arrivato alla conoscenza, tremerà sempre, sarà sempre preoccupato. In quel tremore, in quella preoccupazione, in quell’agonia, continuerà a fare compromessi con tutti, unicamente per sentirsi al sicuro, per non essere ferito.
Cerca di trovare la tua individualità, la tua integrità e compi lo sforzo di non scendere a compromessi, perché più lo fai e meno sei un individuo; con i compromessi sei soltanto un ingranaggio della ruota, la piccola parte di un grande meccanismo, una minuscola parte della folla, ma non un individuo che vive a pieno diritto il proprio splendore.
Io sono del tutto contrario al fare compromessi. La morte è molto più bella di una vita di compromessi.

Osho Beyond Enlightenment, CAP. 23



















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