Pubblichiamo l'estratto
di un Insegnamento offerto da Paolo Taigō Kōnin Sensei durante la Pratica
Zen.
E’ veramente un Mudra
molto sensibile e molto potente. A volte si dice: portate la vostra mente nel
palmo della mano sinistra. Nel tenere le mani ben aderenti all’addome,
nell’area che si trova più o meno quattro centimetri sotto l’ombelico, dovete
abbassare le spalle, spingere i gomiti un po’ in avanti come se dovessero
allinearsi ai polsi e fare in modo di aprire le braccia dal corpo, come in
un inizio d'abbraccio. L’attenzione a questa posizione delle mani e delle braccia
permette di rilassare le spalle ed aprire le articolazioni, creare spazio. L’addome è
rilassato e qui si stabilisce fermamente il contatto con le mani.
Osservate il respiro e in
particolare concentratevi sull’espirazione. L’espirazione è lunga e scende
molto in basso, arriva al contatto delle mani con l’addome e poi
va giù come se dovesse spegnersi nel terreno che ci sostiene. Non dovete fare
uno sforzo particolare per allungare l’espirazione; a mano a mano che la
postura si rettifica, e che il corpo e la mente si unificano nella postura di
Zazen, il respiro si approfondisce spontaneamente, ed in particolare
l’espirazione diventa più lunga e più profonda.
Abbandonatevi alla
sensazione del respiro che va e viene come quando siete su una barca, come su di un
materassino in mezzo al mare, e lasciate che le onde vi cullino.
Il respiro è un’onda, va e viene, a volte è più profondo, a volte è più superficiale.
Godete di questo momento così prezioso in cui potete diventare consapevoli
della vita così com’è, ancora prima di quello che noi di solito identifichiamo
con l’essere la nostra vita, la nostra attività, la nostra identità.
Nello Zen ci si riferisce
spesso al ‘volto originale’, ‘il tuo volto ancora prima che i tuoi genitori
nascessero’.
Quando ci perdiamo nella percezione del respiro, quando ci abbandoniamo alla
vita così com’è entriamo in contatto con questo volto originale, possiamo farne
la diretta esperienza, ed esso diventa il fondamento reale della nostra vita e
delle nostre azioni. Per questo lo Zazen è così importante. A poco a poco
diventiamo consapevoli di questa dimensione, diventa la nostra condizione
naturale, siamo tornati a casa e abbiamo preso coscienza della vita così com’è
prima ancora delle nostre fantasie su di essa; questa è la vera Illuminazione
che offre lo Zazen.
Diveniamo consapevoli del fatto che c’è un fondamento di grande pace e grande
profondità che è alla base della nostra vita e che è sempre presente. Questo
cielo profondo, limpido, è sempre presente dietro le nuvole delle nostre
illusioni, delle nostre preoccupazioni. Lo Zazen ci insegna a tornare
spontaneamente e a prendere dimora in questo blu profondo. Ci accorgiamo che
questo volto originale è il volto che ci accomuna a tutte le esistenze. È la
vita che unisce ogni altra vita. E’ la vita che unisce tutte le forme
attraverso le quali si esprime.
Poco fa abbiamo recitato
l’Hannya Shingyo, il Sutra del Cuore, in un importante passaggio recitiamo: “ shiki
soku ze ku ku soku ze shiki ”, “la forma non è che vuoto, il vuoto non è che
forma”…
Si potrebbe anche
tradurre come: la grande vita si manifesta nelle molteplici forme che non esistono
di per sé; non sono altro che un’espressione, un movimento della grande
vita.
C’è una bella e divertente storiella che si racconta nello Zen. A Fudenji c’era anche un dipinto con delle vignette che rappresentavano questa storia:
C’è un monaco che sente
delle grida che vengono dall’orto del monastero. Va a vedere cosa succede e
trova delle zucche che litigavano e si insultavano a vicenda dicendo: “tu sei
piccola!” “tu sei brutta!” “tu sei storta!” “tu hai un brutto colore!”. Il
monaco arriva e con voce decisa dice: “Fate silenzio, silenzio e sedetevi!”. Le
zucche rispondono sedendosi in silenzio … Il monaco gli fa fare Zazen per una
mezz’ora, poi, quando vede che si sono calmate ed il loro respiro è più profondo,
gli suggerisce di poggiare una mano sulla loro testa e dirgli che cosa hanno
trovato. Le zucche fanno quello che gli ha suggerito di fare il monaco… mettono
la mano sulla testa e si accorgono che c’è una protuberanza che sporge. Allora
il monaco dice: “Sentite bene, è come una corda, un ramo … seguitelo!”. Le
zucche scorrono con la mano questa cordicella e si accorgono di essere tutte
unite l’una con l’altra e di fare parte della stessa vita, di nutrirsi della
stessa linfa.
E’ quello che facciamo quando
sediamo in Zazen: tornando al nostro volto originale, tornando alla nostra vita
prima ancora dei nostri pensieri, prima ancora di pensare essere una zucca speciale,
diversa dalle altre, d’identificarci in quell’immagine di noi stessi, lo Zazen
ti fa mettere una mano sulla tua testa e ti dice “Senti qui, vedi come il tuo
respiro è il respiro dell’universo? Non potresti essere qui, il tuo sangue non
circolerebbe, il tuo respiro non potrebbe andare e venire se tu non fossi unito
a tutte le altre esistenze!”
Questa è la realizzazione
più preziosa, il dono più prezioso che ci offre lo Zazen ogni giorno e non può
che trasformare la nostra vita. Noi sediamo ogni giorno per ricordarci di
questo. Come diceva Sawaki Roshi: “l’essere umano brancola nel buio con uno
sguardo intelligente”… Facilmente ricadiamo nelle nostre illusioni, nei nostri
condizionamenti che ci fanno pensare di essere un’entità separata, di essere una
bella zucca o di essere una brutta zucca … Lo Zazen ci richiama a questa
memoria e ci dice: “Attento! Ricorda che sei parte di tutta la vita, attento a
non cadere nell’illusione della separatezza, abbi un’incrollabile fiducia
perché tutta la vita ti sostiene.
Anche quando la vita ti sembra così difficile e tutto sembra essere contro di
te, in realtà è tutta la vita che ti sostiene, ed è più quello che ti sostiene
che quello che ti ostacola. Questa è una presa di coscienza molto importante. Questo
ci da una grande forza ed una grande fiducia in qualsiasi situazione possiamo
trovarci.
© Tora Kan Dōjō
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