domenica 3 marzo 2024

Un'unica vita, un solo respiro

Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Paolo Taigō Kōnin Sensei durante la Pratica Zen.


Riportate costantemente l’attenzione alle mani che non perdano il contatto con il basso addome.  Le dita sono ben unite, i pollici devono avere un contatto delicato ma costante.

E’ veramente un Mudra molto sensibile e molto potente. A volte si dice: portate la vostra mente nel palmo della mano sinistra. Nel tenere le mani ben aderenti all’addome, nell’area che si trova più o meno quattro centimetri sotto l’ombelico, dovete abbassare le spalle, spingere i gomiti un po’ in avanti come se dovessero allinearsi ai polsi e fare in modo di aprire le braccia dal corpo, come in un inizio d'abbraccio. L’attenzione a questa posizione delle mani e delle braccia permette di rilassare le spalle ed aprire le articolazioni, creare spazio. L’addome è rilassato e qui si stabilisce fermamente il contatto con le mani.

Osservate il respiro e in particolare concentratevi sull’espirazione. L’espirazione è lunga e scende molto in basso, arriva al contatto delle mani con l’addome e poi va giù come se dovesse spegnersi nel terreno che ci sostiene. Non dovete fare uno sforzo particolare per allungare l’espirazione; a mano a mano che la postura si rettifica, e che il corpo e la mente si unificano nella postura di Zazen, il respiro si approfondisce spontaneamente, ed in particolare l’espirazione diventa più lunga e più profonda.

Abbandonatevi alla sensazione del respiro che va e viene come quando siete su una barca, come su di un materassino in mezzo al mare, e lasciate che le onde vi cullino.
Il respiro è un’onda, va e viene, a volte è più profondo, a volte è più superficiale.
Godete di questo momento così prezioso in cui potete diventare consapevoli della vita così com’è, ancora prima di quello che noi di solito identifichiamo con l’essere la nostra vita, la nostra attività, la nostra identità.

Nello Zen ci si riferisce spesso al ‘volto originale’, ‘il tuo volto ancora prima che i tuoi genitori nascessero’.
Quando ci perdiamo nella percezione del respiro, quando ci abbandoniamo alla vita così com’è entriamo in contatto con questo volto originale, possiamo farne la diretta esperienza, ed esso diventa il fondamento reale della nostra vita e delle nostre azioni. Per questo lo Zazen è così importante. A poco a poco diventiamo consapevoli di questa dimensione, diventa la nostra condizione naturale, siamo tornati a casa e abbiamo preso coscienza della vita così com’è prima ancora delle nostre fantasie su di essa; questa è la vera Illuminazione che offre lo Zazen.
Diveniamo consapevoli del fatto che c’è un fondamento di grande pace e grande profondità che è alla base della nostra vita e che è sempre presente. Questo cielo profondo, limpido, è sempre presente dietro le nuvole delle nostre illusioni, delle nostre preoccupazioni. Lo Zazen ci insegna a tornare spontaneamente e a prendere dimora in questo blu profondo. Ci accorgiamo che questo volto originale è il volto che ci accomuna a tutte le esistenze. È la vita che unisce ogni altra vita. E’ la vita che unisce tutte le forme attraverso le quali si esprime.

Poco fa abbiamo recitato l’Hannya Shingyo, il Sutra del Cuore, in un importante passaggio recitiamo: “ shiki soku ze ku ku soku ze shiki ”, “la forma non è che vuoto, il vuoto non è che forma”…

Si potrebbe anche tradurre come: la grande vita si manifesta nelle molteplici forme che non esistono di per sé; non sono altro che un’espressione, un movimento della grande vita. 

C’è una bella e divertente storiella che si racconta nello Zen. A Fudenji c’era anche un dipinto con delle vignette che rappresentavano questa storia:    

C’è un monaco che sente delle grida che vengono dall’orto del monastero. Va a vedere cosa succede e trova delle zucche che litigavano e si insultavano a vicenda dicendo: “tu sei piccola!” “tu sei brutta!” “tu sei storta!” “tu hai un brutto colore!”. Il monaco arriva e con voce decisa dice: “Fate silenzio, silenzio e sedetevi!”. Le zucche rispondono sedendosi in silenzio … Il monaco gli fa fare Zazen per una mezz’ora, poi, quando vede che si sono calmate ed il loro respiro è più profondo, gli suggerisce di poggiare una mano sulla loro testa e dirgli che cosa hanno trovato. Le zucche fanno quello che gli ha suggerito di fare il monaco… mettono la mano sulla testa e si accorgono che c’è una protuberanza che sporge. Allora il monaco dice: “Sentite bene, è come una corda, un ramo … seguitelo!”. Le zucche scorrono con la mano questa cordicella e si accorgono di essere tutte unite l’una con l’altra e di fare parte della stessa vita, di nutrirsi della stessa linfa.

E’ quello che facciamo quando sediamo in Zazen: tornando al nostro volto originale, tornando alla nostra vita prima ancora dei nostri pensieri, prima ancora di pensare essere una zucca speciale, diversa dalle altre, d’identificarci in quell’immagine di noi stessi, lo Zazen ti fa mettere una mano sulla tua testa e ti dice “Senti qui, vedi come il tuo respiro è il respiro dell’universo? Non potresti essere qui, il tuo sangue non circolerebbe, il tuo respiro non potrebbe andare e venire se tu non fossi unito a tutte le altre esistenze!”

Questa è la realizzazione più preziosa, il dono più prezioso che ci offre lo Zazen ogni giorno e non può che trasformare la nostra vita. Noi sediamo ogni giorno per ricordarci di questo. Come diceva Sawaki Roshi: “l’essere umano brancola nel buio con uno sguardo intelligente”… Facilmente ricadiamo nelle nostre illusioni, nei nostri condizionamenti che ci fanno pensare di essere un’entità separata, di essere una bella zucca o di essere una brutta zucca … Lo Zazen ci richiama a questa memoria e ci dice: “Attento! Ricorda che sei parte di tutta la vita, attento a non cadere nell’illusione della separatezza, abbi un’incrollabile fiducia perché tutta la vita ti sostiene.
Anche quando la vita ti sembra così difficile e tutto sembra essere contro di te, in realtà è tutta la vita che ti sostiene, ed è più quello che ti sostiene che quello che ti ostacola. Questa è una presa di coscienza molto importante. Questo ci da una grande forza ed una grande fiducia in qualsiasi situazione possiamo trovarci.

La Pratica costante e continua significa costantemente rammemorarsi, costantemente tornare a ricordaci questo. A poco a poco questa memoria diventa parte delle nostre cellule, difficile poi dimenticare.
Abbiamo però sempre bisogno di rinforzare e richiamare questa memoria; è come quando si torna a casa tra le nostre cose e ci sentiamo a nostro agio, ci rilassiamo e sentiamo che comunque abbiamo quel rifugio sicuro, lo stesso avviene con lo Zazen. Ogni giorno torniamo a questo rifugio sicuro, a questa certezza, a questa percezione del nostro volto originale. 

Sentite gli uccelli che cantano … quando noi recitiamo i nostri Sutra ci uniamo al canto di questi uccelli, ci uniamo al canto della vita. Non è, come spesso abbiamo interpretato in Occidente, una preghiera che noi esprimiamo per chiedere qualcosa in cambio, ma è un’espressione della nostra più profonda gratitudine, per aver riconosciuto questo legame e questo sostegno che non viene mai a mancare.

registrazione e trascrizione di Monica Tainin

© Tora Kan Dōjō

www.iogkf.it
















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