Dalle note prese da Taigô Sensei durante la Sesshin da lui organizzata a Collevecchio e condotta dal suo Maestro Taiten Guareschi Roshi circa 20 anni fa.
L'uomo arcaico - che è vivo in noi - sentiva di pensare attraverso le più recondite e minute funzioni fisiologiche. Pensare è respirare. Non è solo il cervello che pensa. Sedendo in zazen, nutriamo quella coscienza arcaica o coscienza originale e primitiva.
Zazen è l'esercizio di coscienza risvegliata, che è Buddha. Che siate soli o insieme, sedete in un Dōjō (in sanscrito, bodhimanda), luogo di Risveglio. La nostra pratica non è un'operazione privata. Per entrare in un Dōjō, si varca una soglia, che costituisce un inciampo, "l'inciampo dello scandalo". Il vostro corpo, la vostra coscienza, il vostro "io" inciampano. Per accedere, vi è richiesta una nuova visione-del-mondo. Entrare significa formulare questa nuova visione. Shōken, che significa "giusta visione", è il primo degli Otto Sentieri.
L'esercizio dello Zazen non è riducibile ad una prova di pazienza nè ad una tecnica del benessere. Lo zafu è il Seggio del diamante, il seggio di Buddha, Issai Hōku , il vuoto di ogni dharma. In Zazen sedete al centro dell'universo. Il modo di entrare, di uscire, di camminare, di sedere nel Dōjō è interpretare il Dharma, la Legge del Buddha. Questo Dharma o Legge del Buddha non è a sua volta riconducibile ad una prescrizione normativa, nè a delle istruzioni o a delle buone maniere. Attraverso la non-istruzione, cogliete la totalità. Cogliendo la totalità, avete la possibilità di apprezzare voi stessi, di conoscervi al di là di ogni impedimento.
Le indicazioni sulla
postura dello Zazen - la concentrazione sulle mani, sui pollici, basculare il
bacino, rientrare il mento, chiudere la bocca, i denti in contatto, la lingua
contro il palato - potranno sembrarvi eccessivamente minuziose. In realtà, non
dovreste pensare di concentrarvi sui singoli punti uno dopo l'altro, ma
cogliere invece le indicazioni nella loro complessa totalità. Simultaneamente
realizzerete che le spalle non ostruiscono le ginocchia, le ginocchia non
impediscono il respiro. Ciascun particolare non ne ostruisce nessun altro, ma
invece nella sua singolarità include ogni altro particolare.
La testa è ben dritta,
il naso cade verticalmente sull'ombelico, i lobi delle orecchie cadono sulle
spalle. Anche il pensiero pesa. Se passate di pensiero in pensiero la testa
diventerà un masso insostenibile. Alleggerite la testa : pensate senza pensare (Hishiryō)!
Nel Dōjō non si entra
né si esce a proprio piacimento. Dovete trovare la forma per entrare ed uscire.
Se siete ben concentrati sulla postura, potete recepire le mie esortazioni e
poi elaborarle. Ma se, anche durante Zazen, vi chiudete nel vostro pensiero, vi
isolate, non sarete capaci di nessuna vera elaborazione, resterete ancorati
alle vostre convinzioni.
Zazen è un abbraccio.
Quando sedete, concentratevi sul mudra, che è sigillo del Sarnadhi cosmico
(Hokkaijoin), sigillo dell'oceano sconfinato di ogni fenomeno.Il pensiero
(shiryō) s'abbraccia, s'intreccia, al non-pensiero (fu-shiryō) come pensare
senza pensare (hishiryō).
Ricevere un'educazione,
vuoi dire intrecciare una relazione: le personalità del maestro e del
discepolo devono intrecciarsi, formare una treccia, katto, le loro vite non
possono semplicemente correre parallele; la separazione e l'incontro sono
altrettanto importanti. Sta a voi trovare il modo, la forma.
I simboli, l'altare, la
disposizione di questa piccola chiesa, corrispondono ad una cultura che ci è
propria: non possiamo ignorarli. Dobbiamo studiare e capire per apprezzare.
Questo luogo ha un orientamento e presenta un accesso principale ed uno secondario.
Nel nostro caso entriamo dall'ingresso posteriore, seguiamo un percorso
preciso per sedere. Questo è uno spazio del sacro e come tale è universale.
Dovremmo capirlo come la dimora del Tathagata: il grande cuore della pietà e
della compassione (issai shujō daijihi shin).
I bambini sono dritti
come steli e hanno occhi pieni di stupore. Sono in molti a pensare che
l'istruzione, la cultura sia stare chini sui libri. Pensate spensieratamente.
La testa, in equilibrio, deve spingersi verso l'alto. La schiena è dritta.
L'uomo arcaico sviluppava il suo pensiero nelle più nascoste funzioni
fisiologiche. Proviamo a guardarci allo specchio.. E guardiamo il viso di uno
dei tanti uomini e delle tante donne che per tanti anni abbiamo imparato a
definire sbrigativamente del "Terzo mondo". Osservate il loro
sguardo, il carattere dei loro visi. Guardate quegli occhi. Provate a guardare
la bellezza di una vecchia contadina indiana o afghana con il volto grinzoso e
bruciato. Paragonatela con una giovane Miss dei concorsi di bellezza. Provate
a vedere dov'è la bellezza.
Quando vi invito a
concentrarvi sulla postura, dovete mettere in campo energie che vanno al di là
del pensiero. Lo Zen non ha nulla a che vedere con il nichilismo. Il
nichilista pensa che il vuoto sia "qualcosa". Non ha la cultura del
nulla. Per questa mentalità dispettosa, rivendicativa, il nulla è un
"essere", è "qualcosa". Ma cos'è il nulla? "Les jeux
sont fait, rien ne va plus!". In
questo momento preciso, non c'è più nulla da fare. Il momento successivo
ricomincia da zero. Qui ed ora! La vita nasce ogni momento. Ogni momento
muore. Qualunque cosa accada, siete in pace.”
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