Da IOGKF Magazine dell'aprile 2022 riportiamo un articolo di Sensei Henrik Larsen, vice capo istruttore mondiale IOGKF, Caposcuola Danese, Hachidan.
Alcuni anni fa, sono stato l'allenatore e il vicepresidente dell'organizzazione nazionale di karate qui in Danimarca. Queste posizioni mi hanno permesso di avere una visione approfondita dei vari altri stili di karate e delle loro caratteristiche. Una prospettiva che mi ha reso fortemente consapevole del fatto che ciò che abbiamo nel Goju Ryu Karate di Okinawa e il modo in cui tutti all'interno della IOGKF interpretano e allenano il loro karate, è assolutamente unico.
Se
prendiamo ad esempio, fra i tanti stili, lo Shotokan, (che è lo stile di karate
più praticato al mondo), questo ha 36 kata, mentre il Goju Ryu ne conta “solo”
10 kaishugata e 3 heishugata, 13 kata in
totale, di cui 3 sono kata respiratori e 2 sono kata per principianti (Gekisai
Dai Ichi e Ni). A prima vista si potrebbe pensare che questo fatto non ha una reale importanza, ma se uno desidera allenare
il karate per tutta la vita, il praticante di Goju Ryu avrà imparato tutti i
kata del sistema, mentre questo non sarà mai il caso di chi pratica lo
Shotokan. Nello Shotokan, è necessario imparare e ricordare costantemente nuovi
schemi di movimento, mentre nel Goju Ryu, si continua ad allenare lo stesso
movimento ancora e ancora...
Ciò
significa che, mentre gli altri stili imparano costantemente nuovi modelli, noi
ci immergiamo ancora più a fondo nei kata che abbiamo già imparato. Spostiamo
l'attenzione dall'esterno all'interno.
L'effettiva
esecuzione di un kata diventa una forma di meditazione attiva, in cui la
memoria si sposta dal cervello al corpo. Questa "memoria muscolare" è
fondamentale, se uno vuole allenarsi per tutta la vita e continuare a
sviluppare ed evolvere il proprio karate. Ciò significa che, anche quando uno invecchia
e le sue prestazioni atletiche si riducono, può comunque evolvere e migliorare
il livello del proprio karate. I kata diventano più fluidi e uno diventa parte
dei movimenti. In questo modo, il karate diventa qualcosa che si può allenare e
sviluppare per tutta la vita e non solo una forma di allenamento significativa per
i giovani e i forti fisicamente.
I
kata sono il nostro manuale di riferimento e la guida a tutto ciò che contiene
il Goju Ryu di Okinawa. I kata erano il modo in cui si memorizzavano le singole
tecniche e i movimenti. Ai vecchi tempi, solo i religiosi e le classi superiori
erano alfabetizzati, quindi la persona media doveva trovare un altro modo per
trasmettere le informazioni. Pertanto, i kata presi da soli non sono una
brillante collezione per l’autodifesa, ma piuttosto una cassetta degli attrezzi
piena delle migliori tecniche e dei movimenti per il karate e l'autodifesa.
L'allenamento dei kata diventa così la pietra angolare del Goju Ryu Karate di
Okinawa. Quindi, allenando continuamente gli stessi kata ancora e ancora, le
tecniche fondamentali del Goju Ryu Karate di Okinawa diventano una risposta automatica,
riflessi automatici per l'autodifesa, a cui si accede al momento del bisogno senza
il passaggio attraverso la memoria, per altri versi superiore, del cervello.
Ho
sentito spesso l'argomento che allenando i kata non si migliora il kumite...
È
in parte corretto assumere che il kumite, o combattimento libero, in molti modi
assomigli al combattere ma c'è una grande differenza nel saper combattere e nel
sapersi difendere. Combattere è un modo molto maschile di mostrare forza e
dominio, mentre l'autodifesa può salvarti la vita. Non ci sono regole quando si
parla di autodifesa; tutto è in gioco, forse anche la tua stessa vita. Non si
tratta quindi di saper dominare il proprio avversario, ma di saper colpire al
momento giusto, con la tecnica giusta. Così mentre il kumite è più come
guardare due cani che combattono per mostrare il dominio, non per uccidersi a
vicenda, l'autodifesa è invece più simile a un serpente velenoso che aspetta e
colpisce con un tempismo perfetto e con effetti mortali.
I
kata sono stati pensati avendo in mente l'autodifesa, non il kumite, e bisogna
essere pazienti per capire i kata e migliorare le tecniche e se stessi
attraverso l'allenamento dei kata.
Versione
Inglese (English version)
Karate is for life…
Some years ago, I was the
National Coach and Vice President for the national karate organization here in
Denmark. These positions afforded me a huge insight into the various other styles
of Karate and their characteristics. An insight, that has made me extremely
conscious of the fact that, what we have in Okinawan Goju Ryu Karate and the
way that everybody within the IOGKF interprets and trains their karate, is utterly
unique.
If we just look at one
thing, out of the many possibilities, the Shotokan style, (which is the world’s
most widely trained karate style), has 36 katas, whilst Goju Ryu has “only” 10 kaishugata
and 3 heishugata, that is to say, 13 kata in total – of which 3 are breathing katas
and 2 are beginner katas (Gekisai Dai Ichi and Ni). On the face of it one would
think, that this fact cannot have any real importance – but if one wishes to
train karate all of their life, the Goju Ryu practitioner will have learned all
of the systems kata, whilst this will never be the case with the Shotokan
style. In the Shotokan system, it is necessary to constantly learn and remember
new patterns of movement, whilst in Goju Ryu, one continues to train the same
movement again and again...
This means, that whilst the
other styles are constantly learning new patterns – we immerse ourselves even
deeper into the katas that we have already mastered. We move the focus from the
outer to the inner.
The actual performance of a
kata becomes a form of active meditation – where memory moves from the brain to
the body. This ‘muscle memory’ is crucial, if one aims to train throughout
their life and continue to develop and evolve their karate. This means that, even
when one becomes older and physical performance is reduced, one can still
evolve and improve the level of their karate. The kata’s become more fluid and
one becomes a part of the actual movements. In this way, karate becomes
something that one can train and develop throughout their lives and not just a
form of training only relevant for the young and physically strong.
The katas are our historical
reference book and guide for everything that Okinawan Goju Ryu contains. The
katas were the way in which one remembered the individual techniques and
movements. In the old days, it was only the religious and upper classes who
were literate – so the average person had to find another way in which to pass information
on. Therefore, the katas on their own are not a brilliant self-defense series, but
a toolbox full of the best techniques and movements for karate and
self-defense. Training the katas therefore become the cornerstone of Okinawan
Goju Ryu Karate. So, by continually training the same kata’s again and again,
the fundamental techniques of Okinawan Goju Ryu Karate become an automatic
response and thereby automatic reflexes for self-defense – which are
momentarily accessed without the use of the otherwise superior memory of the
brain.
I have often heard the
argument, that one does not get better at kumite by training kata…
It is partly correct that
kumite, or free fighting, in many ways just looks like fighting and there is a
big difference in being able to fight and being able to defend oneself. To fight
is a very masculine way of showing strength and dominance - whilst self-defense
can save your life. There are no rules when we talk about self-defense;
everything is on the line, perhaps even your life. Thus, it is not a question
of being able to dominate your opponent, but a question of being able to strike
at the right moment, with the right technique. Kumite is more like watching two
dogs fight – they fight to show dominance, not to kill each other, whilst
self-defense is more like a venomous snake that waits and strikes with perfect
timing – with deadly effect.
The katas are designed with
self-defense in mind – not kumite, and one needs to be patient to understand
kata and develop the individual techniques and oneself through the training of
kata.
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