Pubblichiamo un ricordo del giorno dell'esame a Nanandan nel
2015 di Paolo Taigō Kōnin Sensei ad Okinawa. Una riflessione di
qualche anno fa ma sempre attuale.
"L'esame si è aperto con
l'affermazione di Higaonna Sensei: non vi sarà concessa nessuna
esitazione nè errore... D'altronde non si può richiedere di meno a degli
aspiranti al Nanadan, il settimo dan, un riconoscimento che da ragazzo potevo
immaginare detenuto solo da inarrivabili Maestri. In una situazione in cui si è
di fronte alla vita e alla morte che esitazione ti può essere concessa? Lo so,
è inaccettabile alla 'buonistica' filosofia che governa la nostra istruzione ed
educazione ma questa è educazione marziale ed è l'unica possibile altrimenti
diventa una parodia insignificante e patetica come gli esami che si tengono
abitualmente nelle federazioni di karate italiane. Eravamo in 7, in commissione
oltre ad Higaonna Sensei, Nakamura Sensei, Larsen Sensei, Bakkies Sensei e
Molineux Sensei. Questo è stato il mio quarto esame sostenuto ad Okinawa e il quinto di
fronte al mio Maestro e in alcune occasioni anche di fronte agli ultimi
discepoli di Chojun Miyagi Sensei: An'Ichi Miyagi e Sensei Shuichi Aragaki
Sensei. Ogni esame ha lasciato un segno profondo nella mia mente così come nel
corpo (ancora ho un punto della gamba dolorante per un colpo ricevuto in
combattimento dal capo istruttore Moldavo Sensei Viktor Panasiuk nel 1998) e
sono stati tutti durissimi, una vera prova al limite delle mie possibilità,
fisiche e mentali. Quello di oggi è stato in assoluto l'esame più intenso,
psicologicamente, forse proprio perchè la posta in gioco era altissima e anche
i Maestri in commissione non potevano permettersi di sbagliare ad attribuire un
grado così alto a chi non lo meritasse appieno. L'atmosfera nel Dōjō era
profondissima come di fronte ad un cerimonia di Seppuku. Ho fatto tutto quello
che so fare, ho dato tutto.
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