sabato 2 ottobre 2021

Nessun errore

Pubblichiamo un ricordo del giorno dell'esame a Nanandan nel 2015 di Paolo Taigō Kōnin Sensei ad Okinawa. Una riflessione di qualche anno fa ma sempre attuale. 

"L'esame si è aperto con l'affermazione di Higaonna Sensei: non vi sarà concessa nessuna esitazione nè errore... D'altronde non si può richiedere di meno a degli aspiranti al Nanadan, il settimo dan, un riconoscimento che da ragazzo potevo immaginare detenuto solo da inarrivabili Maestri. In una situazione in cui si è di fronte alla vita e alla morte che esitazione ti può essere concessa? Lo so, è inaccettabile alla 'buonistica' filosofia che governa la nostra istruzione ed educazione ma questa è educazione marziale ed è l'unica possibile altrimenti diventa una parodia insignificante e patetica come gli esami che si tengono abitualmente nelle federazioni di karate italiane. Eravamo in 7, in commissione oltre ad Higaonna Sensei, Nakamura Sensei, Larsen Sensei, Bakkies Sensei e Molineux Sensei. Questo è stato il mio quarto esame sostenuto ad Okinawa e il quinto di fronte al mio Maestro e in alcune occasioni anche di fronte agli ultimi discepoli di Chojun Miyagi Sensei: An'Ichi Miyagi e Sensei Shuichi Aragaki Sensei. Ogni esame ha lasciato un segno profondo nella mia mente così come nel corpo (ancora ho un punto della gamba dolorante per un colpo ricevuto in combattimento dal capo istruttore Moldavo Sensei Viktor Panasiuk nel 1998) e sono stati tutti durissimi, una vera prova al limite delle mie possibilità, fisiche e mentali. Quello di oggi è stato in assoluto l'esame più intenso, psicologicamente, forse proprio perchè la posta in gioco era altissima e anche i Maestri in commissione non potevano permettersi di sbagliare ad attribuire un grado così alto a chi non lo meritasse appieno. L'atmosfera nel Dōjō era profondissima come di fronte ad un cerimonia di Seppuku. Ho fatto tutto quello che so fare, ho dato tutto.

Questo sacco d'ossa ha fatto il suo dovere e anche la mia anca malmessa che in questi ultimi giorni mi impediva di camminare senza zoppicare, mi è stata alleata e non si è fatta sentire. I miei quarant'anni di pratica si sono condensati in queste ore, come pare che accada a chi, sul letto di morte, vede scorrere davanti ai suoi occhi tutta la sua vita negli ultimi istanti. Sono soddisfatto, a prescindere da quello che sarà il giudizio finale (che si saprà solo sabato sera). Se sarò considerato all'altezza di detenere un grado tanto alto allora farò del mio meglio per onorare tale decisione e praticherò ancora più duramente per continuare a meritare tale riconoscimento. Se si riterrà che il mio livello non è ancora maturo allora accetterò con gratitudine questo ammonimento e praticherò ancora più duramente per raggiungere la perfezione. Il guerriero ha diritto all'azione ma non ai suoi frutti recita il Mahabarata. E' proprio così." 

















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