Tema
portante del film, Your Name, era l’unione fra le persone. In un contesto di fantasia, il
regista andava decifrando i sentimenti umani e le azioni che ci legano gli uni
agli altri.
Al
di là dell’indiscutibile bellezza del film, ad aver colpito la mia attenzione
era stato un discorso pronunciato dalla nonna della protagonista:
“Musubi, questa parola ha un
significato profondo. Intrecciare i fili è musubi, i legami tra le persone sono
musubi, lo scorrere del tempo è musubi. Le corde intrecciate che noi creiamo
rappresentano il flusso del tempo. Convergono e prendono forma. Si intrecciano
e si aggrovigliano. A volte si sciolgono, a volte si spezzano, per poi legarsi
nuovamente… Questo è musubi, questo è il tempo”
Musubi
è un concetto shintoista e rappresenta l’energia che permea l’universo, la
quale crea e lega fra loro tutte le cose, siano esse pura materia, animali o
spiriti (kami).
Questo
termine mi ha portato a riflettere sul perché la posizione usata nello yōi abbia tale nome.
Una
spiegazione abbastanza semplice è che musubi significhi anche “nodo” o “unione”
e si riferisca semplicemente ai talloni uniti della posizione. Ma esistono
altri termini che indicano l’unione di qualcosa. Possibile che si sia scelto un
termine tanto specifico, con un significato così profondo nella religione
shintoista, per indicare meramente l’unione dei talloni?
Il
giapponese, del resto, è una lingua molto descrittiva. Molte parole sono
formate da ideogrammi che rappresentano il senso letterale del concetto che la
parola vuole trasmettere. Ma, al tempo stesso, è dotato di parole opposte, dove
la metafora prevale nettamente sulla descrizione letterale del concetto.
Ciò
ci lascia con un dubbio quindi. Musubidachi è davvero riferita ai talloni?
Mi
piace immaginare di no. Musubidachi è la posizione usata nel momento in cui ci
si prepara all’azione. È la posizione di partenza, quella che ci lega
all’avversario, sia esso reale o immaginario. È una posizione dalla quale si
può creare la nostra azione, tramite la quale il nostro destino viene in un
qualche modo intrecciato con quello della persona che abbiamo di fronte. È il
primo punto di contatto con l’altro, l’attimo che immediatamente precede uno
scambio fra le nostre vite.
Ovviamente
non ho prove a sostegno di tale tesi. Come già scritto, il tutto può essere un
volo pindarico alla ricerca di significati profondi là dove non ve ne sono. Al
tempo stesso nessuno ci vieta di dare noi stessi questo significato a tale
posizione, perché la parola al suo interno sarà comunque lì a ricordarci che
tutto ciò che esiste è legato in qualche modo; e che non siamo mai solo noi stessi,
ma che ogni nostra azione è legata ad altre innumerevoli azioni generate da
innumerevoli esistenze.
Federico Pelliccia (allievo Tora Kan Dōjō - Shodan)
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