Scaricando una scultura nel giardino museo Sciola |
Il
13 maggio ricorre l'anniversario della scomparsa di un grande artista italiano,
Giuseppe
Sciola, chiamato affettuosamente Pinuccio, vezzeggiativo che non mi è mai
piaciuto perché mi sembra che nel piccolo lo sminuisca. Ma la sua grandezza va
oltre i diminutivi. Inarrestabile. Ed internazionale.
Sciola
ha estratto il suono delle pietre. Ha creato un fantastico mondo di megaliti,
note musicali e luci, mettendo in relazione la terra e l'uomo, rumori
ancestrali, silenzi e parole antiche dove l'ordine dell'universo si ritrova:
Mentre
molti politici e tanti invidiosi gli hanno reso la vita difficile, ha
trasformato il suo paese, San Sperate, in un museo all'aperto, con arte e
manifestazioni che dall'essere visionarie sono diventate una realtà cittadina
concreta, come dovrebbe veramente essere l'arte, una presenza attiva e
quotidiana che smuove costantemente l'anima delle persone:
Ricordo
che mi aveva colpito molto che all'annuncio della sua scomparsa nel 2016 ci
fosse stata una reazione molto tiepida da parte dei media. Mi sono chiesta se
avessi perso io qualche prima pagina dei giornali o qualche servizio tv su
Sciola, lui, che aveva scelto di non appartenere a nessuna galleria d'arte e di
non farsi mangiare dal mercato, lui che aveva tanti buoni amici critici e
curatori d'arte, famosi, che sicuramente lo avrebbero ricordato. Ma ho la
sensazione che sia stato detto molto poco su questa scomparsa o comunque non
abbastanza.
Illuminazione notturna nel giardino - museo |
E
ricordo invece che nel 2018 mi avevano colpito come assordanti le prime pagine
dei quotidiani nazionali per la scomparsa di Carlo Vanzina. Senza niente
togliere al gentile signore che era Vanzina. Riservato ed educatissimo. Lo
incontravo spesso a Villa Borghese dove, come in una delle migliori commedie
dei fratelli Vanzina, il suo cagnolino non aveva capito che il mio era un
maschio e se ne era innamorato perdutamente, mentre il mio lo disdegnava. Il
cane di Vanzina continuava ad andare fra le gambe del mio Rex, il quale,
essendo più alto, alzava la zampa per fargli pipi sulla testa. Vanzina più o
meno prontamente richiamava il guinzaglio per evitare la doccia, io mi scusavo
e la passeggiata di tutti continuava per vie separate. Ogni incontro stessa
storia.
Vanzina
apparteneva alla cultura pop italiana. Non dico che la sua scomparsa non meritasse
i necrologi e le prime pagine ma mi sarebbe piaciuto un ricordo e una
riflessione nazionale anche per un artista come Sciola, meditativo, concreto,
che ci ricorda che "la pietra è la struttura portante di questo pianeta e
la memoria dell'Universo". Ci ricorda di fermarci e ascoltare.
E
mi è dispiaciuto constatare ancora una volta quanto l'alta qualità molto spesso
non faccia notizia. Non abbastanza.
Sono
andata a trovare Sciola nel settembre 2013. Mi sono presentata dal niente,
dicendogli il nome di amici comuni. L'ho seguito mentre lavorava. Fatto foto.
Lavato i piatti. Mi accorgo che nel grande studio-loft a tre piani era rimasto
chiuso per sbaglio un gatto e aveva sporcato alcune cose, divani, stoffe,
cuscini... Inizio a pulire e ad organizzare. Chiedo al suo collaboratore di
aiutarmi a portare fuori un divano, coordino la donna delle pulizie, Sciola
allibito mi guarda e dice:
-
"Da dove vieni? Dall'accademia militare?"
-
"No, da un Dojo Zen".In memoria: Giuseppe Sciola, 13 Maggio 2016
Maura Garau
Il giardino museo |
Nessun commento:
Posta un commento