venerdì 24 maggio 2019

Il Guerriero-Fiore

Un antico adagio giapponese ricorda l'analogia tra il fiore di sakura e il bushi 

fra i fiori il ciliegio 
fra gli uomini il bushi 


ad esprimere l'eccellenza e la nobiltà d'entrambi. Ma il detto sottintende anche molte altre analogie, evidenti al cuore del giapponese, meno evidenti all'occidentale. Per questo sarà bene soffermarci un poco sulle caratteristiche di questo fiore e, soprattutto, sul messaggio che comunicava e comunica ai figli del Sol Levante. 


Per chi è spiritualmente desto, l'universo è un simbolo ed ogni cosa parla il linguaggio dei simboli. Il "significato" del cosmo è l'Assoluto in quanto l'Assoluto si è fatto segno e significato (signum factum) nelle cose visibili. 

Il ciliegio, in Giappone, è il simbolo radioso della primavera che annuncia il ritorno alla vita, il messaggero della vittoria del Sole. Gli alberi esultano nella loro nuova fioritura. La potenza della terra si rivela come grazia, bellezza, purezza e fragranza nello splendore del cielo. Ma il fiore di ciliegio, nella sua bellezza, è quanto di più fragile ed effimero possa immaginarsi, tanto da essere assunto a simbolo dell'impermanenza (mujò). 

Il monaco Ippen, quando qualcuno gli chiedeva di svelare la verità sulla vita e sulla morte soleva dire: "Hana mi toe: chiedetelo ai fiori del ciliegio". 


Allo stesso modo, la potenza del bushi, prorompente dalle fonti profonde dello spirito e da esse alimentata, non si rivela come peso brutale e travolgente ma con le caratteristiche del fiore di sakura: la purezza e lo splendore, la leggerezza e l'impermanenza. La fragranza del fiore, delicata ed evocatrice, divenne allegoria dell'onore del bushi che profuma la primavera della sua vita e la sua terra oltre il breve cerchio dell'esistenza. Oltre la morte. Nel cuore di quanti ricorderanno le sue gesta e da esse trarranno linfa per nuove fioriture. 


La parola del bushi veniva educata in modo da non essere arrogante. 
Essa rivelava un'aristocratica sensibilità del cuore. La qualità di quel "cor gentile" che, in Occidente come in Oriente, fu prerogativa e contrassegno del vero cavaliere. 
Benevolenza, cortesia, gentilezza,delicata sensibilità non solo non tolgono nulla alla potenza del braccio, al contrario: sono inseparabili dal giusto compimento della Via. 


La delicatezza del fiore di ciliegio, la sua effimera e radiosa fioritura, esprime la virtù del non-attaccamento. Dopo aver annunciato primavera, il fiore di sakura si lascia trasportare dal vento. Il bushi paragonò la sua vita a quella effimera e bella dei fiori di ciliegio. 
Disciplina e meditazione, alleggerendo il peso della sua humanitas, della componente terrestre del suo essere, lo hanno reso lieve e pronto al distacco. 
Gli insegnarono a considerare la morte alla stregua del vento di primavera in cui non v'è nulla di oscuro: viene dall'azzurro mistero del cielo a proclamare la vita, petali danzanti nel vuoto ne annunciano la presenza. Il vento distacca i fiori dai rami per cospargerne i prati e i cammini degli uomini, le acque dei torrenti, le tombe dimenticate, l'erba novella, i capelli delle fanciulle ridenti, le aule silenziose dei templi e le vesti severe dei monaci. 
E come vento di primavera, il bushi apprese a considerare la sua vita e la sua morte; 
un viaggio da Mistero a Mistero, da Vita a Vita passando per la vita terrena. 
La sua educazione ebbe lo scopo di renderlo cosciente dì questo andare, del suo breve passaggio per la terra e della missione dì testimoniarvi il Sole. Lo rese cosciente del suo essere uomo-fiore in una terra in cui moltissimi alberi s'abbrancano alla terra con radici tenaci. Ma il vento d'inverno anch'essi abbatte e sarà tanto più doloroso lo schianto quanto più forte sarà stato l'attaccamento alla terra. 

Per questo il bushi, nell'impermanenza della vita, come lo scrittore suicida, sceglie il sentiero dell'eternità. 

Un kamikaze dell'ultima guerra, prima di morire, scrisse: 

Come fiori di sakura 
a primavera 
puri e radiosi 
lasciateci cadere

Il bushi non è prodotto di un'epoca determinata nè di una moda. E’ il risultato di una lunga educazione impartita per molti secoli da molti maestri che lo trasformarono da predatore selvaggio a seguace di una Via e da essi apprese a difendere una Terra, un Signore, una visione del mondo. 
Confucio gli insegnò la benevolenza; 
lo Shinto l'amore per la natura e la contemplazione del suo mistero; 
Lao Tzu e il Buddha, attraverso lo Zen, gli insegnarono la dottrina del Vuoto (), dell'impermanenza (mujô) e del risveglio (satori). 

Lo shinigurui è la cosciente accettazione che la vita è simile al fiore di sakura. E’ una dottrina incomprensibile alle anime pavide, o a quelle attaccate al vivere ad ogni costo. Oggi siamo propensi a tacciar di fanatismo chiunque muoia per una fede diversa da quella ritenuta "giusta" dal nostro sistema culturale. 
Sicchè in Occidente kamikaze è divenuto sinonimo di inutile sacrificio, di una vita gettata via senza scopo. Un esempio da non seguire; un atteggiamento da sottoporre al vaglio attento degli psichiatri o alle analisi degli ideologi dell'etica sociale. Tuttavia, giudicandolo dall'ottica del profitto e della perdita, anche il martire cristiano delle origini è un "fanatico". 
E lo è chiunque reputi il dono della propria esistenza alla propria fede un atto più degno e più "umano" che conservarla ad ogni costo. Se il pazzo morire" ricorda dei fiori l'effimero splendore, la concezione del vivere presso le moderne culture dell'Occidente troppo spesso assomiglia alla lenta putrefazione delle foglie nelle paludi. 

Ogni primavera ha la sua fioritura. Ogni albero ha molte fioriture, proprio come la Tradizione di un popolo. Ma oggi la scure è stata posta alle radici della rosa e del ciliegio. 
E, proprio per questo, forse, mai come oggi è valido il messaggio di questo haiku

Pioggia di primavera 
proprio ora ogni cosa
diventa splendida 

(Chiyo Ni 1701-1775, in Blyth 1950:11,103)

Di Mario Polia
Brano tratto da: "L’Etica del Bushido
Ed. Il Cerchio


Anno VI N° 18 Inverno 1999/2000

© Tora Kan Dōjō


Nessun commento:

Posta un commento