Pubblichiamo un estratto dall'articolo tratto
dall'interessantissimo blog di Laura Imai Messina: 'Giappone Mon Amour' che vi
invitiamo caldamente a seguire e che ringraziamo.
Questo il link diretto all'articolo:
L’io che cresce in mezzo al noi o dell’individualismo giapponese
<...>Tutti immobili e calmi un attimo
prima, ritti in prossimità del convoglio in arrivo sulla banchina, poi
aggressivi nello scatto e nell’occupazione del posto, e nel
momento successivo ancora, quasi a chiudere il cerchio, ecco la
tranquillità ritrovata, l’indifferenza dolente di chi chiude subito gli
occhi nella posa del sonno se, nella corsa, ci si rende consapevoli di aver
sottratto il posto a un altro che mirava allo stesso sedile, quello stesso che,
sconfitto pur senza malevolenza, consapevole in fondo che è una questione di
pura casualità, gli sta ora in piedi davanti. Altri, in cui è l’emozione
di imbarazzo a prevalere, cedono invece il posto nell’istante
in cui, entrambi in prossimità del posto vacante, si accorgono che l’altro sta
per sedersi. Basterebbe un ennesimo scatto, ma il disagio ha
la meglio, e si preferisce cercarne uno ulteriore che, probabilmente, non si
troverà.<...>
<...>Nata e cresciuta in Occidente,
mi sento d’esser maturata tuttavia in Oriente, in quello specifico
del Giappone che mi tiene per mano da tredici anni. Ho sempre pensato che
la libertà sia il principio fondamentale dell’uomo, che è
inseguendo la propria personale felicità che ci si realizza. Eppure qui ho
scoperto che la gioia, quella duratura, la fa soprattutto l’ambiente in
cui si vive, la comunità sconosciuta che ci accoglie.
È la pulizia delle
strade, il sorriso che si presenta ovunque, il garbo del
contatto, la bellezza di una città curata, l’esattezza dei
mezzi, il fatto che – esclusi casi eccezionali – non esiste nervosismo
originato da terzi, da sconosciuti che collidono nelle nostre vite e ci
impongono la loro individualità. Siamo troppi in questo mondo, e vivere
tanto vicini deve necessariamente spingere a rivalutare il concetto di individualismo
a tutti i costi.<...>
Ci ho
messo un mucchio di anni a capirlo, a smettere di considerare “bello ma poco
condivisibile” il modo giapponese di considerare il tutti prima
del sé, quasi a provare una tenerezza di distacco nel loro
garbo che mi pareva francamente eccessivo, quasi naïve. L’io occidentale è
enorme, e si considera “poverino” chi non pensa prima a sé. Ma è
poverino davvero? Si è veramente felici a mettere sempre l’io prima
del loro?<...>
Nessun commento:
Posta un commento