“UNA PRATICA NO-PROFIT”
Uno dei passi più difficili della nostra Pratica è
praticare senza uno scopo, con spirito mushotoku, senza voler ottenere un
miglioramento in nessun senso, in nessuna direzione.
Ciò che fa cambiare la
nostra attitudine di Pratica è il famoso salto da sé ad altro da sé, che,
naturalmente, ci traghetta nella corrente dello Spirito di gratitudine per aver
incontrato il Dharma in questa nostra esistenza, e a riconoscere la Natura-Buddha
presente in tutti gli esseri senzienti. Arrivare a questo intendimento è un
grande passo, che equivale all’acquisizione dello spirito di gratuità, che si
traduce nel praticare senza chiedere niente in cambio, mettendosi nell’ordine
della Pratica per la Pratica. In una modalità di vita imperniata sul profitto,
praticare non-profit è davvero una conquista. Se ci richiamiamo poi al Secondo
Precetto Fondamentale, “Non rubare” , che prevede anche il monito/suggerimento
di “non chiedere ciò che non ci è stato dato”, anch’esso ci dà una dritta
sull’allineamento alla Via. Ci insegna a far tesoro e valorizzare ciò che
abbiamo, che è il frutto non solo dell’operato di questa vita, ma anche di
quelle passate. Invece di lamentarci, più fruttuoso sarà concentrarsi con
energia sul momento e le possibilità presenti, piuttosto che disperdere le
nostre forze in recriminazioni che non ci portano da nessuna parte.
Generalmente, invece, viene sempre chiesto qualcosa, qualcosa che non si ha,
qualcosa cui si anela, qualcosa a cui si tende, qualche evasione dal presente
da realizzare, senza rendersi conto che tutto è già meravigliosamente qui e
ora, esattamente dove siamo. Tutta la nostra vita e tutte le nostre
realizzazioni e tutto il nostro essere sono esattamente qui nel sempre
presente: ima koko watashi, “io, ora, qui”, senza bisogno di aggiungere o di
togliere qualcosa. Nella nostra Tradizione Zen diciamo: “Più desideri una cosa
e più il desiderio stesso ti allontana da essa.”. Questo non perché sia una
visione punitiva, ma perché la tensione, la chiusura del volere a tutti i costi
quel qualcosa, ci rende ciechi a tutta una sfera di possibilità e di realtà a
lato del nostro desiderio, cui non diamo la giusta e corretta considerazione e
che comunque sicuramente concorrerebbero al conseguimento del nostro fine. In
più se non lo si ottiene nei tempi che ci siamo prefissati, subentra un senso
di frustrazione, che ci allontana il più delle volte dalla Pratica stessa, o
che comunque certo non ci dà beneficio. Teniamo conto d’altra parte che il
praticare con un obiettivo talvolta porta ad abbandonare la Pratica dopo il
raggiungimento del medesimo. La nostra è invece una Pratica è senza fine,
continua, per sempre. Il Buddha sotto l’albero della Bodhi si è Risvegliato
dopo sei anni di meditazione continua, ma ha poi continuato tutta la vita a
sedersi in Zazen. Dobbiamo quindi sempre ricordare che non pratichiamo solo per
noi stessi, ma per il bene di tutti gli esseri senzienti in quanto Unico Corpo
del Buddha manifesto nell’Universo. Nel continuo mutamento e impermanenza
dell’esistenza non c’è niente di fisso e permanente, così è anche per il nostro
sforzo, che si snoda in un altalenarsi di Risveglio e di perdita e di
consapevolezza.
Buona Pratica.
Rev. Shinnyo Marradi
Shinnyoji, maggio 2018
tratto da EKIZEN Notiziario del Sangha di Shinnyoji Estate 2018
A NO-PROFIT PRACTICE
One of the most difficult steps in our Practice is
to practice without a goal, with the mushotoku spirit, without wanting to gain
betterment in any way, in any direction. What changes our attitude toward
Practice is the famous leap from yourself to beyond yourself that naturally
carries us in the current of the thankful Spirit for having encounter the
Dharma in this existence, and to recognize the Buddha-Nature present in all
sentient beings. To arrive at this understanding is a great step, which is
equivalent to the acquisition of the spirit of gratuitousness, which translates
into practicing without asking anything in return, placing itself in the order
of Practice for Practice. In a lifestyle hinged on profit, practicing without
profit is a great conquest. If we refer to the Second Fundamental Precept, “Do
not steal”, that includes the idea of “do not ask for what has not been given”,
and even this gives us a straight alignment on the Way. It teaches us to
appreciate and value what we have, and that the fruit of this work is not just
in this life, but also those from the past. Rather than complaining, it is more
beneficial to concentrate ourselves on the energy of the moment and the
possibilities of the present, rather than feeling despair and complaining which
will not take us anywhere. Rather, something is always asked for, something
that one does not have, something that weighs on us, that holds us, some
evasion from the actual present, without realizing that everything is always marvelously
here and now, exactly where we are. All o our life and all of our present
moments and all of our beings are exactly here and always present: ima koko
watashi “I, now, here”, without needing to add or subtract something. In our
Zen tradition we say: “The more you want something the more you distance
yourself from it.” This is not a punitive vision, but because the tension, the
closure of wanting something at all costs makes us blind to all of the possible
spheres and realities around us in our desire, which we do not give correct and
consideration and that we would certainly not be in accordance of our goal.
Also, if we do not have have we want within our prefixed timeframe, a sense of
frustration arises that distances us even more from Practice itself, or at
least doesn’t help us at all. Understand on the other hand that practicing with
a goal sometimes brings us to abandoning the goal once we have reached it.
Rather, ours is a Practice without a goals that continues forever. The Buddha
under the Bodhi tree Awakened after six years of continuous meditation, but
then he continued to practice Zazen for the rest of his life. We must therefore
always remember that we do not practice just for ourselves, but for the good of
all sentient beings as One Body of the Buddha manifested in the Universe. In
the continuous changes and impermanence of existence, nothing is certain or
permanent, and so also for our effort that unravels in a fluctuation of loss
and awareness.
Have a good Practice.
Rev. Shinnyo Marradi
Shinnyoji, may 2018
tratto da EKIZEN Notiziario del Sangha di Shinnyoji Estate 2018
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