venerdì 9 marzo 2018

Incontri Ravvicinati tra Scienza e Mistica

di Fritjof Capra

È questo un intervento all'incontro di Alpbach (Tirolo) del settembre 1983.
Pubblicato sulla rivista Paramita
(Tradotto dalla versione tedesca di Júrgen Koch da Brigitte Weber)



1. Nella mia vita di fisico, il mio interesse principale
è stato sempre rivolto al profondo cambiamento che
ha avuto luogo nelle definizioni e nelle idee nei primi
tre decenni di questo secolo. Tale cambiamento
continua ancora nelle attuali teorie sulla materia.
Nella fisica, i nuovi concetti hanno generato una
modifica drammatica dell'immagine che abbiamo
del mondo, portando dalla concezione meccanicistica
di Descartes e di Newton ad una concezione
olistica ed ecologica molto simile alla visione del
mondo propria dei mistici di tutti i tempi e di tutte le
tradizioni. Non era facile per i fisici, all'inizio del
secolo, accettare questa nuova visione della realtà.
La penetrazione nel mondo atomico e subatomico li
portava a contatto con una realtà estranea ed
inattesa. Nei loro sforzi di afferrare questa "altra
realtà", gli scienziati si rendevano conto che le
definizioni fondamentali, il loro linguaggio, anche
lo stesso loro modo di pensare non erano adatti a
descrivere gli atomi ed i fenomeni subatomici. I loro
problemi non erano soltanto di natura intellettuale;
in realtà essi si trovavano in una crisi profonda che
era poi una crisi emotiva, direi addirittura esistenziale.
Ci voleva parecchio tempo per superare questa
crisi, però alla fine venivano ricompensati con la
cognizione profonda della natura e struttura della
materia.
Io sono giunto a ritenere che la nostra società nel
suo insieme si trovi oggi in una simile crisi, evidente
alla vista di tutti noi. Basta dare uno sguardo ai giornali:
abbiamo una crisi economica, una crisi
ambientale, una crisi nell'assistenza sanitaria ecc.
Credo che si tratti solo di sfaccettature della medesima
crisi e che questa crisi fondamentalmente sia una
crisi della percezione. Come la crisi della fisica
degli anni '20, anch'essa si fonda sul nostro tentativo
di applicare i concetti di una visione obsoleta del
mondo ad una realtà che non può più essere descritta
ricorrendo a tali concetti. Questa visione obsoleta
del mondo è la stessa alla quale in un primo momento
ricorrevano i fisici per descrivere il mondo degli
atomi: la visione del mondo secondo la scienza
classica cartesiana e newtoniana.
Viviamo oggi in un mondo integrato globalmente in
una rete, nel quale i fenomeni biologici, fisiologici,
sociali e ambientali sono fra di loro correlati e interdipendenti.
Per poter adeguatamente descrivere
questo mondo, abbiamo bisogno di una prospettiva
ecologica che la visione cartesiana del mondo non è
in grado di fornire. Ci serve dunque un nuovo
paradigma, una nuova visione della realtà, una
trasformazione fondamentale del nostro pensiero,
della nostra percezione e della nostra scala di valori.
L'inizio di una tale trasformazíone, di un passaggio
dalla visione meccanicistica alla visione olistica o
ecologica della realtà, si intravede già dappertutto ed
è probabile che il cambiamento dei paradigmi domini
i prossimi anni. La profondità e dimensione
globale della nostra crisi consentono di prevedere
come conseguenza dei cambiamenti attuali una
trasformazione in misura mai vista; è probabile che
lo sviluppo dell'intero pianeta sia giunto ad una
svolta.
2. La nuova concezione della realtà che si sta
formando ora negli avamposti della scienza mostra
una grande somiglianza con la visione dei mistici, in
particolare con la visione della tradizione mistica
d'Oriente. Per poter descrivere le somiglianze è utile
mettere a confronto il nuovo paradigma con la
vecchia concezione del mondo, quella della scienza
classica; si potrebbe anche dire, con la concezione
tradizionale dell'Occidente che risale agli atomisti
greci Democrito e Leucippo e che, evolvendosi,
ebbe la sua più chiara formulazione nel Seicento con
Galilei, Descartes, Newton, Bacone ed altri.
L'interpretazione della natura di Descartes parte da
due settori separati e reciprocamente indipendenti:
il settore della materia e il settore della mente.
L'universo materiale per lui era una macchina, e
nient'altro che questo. La natura funzionava secondo
leggi meccaniche ed era possibile spiegare e descrivere
tutto nel mondo della materia sulla base della
composizione e del movimento dei suoi componenti.
Descartes estendeva questa concezione meccanicistica
anche agli organismi viventi: piante ed animali per
lui erano semplicemente macchine ed anche se gli
esseri umani possedevano un'anima, tutto ciò che
riguardava il corpo umano era una macchina, alla pari
degli animali. Questa inquadratura mentale è stata
portata a trionfale compimento da Newton. Isacco
Newton sviluppò una formulazione matematica
stringente che diede sostanza alla struttura mentale
cartesiana. Dalla metà del Seicento fino alla fine
dell'Ottocento il modello newtoniano della realtà ha
dominato l'intero pensiero scientifico.
Il predominio dei concetti ed interpretazioni
newtoniani prosegue fino al XX secolo inoltrato,
quando succede una cosa interessante: mentre le altre
scienze consideravano il modello newtoniano come
una corretta descrizione della realtà e ad esso adeguavano
le proprie teorie, i fisici nello stesso periodo di
tempo abbandonavano i concetti newtoniani, costretti
dalle sperimentazioni della ricerca nucleare a sviluppare
una concezione del mondo completamente
diversa. Una concezione che è olistica e che presenta
somiglianze con le concezioni predominanti in Oriente.
In contrasto con la concezione meccanicistica del
mondo, il pensiero orientale --e qui vorrei sottolineare
che mi riferisco al pensiero orientale solo per semplicità,
in quanto anche in Occidente esistono molte
tradizioni basate sulla medesima visione, che però in
Oriente era la visione predominante - i mistici orientali
ed i mistici in genere partono dall'idea che tutte le
cose e fenomeni che noi percepiamo con i nostri sensi
sono fra di loro correlati, collegati e dipendenti gli uni
dagli altri, rappresentano tutto sommato soltanto
aspetti diversi di una medesima realtà ultima. La nostra
inclinazione di scomporre il mondo percepito in
cose singole e separate, e di vivere noi stessi nel
mondo come tanti "ego" isolati, viene intesa come
un'illusione, suscitata dal nostro intelletto che tutto
misura e classifica. Nella filosofia buddhista la si
chiama avidya e la si intende come uno stato mentale
confuso che deve essere superato, come il Dalai Lama
ha spiegato ampiamente nella sua relazione.
Questa divisione della natura e del nostro ambiente in
oggetti separati è certamente utile e necessaria per la
vita quotidiana. Tuttavia, non esiste alcun fondamento
reale che la giustifichi. In linea di principio, non
esistono oggetti separati; per il mistico orientale tutte
le cose hanno una natura fluente e mutevole. Cito
ancora il Dalai Lama: a seconda dello stato della
coscienza, si ha una diversa percezione delle cose, i
contorni variano. Questa variabilità dei contorni è assai
caratteristica per le tradizioni spirituali. Che sono
dinamiche. Mutamento, movimento, trasformazione,
flusso: ecco gli elementi essenziali della loro
comprensione del mondo. Il cosmo viene inteso come
entità indivisibile, sempre in movimento, vivo,
organico, spirituale e materiale insieme!
3. Ora cercherò di mostrare come le principali caratteristiche
di questa visione del mondo emergono anche
nella fisica e nelle altre scienze. Nell'ottica della fisica
odierna, l'universo materiale non è un sistema
meccanico composto di oggetti isolati. Non possiamo
scomporre il mondo in particelle piccolissime
indipendenti le une dalle altre. Nello studio della
materia, la natura non ci offre componenti fondamentali
isolate, bensì un intreccio complicato di relazioni
fra parti di un insieme integrato. Questo concetto di
rete o di intreccio è oltremodo importante, penso, e
rappresenta la nuova fondamentale metafora che
sostituisce oggi l'immagine di elementi e componenti
isolati. Due anni fà, giunto in Germania ed Austria
dopo una lunga permanenza in America,, mi sono imbattuto
nel concetto del "pensare in forma di reti" o
"intreccio". e questo modo di pensare in reti o intrecci
è, mi pare, assai caratteristico per il nuovo paradigma.
Allo stesso tempo è anche una metafora caratteristica
delle tradizioni mistiche. Consentitemi di citare a
questo proposito la fisica Werner Heisenberg che
scrive: "Il mondo appare come un tessuto complicato
di eventi, nel quale collegamenti di ogni tipo si danno
il cambio, si sovrappongono o si presentano
congiuntamente, determinando in tal modo la struttura
dell'insieme". L'esperienza ed interpretazione del
mondo da parte dei mistici è molto simile. Prendiamo,
ad esempio, la seguente osservazione di Shri
Aurobindo: "L'oggetto materiale sarà qualcosa d'altro
rispetto a quello che vediamo ora. Non una cosa isolata
stillo sfondo o circondata dalla restante natura, ma
una parte indivisibile, in modo sottile addirittura
un'espressione dell'unità di tutto ciò che vediamo". Mi
sia permesso di citare come ulteriore esempio Henry
Stapp, un mio collega che lavora a Berkeley e che -
come David Bóhm - si occupa molto delle interpretazioni
fondamentali della teoria quantistica. Stapp
scrive: "Una particella elementare non è un'entità
indipendente e non ulteriormente divisibile; in ultima
analisi è un fascio di relazioni con altri oggetti". Si
confronti tale affermazione con quella del saggio
buddhista Nagarjuna: "Le cose devono la loro essenza
e natura alle loro reciproche relazioni, e niente è di
per sé".
4. Ora vorrei passare da questa prima tematica del
collegamento e della dipendenza reciproca di tutti i
fenomeni, della rete o struttura interattiva, al secondo
punto che caratterizza la fisica moderna: la natura
dinamica della realtà.
Anche questo tema attraversa tutte le teorie fisiche,
ma assume particolare peso nella teoria della relatività
che è la seconda teoria importante nella fisica.
Come sicuramente saprete, la teoria della relatività ha
apportato drastiche modifiche al nostro modo di
intendere lo spazio e il tempo. Ci ha dimostrato che lo
spazio non esiste come entità tridimensionale separata
dal tempo. Piuttosto, esiste un continuo quadridimensionale
"spazio-tempo", nel quale le tre dimensioni
dello spazio sono indissolubilmente
intrecciate con la dimensione unica del tempo.
Pertanto, nella teoria della relatività non possiamo
mai parlare dello spazio senza esprimerci contemporaneamente
anche sul tempo, e viceversa.
Con questa teoria noi viviamo da oltre 75 anni - forse
non dovrei dire "noi"; comunque, alcuni di noi - ed i
fisici hanno ora completa familiarità con la sua formulazione
matematica. Ciò nonostante, non abbiamo
- o almeno la maggior parte di noi non ha - alcuna
esperienza diretta di questo "spazio-tempo" quadridimensionale,
e perciò abbiamo grosse difficoltà nel
trattare tali concetti nel linguaggio d'ogni giorno e
nell'esperienza quotidiana. Dominiamo l'aspetto matematico
e fisico, siamo in grado di applicare la teoria,
di predire determinati eventi, e così via; però quando
occorre parlare delle cose che succedono realmente,
abbiamo grosse difficoltà. Evidentemente, la stessa
situazione esiste anche nelle tradizioni mistiche.
Sembra che i mistici siano in grado di raggiungere
stati eccezionali della coscienza, durante i quali trascendono
il mondo tridimensionale della realtà quotidiana
per vivere una realtà superiore e, come essi
spesso dicono, multidimensionale. Aurobindo parla di
una trasformazione sottile che apre al senso della vista
un qualcosa come una quarta dimensione.
E - come nella realtà della teoria della relatività, o,
come diciamo noi, nella fisica relativistica - è molto
difficile, se non impossibile, esprimere tale realtà
dell'esperienza meditativa nel linguaggio di tutti i
giorni.
Ma quando mistici e fisici parlano di altre dimensioni,
forse non intendono la stessa cosa. Può darsi che
parlino di fenomeni diversi; tuttavia, è sorprendente
che le loro esperienze abbiano condotto i mistici ad
una visione dello spazio e del tempo che assomiglia
molto a quella dei fisici. L'intero mondo mistico
orientale sembra avere una comprensione intuitiva di
ciò che si potrebbe chiamare il carattere
spazio-temporale della relatività. Ancora ed ancora si
sottolinea il fatto - altrettanto importante nella fisica
relativistica - che spazio e tempo sono collegati tra di
loro inscindibilmente. Per fare un esempio, lo studioso
buddhista D.T. Suzuki scrive: "È un puro fatto
d'esperienza che non vi è alcuno spazio senza tempo,
e alcun tempo senza spazio". Questa frase sarebbe
adatta per fare da epigrafe ad un qualsiasi libro sulla
teoria della relatività speciale e rappresenta precisamente
il risultato della teoria di
Einstein.



5. Credo che sarete d'accordo con me che i concetti di spazio
e di tempo sono centrali per noi nel descrivere la natura. Quanto
detto non vale soltanto per la scienza, ma anche per la filosofia,
l'arte e l'esperienza quotidiana. Ogni volta che ci
orientiamo nel nostro mondo, ci serviamo dei concetti
di spazio e tempo. Quando questi concetti fondamentali
vengono profondamente modificati, si può prevedere
che anche molte altre cose cambino. Precisamente
questo è successo nella fisica: abbiamo una nuova
inquadratura di riferimento del pensiero, il cosiddetto
sistema relativistico, che porta a molte e significative
conseguenze. La più importante di esse è forse la
conoscenza del fatto che la massa non è che una
forma di energia, che nella massa di ogni oggetto è
immagazzinata energia. Questi sviluppi, l'unificazione
di spazio e tempo e la scoperta dell'equivalenza di
massa ed energia, hanno avuto un'influenza profonda
sulla nostra concezione della materia. Nella fisica
moderna, la materia non viene più rapportata a qualche
sostanza materiale. Anche se le particelle elementari
hanno una certa massa, questa massa è - come già
dicevo - una forma d'energia. L'energia, a sua volta, è
sempre accompagnata da processi, da attività. Come
nella vita di tutti i giorni possiamo sviluppare una
grande attività quando siamo carichi di energia e
abbiamo un potenziale per essere attivi, così anche
nella scienza: l'energia è una misura dell'attività.
Le particelle elementari sono fasci d'energia, cioè
modelli di attività. Questi modelli energetici del
mondo subatomico formano strutture atomiche e
molecolari stabili, costitutive della materia, alla quale
conferiscono l'apparente durezza e solidità, che ci
fanno credere che la materia consista di sostanza
materiale. Al livello macroscopico del quotidiano è
molto utile avere l'immagine di una sostanza materiale,
ma quando si avanza verso dimensioni sempre più
piccole, questa immagine perde l'utilità. Sappiamo
tutti che le strutture del nostro ambiente sono composte
di atomi, che gli atomi sono composti di particelle
elementari e che le particelle elementari non hanno
alcuna sostanzialità materiale. Quando le osserviamo,
non vediamo mai una sostanza materiale. Adopero
naturalmente una metafora quando dico "non vediamo
mai"; certamente non possiamo vedere nulla, in
quanto sono troppo piccole. Tuttavia, attraverso le
nostre sperimentazioni abbastanza raffinate, non
possiamo mai constatare un qualcosa che assomigli
ad una sostanza materiale. Quello che osserviamo
sono modelli dinamici che continuamente si trasformano
l'uno nell'altro, un balletto incessante di
energia. Da tutto ciò possiamo capire che l'immagine
del mondo della fisica contemporanea è per sua
essenza una visione ecologica. Essa sottolinea il
fattore fondamentale della reciproca relazione e
dell'interdipendenza di tutti i fenomeni, nonché la
natura intrinsecamente dinamica della realtà fisica.
6. Per poter allargare questa visione alla descrizione
degli organismi viventi e dei fenomeni sociali,
dobbiamo andare oltre i limiti della fisica. Attualmente
esiste già un'impostazione che sembra rendere
possibile in maniera ideale il trasferimento di tali pensieri
ad altri settori. Questa impostazione è nota come
la teoria dei sistemi. Secondo la teoria dei sistemi, il
mondo viene rappresentato attraverso i concetti di
relazioni ed integrazioni. I sistemi sono degli insiemi
integrati, le cui caratteristiche non possono essere ricondotte
a quelle delle loro unità più piccole.
L'approccio sistemico rivolge la sua attenzione non ai
componenti fondamentali, bensì ai principi
fondamentali dell'organizzazione.
Quali sono dunque questi sistemi? Nella natura si
trovano esempi a bizzeffe. Ogni organismo - dal più
piccolo batterio attraverso il vasto campo delle piante
e degli animali fino all'uomo - è un insieme integrato,
è un sistema vivente. Le cellule sono sistemi viventi,
lo sono anche i tessuti composti di cellule e gli organi
composti di tessuti. Tuttavia, i sistemi - sistemi
viventi - non si limitano al singolo organismo o alle
sue parti. Ci sono anche sistemi sociali, come la
famiglia o una comunità, e ci sono sistemi ecologici,
che uniscono fra di loro un'intera rete di organismi e
di materia inanimata in reciproca interazione. Tutti
questi sistemi naturali sono degli insiemi, le cui particolari
strutture derivano dall'interazione e dalla
reciproca dipendenza delle loro parti. Le caratteristiche
sistemiche vengono distrutte quando il sistema
viene scomposto - fisicamente o teoricamente - in
parti isolate. Anche se possiamo distinguere all'interno
di ogni sistema le singole parti, la natura dell'insieme
rimane tuttavia qualcosa di diverso rispetto alla
somma dei suoi componenti.
Un'altra caratteristica importante dei sistemi è la loro
natura essenzialmente dinamica. Le loro forme non
sono strutture rigide, bensì espressione viva dei processi
di fondo. Pertanto, pensare in sistemi significa
sempre pensare in processi. La forma o la struttura
viene portata in relazione ai processi, il legame in
relazione all'interazione e gli opposti si uniscono
nell'oscillazione.
Come la visione della fisica contemporanea, così
anche la visione della teoria dei sistemi è ecologica e
sottolinea le relazioni reciproche e l'interdipendenza
di tutti i fenomeni, nonché la natura dinamica dei
sistemi viventi. Come la fisica moderna, anch'essa
presenta tanti parallelismi con il modo di vedere delle
tradizioni spirituali.
7. Non mi resta abbastanza tempo per spiegare meglio
questi parallelismi. Mi sia soltanto concesso di
menzionare alcuni concetti della "scienza dei sistemi",
che trovano una loro corrispondenza nelle tradizioni
spirituali: il rapporto fra vita e morte, il concetto
del libero arbitrio, il concetto del karma, il rapporto
fra mente, materia e coscienza. Oggi riconosciamo
che l'analogia fra i punti di vista della scienza e dei
mistici non si esaurisce nel campo della fisica, ma
può essere estesa ad altre scienze, grazie alla teoria
dei sistemi. Direi che una tale convergenza fra scienza
e spiritualità non è affatto casuale. La nuova interpretazione
della realtà è una interpretazione ecologica,
con un significato che va ben oltre le esigenze immediate
della tutela dell'ambiente. Io adopero il concetto
`ecologia' in un senso molto vasto. Anche se è
vero che la coscienza ecologica viene confermata dalla
scienza moderna, essa tuttavia si fonda su una percezione
della realtà che va oltre il campo della scienza.
È la comprensione intuitiva dell'unità di tutta la
vita, dell'interdipendenza delle sue innumerevoli manifestazioni,
dei circuiti di cambiamento e trasformazione.
Se il concetto della mente umana viene inteso
come quello della coscienza attraverso cui il singolo
si sente unito al cosmo intero, allora diventa evidente
che la coscienza ecologica per sua natura intrinseca è
una coscienza spirituale, in quanto questo fondamentale
legame del singolo con il cosmo intero si rivela
un fattore centrale sia per la coscienza ecologica, sia
per quella spirituale.
In effetti, l'immagine del legame con il tutto si esprime
già nella parola "religione", che deriva dal latino
religare, ovvero "collegare strettamente". Lo stesso
pensiero è contenuto anche nella parola orientale
yoga che significa "unificazione". Pertanto, non è sorprendente
che la nuova visione della realtà sia compatibile
con molte concezioni delle tradizioni mistiche.
Si può ora confermare con un buon grado di sicurezza
ciò che molti uomini e donne del nostro secolo,
all'ovest e all'est, hanno espresso in termini più speculativi,
e cioè: l'interpretazione mistica del mondo,
chiamata anche philosophia perennis, rappresenta lo
sfondo filosofico più convincente per i concetti e le
teorie della scienza contemporanea. Le implicazioni
di tutto questo sono notevoli. Può darsi che l'armonia
fra saggezza orientale e scienza occidentale possa
indicare la via verso l'armonia della famiglia umana
intera; oppure, come si è espresso in maniera 
eccellente il Dalai Lama: verso il suo nirvana.


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