mercoledì 13 marzo 2019

L’io che cresce in mezzo al noi o dell’individualismo giapponese


Pubblichiamo un estratto dall'articolo tratto dall'interessantissimo blog di Laura Imai Messina: 'Giappone Mon Amour' che vi invitiamo caldamente a seguire e che ringraziamo.
Questo il link diretto all'articolo:



L’io che cresce in mezzo al noi o dell’individualismo giapponese


<...>Tutti immobili e calmi un attimo prima, ritti in prossimità del convoglio in arrivo sulla banchina, poi aggressivi nello scatto e nell’occupazione del posto, e nel momento successivo ancora, quasi a chiudere il cerchio, ecco la tranquillità ritrovata, l’indifferenza dolente di chi chiude subito gli occhi nella posa del sonno se, nella corsa, ci si rende consapevoli di aver sottratto il posto a un altro che mirava allo stesso sedile, quello stesso che, sconfitto pur senza malevolenza, consapevole in fondo che è una questione di pura casualità, gli sta ora in piedi davanti. Altri, in cui è l’emozione di imbarazzo a prevalere, cedono invece il posto nell’istante in cui, entrambi in prossimità del posto vacante, si accorgono che l’altro sta per sedersi. Basterebbe un ennesimo scatto, ma il disagio ha la meglio, e si preferisce cercarne uno ulteriore che, probabilmente, non si troverà.<...>
<...>Nata e cresciuta in Occidente, mi sento d’esser maturata tuttavia in Oriente, in quello specifico del Giappone che mi tiene per mano da tredici anni. Ho sempre pensato che la libertà sia il principio fondamentale dell’uomo, che è inseguendo la propria personale felicità che ci si realizza. Eppure qui ho scoperto che la gioia, quella duratura, la fa soprattutto l’ambiente in cui si vive, la comunità sconosciuta che ci accoglie.
È la pulizia delle strade, il sorriso che si presenta ovunque, il garbo del contatto, la bellezza di una città curata, l’esattezza dei mezzi, il fatto che – esclusi casi eccezionali – non esiste nervosismo originato da terzi, da sconosciuti che collidono nelle nostre vite e ci impongono la loro individualità. Siamo troppi in questo mondo, e vivere tanto vicini deve necessariamente spingere a rivalutare il concetto di individualismo a tutti i costi.<...>


<...>Solo così, nell’edificazione di una gioia generale, si può sperare di vivere bene.
Ci ho messo un mucchio di anni a capirlo, a smettere di considerare “bello ma poco condivisibile” il modo giapponese di considerare il tutti prima del , quasi a provare una tenerezza di distacco nel loro garbo che mi pareva francamente eccessivo, quasi naïve. L’io occidentale è enorme, e si considera “poverino” chi non pensa prima a sé. Ma è poverino davvero? Si è veramente felici a mettere sempre l’io prima del loro?<...>




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