domenica 24 marzo 2019

Karate-Do e Zen, la metamorfosi del corpo-mente




La Pratica dell’Arte Marziale e dello Zen, percorsi necessariamente distinti ma che si sovrappongono ed integrano potenziando così la loro efficacia, devono accompagnare il praticante a tornare in contatto con le profondità di sé stesso attraverso la connessione corpo-mente e attraverso il ritorno alla condizione originale, naturale del corpo-mente.

Uno dei mezzi utilizzati sia nella pratica marziale che in quella Zen è quello di tornare a confrontarsi con gli elementi della natura e con le proprie paure: il caldo, il freddo, la stanchezza, il disagio…

La nostra civiltà si è ammalata di opulenza e iperprotezione e questo ha inibito molte delle capacità naturali, congenite all’uomo: capacità di intuito, di omeostasi (capacità di autoguarigione che ristabilisce l’equilibrio originario), forza fisica e mentale che permettono di confrontarsi con la realtà.
Una conseguenza di questo sono anche le cosiddette malattie sociali quali la depressione, patologie nervose, tumori.
L’uomo non è più ‘padrone’ del suo corpo-mente e vive condizionato da nevrosi e paure che fanno il gioco di chi promuove questa tendenza per vendere un prodotto.
Lo sport, con la sua esasperazione agonistica, è complice di questa tendenza e non è più sufficiente a fornire adeguati strumenti all’uomo per ritrovarsi.

Vivendo in un ambiente iperprotetto la mente e il corpo non sono più capaci di confrontarsi con gli elementi e soccombono di fronte ad ogni difficoltà o squilibrio.

Ormai incapace di ascolto ed intuizione l’uomo non è più in grado di riconoscere il linguaggio del proprio corpo, del corpo degli altri e ‘leggere’ intuitivamente le situazioni rispondendo adeguatamente e prontamente a quello che ogni situazione richiede.

Ecco allora che la pratica dell’Arte Marziale tradizionale (che non si è snaturata riducendosi a sport) e dello Zen attraverso gli strumenti che offrono per un profondo lavoro su sé stessi, permettono una straordinaria metamorfosi del praticante permettendogli di riaccedere a quella saggezza originaria del corpo-mente unificati che si esprimerà poi in ogni ambito della vita quotidiana.

Il Tora Kan Dōjō di Roma, fondato e diretto dal Maestro Paolo Taigō Spongia (7° dan di Okinawa Goju-Ryu Karate-Dō e Monaco Zen Sōtō), è da 33 anni uno straordinario laboratorio in cui la Pratica dell’Arte Marziale e dello Zen (Ken Zen Ichinyo) sapientemente trasmessi favoriscono questa ‘metamorfosi e ritorno alla condizione originale’.




© Tora Kan Dōjō




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