mercoledì 22 marzo 2023

Un fiume pacifico

di Thich Nhat Hanh

New Hamlet, Plum Village 26 gennaio 2012

* A Peaceful River, trad. ingl. (dal vietnamita) di sister Chan Khong, «the Mindfulness Bell», Summer 2012 (numero speciale per il 30° anniversario di Plum Village). [N.d.T.]

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Caro sangha, oggi è il 26 gennaio 2012. Siamo nella Sala di Meditazione della Luna Piena di New Hamlet. La gatha di oggi dal sutra che stiamo studiando dice che tutti noi conteniamo una corrente e che non abbiamo un sé separato. La gatha è la seguente: 

Esseri viventi è il nome di una corrente continua e tutti i fenomeni in quanto oggetto di percezione sono soltanto segni; perciò non c’è alcuna reale trasformazione della nascita nella morte e della morte nella nascita e nessuna persona che realizzi il nirvana.(1) 


Ci sono due cose che questa gatha ci insegna. Primo, noi non abbiamo un io separato, un sé separato; e secondo, ogni cosa viene dalle nostre percezioni, ogni cosa è un oggetto della nostra percezione. Non c’è nessuno che raggiunga il nirvana, perché se non c’è alcun sé separato, allora chi lo farà? Dapprima noi pensiamo che dobbiamo scegliere: o siamo nell’oceano di morte e nascita, e allora soffriamo; o siamo nel nirvana, cosicché non abbiamo da soffrire. Ma dopo ciò dobbiamo andare oltre nella nostra comprensione. Dobbiamo vedere che nascita-e-morte è il nirvana. Se siamo profondamente in contatto con nascita e morte, allora siamo in contatto con il nirvana. Queste due cose non sono separate; per questo, non c’è nessuno nel flusso di nascita e morte e non c’è nessuno che vada verso il nirvana. Perciò non dobbiamo fare alcunché. Non dobbiamo nemmeno praticare. Ho scritto una poesia su un ruscello, un piccolo ruscello che comincia in cima a una montagna. Quando arriva la pioggia, esso diventa un fiume. Molti piccoli ruscelli si uniscono a formare il fiume, e il fiume scorre giù per la montagna. Stiamo descrivendo un fiume molto giovane. Noi siamo come questo giovane fiume. Quando siamo giovani, siamo eccitati e vogliamo andare molto velocemente. La gioventù è sempre così, vogliamo sempre raggiungere qualcosa rapidamente. Tutti attraversiamo quella fase; alcuni l’hanno già attraversata, altri lo stanno facendo proprio adesso. Vogliamo raggiungere qualcosa, vogliamo finire qualcosa, vogliamo andare da qualche parte. Ci sono alcuni giovani monaci che vogliono tanto diventare in fretta anziani venerabili, così si comportano in maniera molto serena, proprio come un vecchio venerabile; si comportano in modo più vecchio della loro età. E ci sono alcuni monaci anziani che vogliono proprio indossare l’abito monastico dei monaci novizi cosicché possano sembrare giovani. Dunque il giovane fiume stava danzando e cantando mentre correva rapidamente giù per la montagna. Era molto entusiasta e naturalmente sul cammino vedeva altri ruscelli, e tutti si mescolavano insieme. Possiamo vedere chiaramente che un ruscello, un fiume non rimane separato; si congiunge con molti diversi ruscelli mentre viaggia. E il nostro corso della vita è lo stesso: ogni giorno abbiamo così tanti input, che entrano in noi sempre. Se ciò che entra dentro di noi è nutriente, va bene; ma se ciò che entra non è fresco, può rendere il flusso della vita non molto buono. Ascoltare il discorso di Dharma questa mattina è un input nutriente e ci aiuta a crescere. Il discorso può contenere insight e compassione. Se riusciamo ad assorbire tutto di quei piccoli ruscelli dentro il discorso di Dharma, allora più tardi il nostro fiume sarà molto chiaro. Ma noi abbiamo anche output. Mentre il fiume scorre giù per la montagna, al tempo stesso raccoglie e distribuisce: per esempio, il fiume deve condividere dell’acqua con l’erba. Quando il fiume arriva nelle pianure, non c’è alcun pendio ripido, così il fiume rallenta. Questo ci succede quando invecchiamo: non siamo eccitati, abbiamo più pace. Abbiamo la capacità di vedere che cosa accade nel momento presente perché abbiamo rallentato. Quando il fiume scorre nel campo, diventa un fiume più pacifico ed è diventato più ampio, come il Fiume dei Profumi a Hue, il Fiume Rosso nel Vietnam del Nord, il Fiume Mekong, il Rio delle Amazzoni, il Mississippi, il Gange.



La nuvola è impermanente

Quando il fiume rallenta, ha tempo di riflettere molte nuvole piene di colori; le nuvole hanno molti, molti colori. Allora il fiume comincia ad affezionarsi alle nuvole: «Oh, quella nuvola è così bella! Ah, pure quella nuvola è bella!». E il fiume corre da una nuvola a un’altra nuvola. Anche noi siamo un fiume; siamo un corso d’acqua e diventiamo attratti da quella nuvola, quell’immagine. Ci affezioniamo a molte cose entusiasmanti, piene di colori e interessanti. Ma la natura di ogni cosa è impermanente, incluso la nuvola. Ora la nuvola è qui, ma nel pomeriggio passerà. Mentre le nuvole scompaiono, tu corri da una nuvola a un’altra nuvola, cercando di aggrapparti. Anche noi corriamo dietro a questo o a quel progetto, dietro a un’altra bella donna, a un altro bell’uomo. Sentiamo del vuoto nei nostri cuori e siamo come un fiume in corsa dietro a una nuvola. Ma la verità della nuvola è l’impermanenza; la sua natura è di scomparire. Perdiamo il nostro respiro rincorrendo questa nuvola, poi un’altra nuvola; e allora, poiché abbiamo quella sensazione di vuoto dentro, ci sentiamo soli. Poi, un giorno, il fiume è così triste, mancandogli le nuvole, e non ha nessun desiderio di vivere. Il cielo è vuoto, non c’è alcuna nuvola da rincorrere, niente per noi da inseguire. Perciò il fiume vuole morire. Vuole suicidarsi. Ma il fiume non può uccidersi: è impossibile. Una corrente deve continuare, non può smettere di scorrere. Ed è lo stesso per noi. Noi siamo un fiume di forma, sensazioni, percezioni, formazioni mentali e coscienza. Diciamo che possiamo ucciderci, che possiamo suicidarci; ma non possiamo mai farlo, perché appariremo semplicemente in un’altra forma. Quindi dobbiamo scorrere in modo che il fiume diventi sempre più ampio, sempre più limpido, sempre più bello, e andare nella direzione che rende la vita più bella. Il fiume era così vuoto e così perduto, ma è tornato al fiume, a sé stesso.


Già illuminato


Per la prima volta il fiume ascolta sé stesso. Quando si mette in ascolto in riva al fiume e sente un piccolo sciabordio delle onde, quello è come i singhiozzi del fiume. Ma guardando profondamente, all’improvviso vedrà che, oh, questa piccola onda sulla sponda del fiume è anche la nuvola. E io, il grande fiume, sono già una nuvola. Ho tutte le nuvole in me stesso. Ho tutti i miei progetti in me stesso, tutti i sogni in me stesso, tutti gli scopi in me stesso. La natura del fiume è una nuvola, la natura della nuvola è un fiume, perché sono tutti e due fatti di acqua. Tu sei già acqua; perché corri dietro all’acqua? Sei già ciò che stai rincorrendo. Questo è il primo insight del fiume. Nel Buddhismo abbiamo tre porte della liberazione(2). Una delle porte è l’assenza di scopo. Non hai bisogno di ambire a niente. Non hai bisogno di andare da nessuna parte. La terza porta della liberazione è l’assenza di scopo. La seconda porta è l’assenza di segno. La prima è la vacuità. Assenza di scopo significa che non hai bisogno di ambire a niente; tu sei ciò che stai cercando. Quando il fiume capisce che lui è acqua e che la nuvola è in lui perché anche lei è acqua, non ha alcuno scopo da inseguire, ed è in pace. Ed è lo stesso con noi: noi inseguiamo il Buddha, inseguiamo il satori, l’illuminazione. Non hai bisogno di inseguire l’illuminazione; sei già illuminato. Dove sei, stabilmente lì, tranquillo, chiaro nella tua mente, sei già ciò che stai cercando. Quando il fiume ha trovato quella visione profonda, scorre placidamente e arriva all’oceano, che è acqua anch’esso. Dovunque tu sia, sei già acqua. Quando le condizioni cambiano e c’è troppo caldo, diventi acqua sotto forma di vapore, sotto forma di una nuvola. Allora, mentre scorri placidamente come un fiume, ci sono molte nuvole. Ma il fiume non ha alcun desiderio di rincorrere le nuvole perché il fiume sa che tutte queste nuvole sono lui stesso. Non ha bisogno di rincorrere tutte queste bellezze, tutti questi attaccamenti. Il fiume capisce che lui è nuvola. E quella notte in cui il fiume capisce che è fiume, che è nuvola, non c’è alcuna discriminazione tra nuvola e vapore acqueo e acqua. Quella notte c’è una grande illuminazione di nuvola, luna, fiume, vapore, acqua; ed essi si uniscono per la meditazione camminata. Sono insieme; sono uno. Si manifestano in forme diverse, ma sono uno. Hanno già raggiunto la porta della liberazione, l’assenza di scopo. Non sono confusi dai segni delle loro forme e sperimentano il non-sé, l’interessere. Sono uno.


Il nirvana in te

Vediamo le meraviglie di ogni secondo, di ogni minuto. Il sole è così bello. Il sangha è così bello. Noi siamo un fiume; dobbiamo scorrere. Perché pensi che puoi ucciderti? Non puoi uccidere un fiume. Il fiume continua a cercare una via per continuare: quella è la tua pratica. Basta che tu pratichi così. Non hai bisogno di imparare migliaia di sutra. Semplicemente cammina sulla Terra, sii realmente con la Terra, sii con il sole. La Terra è una meraviglia, il sole è una meraviglia. Siete uno. La Terra è un grande bodhisattva, il sole è un grande bodhisattva. Noi non possiamo essere diversi, non possiamo trovare un bodhisattva migliore. Hai bisogno soltanto di praticare così; è sufficiente. Quando riesci a camminare in presenza mentale, profondamente, a essere uno con la Terra, a essere uno con il sole, a essere uno con l’universo, puoi vedere che ogni passo ti porta a quella grande realtà. Così tutto il tuo dubbio sarà rimosso. In realtà, non c’è niente di perduto, niente di aumentato. Perdere qui, aumentare lì: puoi vedere che niente dura. Perciò il nostro fratello è scomparso, ma appare qui, lì, e in te stesso, in molte altre persone. Non cercare di trovare il nirvana lontano. Puoi trovare il nirvana in te, nel momento presente. Niente nasce, niente muore. Ogni cosa è non-nascita, non-morte; nessun aumento, nessuna diminuzione. Vediamo il mondo della sofferenza e vediamo il mondo dell’illuminazione perché siamo dualistici nella nostra visione. Se puoi toccare il mondo della bellezza nel mondo della bruttezza, allora puoi toccare il mondo della sofferenza nel mondo dell’illuminazione. Il mondo dell’illuminazione è dentro il mondo della sofferenza. Non pensare che l’illuminazione sia diversa dall’ignoranza. Dall’ignoranza puoi ottenere l’illuminazione. Devi vedere che nella sofferenza ci sono parecchi elementi che ti aiutano a raggiungere l’illuminazione. Dobbiamo imparare a prenderci cura della nostra sofferenza per cambiare, trasformare, essere liberati. Allora quando abbiamo sofferenza, dobbiamo soffrire insieme. Non soffrire da solo. Quando soffri da solo non puoi trovare la via d’uscita. Ma se soffriamo come un sangha, insieme, troveremo una via d’uscita. Io sono molto felice che vi ho tutti insieme con me. Ho attraversato molte situazioni difficili, ma voi siete qui, e noi tutti lavoriamo insieme per trasformare il nostro dolore. Perciò, come il fiume, non cercare di inseguire le nuvole. Ciò che stai inseguendo è già qui in te. L’acqua è in te; anche la nuvola è acqua, non è una promessa del futuro. Il paradiso è qui e ora. Il Regno di Dio è ora o mai più. Puoi rimanere dove sei, non rincorrendo alcunché. Devi praticare «Sono arrivato, sono a casa». È la nostra ancora. Significa che dimoriamo pacificamente, felicemente, qui e ora. Faccio voto di portare il mio corpo, la mia mente, la mia azione e la mia parola a mettere fine a ogni conflitto, alle liti, e
portare comprensione e amore a ognuno. Ciò è il nostro compito. È la nostra missione. La nostra missione è portare comprensione nella vita, a noi stessi per primi e poi insieme l’un l’altro. Cerchiamo di portare comprensione agli amici intimi, ai nostri cari, vicini e lontani. Dimoriamo pacificamente, in presenza mentale, nel momento presente, per proteggere il nostro bel pianeta verde, e facciamo voto di vedere l’interessere di ogni cosa per trascendere i segni, l’apparenza. In questo modo tocchiamo la realtà. Devi essere consapevole che ogni parola influenza l’intero sangha. Ogni azione corporea influenza l’intero sangha. Quando pensi qualcosa, influenza l’intero sangha. Tu sei una cellula di un corpo. Devi pensare in un modo che porti felicità e purezza al sangha. Devi parlare in un modo che porti purezza e comprensione al sangha. Dobbiamo agire in un modo che porti comprensione e bellezza al sangha per creare la Terra Pura. Arrivare completamente, non essere portati via dalle apparenze, trascendere i segni. Tu mi ami: significa che tu ti ami. Tu ti ami: significa che tu mi ami. Il Buddhismo applicato è la via per toccare la realtà, per vedere che nascita e morte sono soltanto porte dalle quali entri ed esci. Sembra che tu nasca, sembra che tu muoia, ma in realtà nasci ogni secondo, muori ogni secondo. Perciò, amici, non pensate che questo corpo sia proprio voi, perché voi siete un fiume. Questo fiume continua a scorrere e scorrere. E se si ferma qui, apparirà dall’altra parte.

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 Note:

(1)Gatha 44 dallo Yogacarabhumishastra di Acarya Asanga.

(2)Le Tre Porte della Liberazione: 
I. Vacuità: interessere; la comprensione che siamo vuoti di un sé separato, indipendente. Quando pratichiamo la meditazione del cibo, vedendo il cosmo nel nostro cibo, questa è la pratica della vacuità. 
II. Assenza di segno: non farsi catturare nell’apparenza ovvero nell’oggetto della nostra percezione; non essere limitati dalla forma: cioè, vedere che la nuvola e il fiume sono in essenza lo stesso, tutti e due fatti di acqua. 
III. Assenza di scopo: la comprensione che abbiamo già la natura di Buddha, che tutti gli elementi per la felicità sono già dentro di noi. La pratica dell’assenza di scopo è la pratica della libertà.
















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