mercoledì 15 marzo 2023

Dimorare in Hishiryo

Pubblichiamo l'estratto di un Insegnamento offerto da Taigô Kônin Sensei durante la Pratica Zen.


In Zazen, dimorando nella consapevolezza del respiro e della postura, osserviamo. Diventiamo testimoni di quello che si muove dentro di noi, in particolare abbiamo modo di osservare chiaramente quel che si muove nella nostra mente. Da questa osservazione comprendiamo e facciamo l'esperienza profonda del corpo e della mente; facciamo l’esperienza dell’esistenza di un fondamento aldilà del pensiero che è profondo ed immutabile, non condizionato dai movimenti della mente, definito 'Hishiryo'... Immaginate il vasto cielo che rimane sullo sfondo qualunque fenomeno appaia, passa una nuvola, il volo di un uccello, il vento... ma il cielo rimane sullo sfondo, profondo, non condizionato, non coinvolto ed imperturbato dai fenomeni che appaiono e trascorrono. Possiamo così divenire consapevoli che tutte le nostre emozioni, positive e negative, rabbia, gelosia, passione, sono solo voli di uccelli, dei fulmini improvvisi, una folata di vento che si manifestano sullo sfondo di un cielo profondo e quieto. Imparando a dimorare nel pensiero Hishiryo, ed essendo profondamente intimamente consapevoli della sua presenza costante, possiamo tornare in un momento a dimorare nella quiete e osservare i fenomeni transitori per quello che sono. Questo non significa che non avremo sentimenti d'irritazione, rabbia e qualsiasi altro naturale sentimento umano... ma quando siamo consapevoli di questo fondo che rimane aldilà dei nostri pensieri e delle nostre emozioni, spesso condizionati da condizioni esterne ed esperienze passate, allora riusciamo a non farci più coinvolgere e a non diventare schiavi di queste emozioni. In uno dei Mondô che avverranno durante Hossenshiki un monaco chiede: " Ma quelle risate di felicità e quelle lacrime di tristezza, non è quello che fanno tutti?" E lo Shusô risponde "Ahimé, felici si diventa schiavi della felicità, tristi si diventa schiavi della tristezza. Anche il giorno e la notte sono preda a questo attaccamento che li separa". L'attaccamento va inteso come diventare schiavi ed essere in balia di quello che è inconsistente e mutevole e lasciare che condizioni la nostra vita e le nostre scelte... Praticare Zazen, fare l'esperienza nel Dojo con gli altri, ci permette di scoprire che c'è un fondo di saggezza al quale possiamo tornare costantemente; come la tigre che torna nella montagna... Il Buddha diceva: "Siate un’isola a voi stessi", siate rifugio a voi stessi, intendeva proprio questo tornare a questa essenza fondamentale che ci appartiene e della quale non siamo consapevoli se non quando sediamo in Zazen. Impariamo a tornare a questo fondo e da lì attingere la nostra solidità e serenità in mezzo a qualsiasi condizione, anche nella peggiore delle tempeste possiamo trovare questo rifugio. 

Al mattino, al termine dello Zazen ci riuniamo al centro del Dojo e cantiamo i Sutra. I Sutra sono insegnamenti profondi del Buddha e dei Patriarchi, dei Maestri che si sono succeduti uno dopo l'altro nel trasmettere questa infinita saggezza... Non è tanto importante solo il significato delle parole e la comprensione intellettuale del testo quanto l'espressione di gratitudine che avviene attraverso il respiro comune nel canto. Esprimiamo tutta la nostra riconoscenza per avere avuto l'opportunità in questa vita di incontrare il Dharma; gratitudine e riconoscenza nei confronti di chi ci ha preceduto nella nostra vita: verso i nostri antenati, i nostri genitori, i nostri maestri, e così via all'infinito. Lo esprimiamo con i gesti, con il respiro, con il canto, con lo sguardo, con l'attitudine del corpo, prosternandoci... Uscendo da questo luogo dopo la Pratica del mattino siamo veramente capaci di affrontare la giornata con un altro sguardo, a partire da questa consapevolezza e da questo riconoscimento profondo della nostra gratitudine. Questo forse è uno dei più preziosi insegnamenti che lo Zazen ci offre. Tornate dunque a guardare le cose da quel fondo di quiete e profonda consapevolezza che è sempre presente. Se siete capaci di tornare a quel fondo, e da lì osservare la vostra vita, non può che sorgere spontaneamente un profondo sentimento di benevolenza e gratitudine. Possiamo allora sorridere delle nostre più detestabili abitudini, delle nostre emozioni più superficiali, siamo allora come un bambino disteso nell'erba che guarda la forma delle nuvole che si modificano col vento... anche se appare un drago o un mostro, il bambino non si spaventa ma può divertirsi ad osservarlo.

registrazione e trascrizione a cura di Monica Tainin De Marchi

© Tora Kan Dōjō

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