I bambini piccoli sono dritti come dei fusi e hanno occhi pieni di stupore poi l’educazione, incentrata sull’accumulo di informazioni e sulla prestazione, li piega e intorpidisce il loro sguardo. In molti hanno pensato e pensano che la cultura sia stare curvi sui libri. I bambini pensano con il corpo, come l’uomo arcaico. L’uomo arcaico pensava attraverso il corpo, attraverso le sue più nascoste funzioni fisiologiche. Quando muoviamo un passo stiamo pensando, il nostro piede pensa, la nostra gamba, l’addome...pensano, quando afferriamo un bicchiere tra le dita, la mano pensa un pensiero raffinatissimo altrimenti non riusciremmo mai a portare un bicchiere alla bocca. L’uomo contemporaneo sta perdendo la capacità di pensare col corpo, il suo sguardo si è offuscato, l’intuizione persa. Tutta l’educazione Zen (e quella dell’arte marziale quando è davvero arte marziale) si gioca sul riscoprire questa condizione originale, naturale, del corpo-mente, rivitalizzando l’intuizione (che nasce prevalentemente dal corpo).
Guardate una donna indiana che trasporta sulla testa un otre pieno d’acqua, guardate la sua centratura, la sua rilassata sicurezza. Poi guardate i vostri concittadini muoversi per strada o in un supermercato, vi sembreranno degli zombie privi di sensibilità e di vitalità. Provate a guardare la bellezza del volto raggrinzito e bruciato dal sole di una contadina Afghana o di un pescatore e poi paragonatelo all’immagine plastificata delle donne e uomini occidentali che pur di non invecchiare diventano delle caricature inespressive. Guardate dov’è la vera bellezza. Guardate gli sguardi brillanti, pieni di meraviglia e curiosità, di bambini africani che giocano scalzi con una pietra e poi guardate lo sguardo annoiato dei vostri figli quando sollevano la testa dal loro telefono. Lo Zazen ci riporta immediatamente di fronte allo specchio della condizione originale, naturale e per questo ci commuove profondamente perché ci restituisce alla nostra più profonda bellezza e umanità.
Taigō Sensei
© Tora Kan Dōjō
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