“Il Karate è
l'autoaddestramento perfetto, un metodo con cui un uomo può ottenere quella
competenza grazie alla quale niente lo separa dalle azioni che compie.
E' un addestramento
all'efficacia.
E' un addestramento alla
fiducia in sè.
Gli effetti sono reali e
preparano ad affrontare e risolvere qualunque tipo di situazione con la giusta
dose d'impegno: nè troppo, nè troppo poco.”
Shoshin Nagamine Sensei
Questa affermazione del
grande Maestro di Okinawa, già amico del mio Maestro e discepolo di Sakiyama
Sogen Roshi, è ricca di profondi significati.
'...niente lo separa
dalle azioni che compie'
ha a che vedere con la
presenza, con la consapevolezza, l'unità di corpo-mente nell'azione, qualcosa
che si coltiva ed esprime nella vita quotidiana.
'...è un addestramento
all'efficacia...'
attenzione a non ridurre
'l'efficacia' solo all'abilità in combattimento (che deve essere ovvia in un
combattente) ma l'accezione è ben più vasta:
- trovare il proprio
centro, la propria pienezza (che equivale a dire il proprio vuoto), e agire a
partire da lì nel giusto spazio-tempo (Ma ai)
-rieducare i sensi
- tornare all'essenziale
(Zazen)
'... con la giusta dose
d'impegno:nè troppo, nè troppo poco'
qui si percepisce
chiaramente l'influenza culturale del fondatore del Judo Jigoro Kano Sensei con
i principi guida del
1) Seiryoku zen'yo: il
miglior impiego dell'energia
che coinvolge ogni azione
quotidiana richiamando i tre Nyoho Zen del 'vestire, dell'abitare, del
nutrirsi' come spressione della giusta quantità, dell'appropriata qualità e
della sembianza.
2) Ji ta Kyoei : Insieme
per progredire, ovvero, perchè il beneficio sia mutuo e recirpoco
'vale a dire essere forti
per essere utili'
Da queste poche righe
capite che tutto questo non ha niente a che vedere con lo sport competitivo per lo più inteso come
eccellere in un frammento di realtà.
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