Qualcuno ha affermato che si può vivere con la consapevolezza che tutto quello che incontriamo sia un miracolo oppure che non esista alcun miracolo.
In qualche modo questi due estremi si
incontrano.
Effettivamente quello che spesso viene
definito un miracolo è qualcosa che non comprendiamo e che ci sorprende.
A mio parere, essere consapevoli, aprire
gli occhi, affinare i sensi e vedere ogni cosa e ogni esistenza come un
miracolo è la forma più alta di consapevolezza.
Guardare alla vita con la sorpresa,
l’entusiasmo e lo stupore di un bambino sarebbe la guarigione definitiva da
tutte le malattie umane.
Stamattina ci siamo svegliati e siamo
qui ora seduti nel Dōjō, insieme, è un miracolo...
Non so quante milioni di persone questa
mattina non si sono svegliate nel mondo e anche loro erano convinte di avere
tanti impegni il giorno dopo, di avere molti appuntamenti, ognuno di loro
probabilmente era convinto di poterli onorare.
Ognuno era convinto di essere immortale
così come inconsciamente ne siamo convinti ognuno di noi e questa illusoria
idea che abbiamo di noi stessi non ci fa comprendere e godere di quanto sia
miracoloso ogni risveglio in questa forma umana.
Mentre noi siamo seduti in Zazen e siamo
convinti di essere immobili stiamo in realtà girando vorticosamente
nell'universo, il nostro pianeta gira su se stesso vorticosamente e si muove ad
una velocità impensabile attorno al sole...non è un miracolo?
Giorni fa, mentre camminavo con il mio
cane, ad un certo punto ho guardato intorno a me e ho visto, come fosse la
prima volta, una moltitudine di forme e di colori, fiori, erbe, piante di tutti
i tipi e ho pensato quanto noi diamo per scontato tutto questo.
Quando questo pianeta meraviglioso ha
preso forma è stato generato e plasmato da un’infinita serie di ‘casualità’, è
un vero miracolo che da una combinazione di concause e di elementi semplici,
che si sarebbero potuti non incontrare mai, da delle semplici forme sia nato
tutto questo caleidoscopio di vita, una miriade di forme straordinarie ed
irripetibili.
Questa moltitudine di colori e di odori,
di sapori e profumi, di vita, è un vero miracolo.
Poteva rimanere un pianeta arido e
desertico come Marte, eppure per miracolo gli elementi si sono incontrati ed
hanno creato questa miriade di forme di cui noi possiamo godere, non era
scontato che accadesse.
Cos'è il paradiso terrestre se non
questo? Dove lo stiamo cercando?
Per secoli ci hanno convinto che bisogna
aspettare di morire per trovare il paradiso... eppure il paradiso è qui,
davanti ai nostri occhi, sotto ai nostri piedi. Lo stiamo distruggendo,
incapaci di vedere, ciechi, insensibili, sordi, anestetizzati, profondamente
malati... non riusciamo ad aprire gli occhi su questo miracolo.
Viviamo addormentati, con gli occhi
chiusi e ci aggiriamo con gli occhi chiusi nel paradiso senza riuscire a
gustarne profondamente le forme, i colori e i profumi, affannati corriamo verso
non si sa dove... per lo più con in mente obiettivi e progetti ridicoli,
insignificanti.
Ci affanniamo a sopravvivere come
mendicanti mentre potremmo vivere come dei re, degli imperatori in mezzo a
questo paradiso.
Basterebbe aprire gli occhi e spalancare
il cuore.
Il fine della nostra Pratica è tutto
qui, aprire gli occhi, rivitalizzare i sensi e scoprire questo nuovo sguardo
sul mondo. Quando toccate un oggetto, quando accendete un incenso e toccate un
fiore aprite gli occhi, aprite il cuore e rimarrete ogni volta sorpresi e
commossi da questo miracolo. Dovremmo essere costantemente preda di commozione,
non quella commozione superficiale, pornografia di sentimento, che si vende
nelle nostre televisioni, ma una profonda, vera commozione, come chi riconosce
il volto della propria madre per la prima volta.
Come può mancare gioia nelle nostre
vite?
Come possiamo essere così ottusi e così malati da non provare gioia almeno mille volte al giorno per la nostra fortuna e per la nostra benedetta condizione? Anche in mezzo alle difficoltà dovremmo riuscire a scorgere questa bellezza e questa benedizione, anche nella malattia. Nulla ci può privare della possibilità di vedere tutto questo e di goderne in qualsiasi condizione ci troviamo.
Se la Pratica non ci insegna questo c'è
qualcosa che non va, stiamo sbagliando strada, stiamo perdendo il nostro tempo.
Queste facce lunghe, questa angoscia
continua... se il risultato della Pratica è questo, c'è qualcosa di malato. La
Pratica deve farci aprire gli occhi di fronte al miracolo della vita,
svegliarci e richiamarci a quella presenza e quell'attenzione che permettono di
godere di tutto questo, altrimenti non serve a nulla, è un'ulteriore malattia,
una delle tante che abbiamo accumulato nei secoli...
Ci sediamo in Zazen, in ascolto, in
contemplazione; stiamo contemplando il miracolo della vita che scorre in noi e
in tutte le cose. Che altro c'è da capire? Tutta la nostra cosiddetta cultura e
massa di informazioni non serve a nulla di fronte a questo, non ha alcun
significato. Potete studiare in tutte le università del mondo e avere venti
lauree ma non avrete mai guarito questa malattia se non sapete sedere in
contemplazione, in silenzio di fronte a questa bellezza. Quando cantiamo i
nostri Sutra dopo esserci seduti in Zazen lo facciamo per esprimere la gioia e
la gratitudine, la nostra profonda commozione per aver scoperto tutto questo.
Gasshō
Taigō Kōnin Sensei
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