"I moduli costitutivi della vostra esperienza,
che voi potete vivere nel Dōjō, sono molto importanti e quelli che vi si
trasmettono nei kata lo sono altrettanto. Fare un passo avanti, avvicinarsi,
mettersi in ginocchio sono moduli costitutivi, il kata è tale nella sua
complessità - tutto è significativo: un passo, uno sguardo, tutto quanto. Il
rituale non è un "sovrappiù". A volte l'impacchettatura è più
importante del contenuto. Lo dimostra anche la nostra moderna civiltà che
spesso, non sempre per ragioni buone, ha privilegiato la confezione. Che adesso
ci siano confezioni "mal confezionate", cioè che abbiano preso
un'importanza eccessiva, è vero, perché si è perso di vista il senso della
confezione, ma la confezione resta molto importante, moltissimo.
Quindi riassumendo, le cose più importanti che sono
emerse sono: il luogo, dove si trasmettono i moduli costitutivi di una
tradizione; la figura dell'insegnante come veicolo autorevole di quella ed
infine la funzione di ciascuno, che diventa a sua volta attivatore di una
comunione di intenti, per cui tutti sono dall'inizio alla fine coinvolti.
E questo coinvolgimento, questa implicazione è
fondamentale.
L'altra prospettiva è quella di andare a pagare la
quota in un posto che chiamiamo Dōjō, dove c'è qualcuno che viene pagato per
fare le pulizie e dove possiamo andare quando ne abbiamo voglia. Una
prospettiva che, comunque, non funziona, degenera fino a che sparisce, si
trasforma in un'altra cosa, perché non è equilibrata.
Indipendentemente dalla nostra volontà, le cose si
rimettono da sole in equilibrio, perciò quel modo di fare karate o judo si
trasformerà e sparirà da solo, non c'è neppure da preoccuparsi. Perché fra un
pò di tempo andare a fare judo come un passatempo ci costerà un milione di
dollari. Non sarebbe strano. Se pensate di andare in palestra per sfruttare una
situazione, lo pagherete caro. Negli Stati Uniti d'America già si paga solo per
assistere a una lezione di judo, per guardare si paga. Anche da noi può
diventare così.
In Giappone era un po' diverso. Pensate a che cosa può
significare, culturalmente, la storia di quel Maestro che non permetteva a suo
fratello di assistere alla lezione, perché per lui il Dōjō non è un luogo dove
si va ad assistere se non si hanno certe capacità. E il fratello spiava le
lezioni del proprio fratello dalla finestra.... Sembra assurdo, ma erano dei
grandi.
E' esattamente la dimensione opposta del karate-dance,
che si sta affermando In America: si fanno dei kata al ritmo di musica, tirando
dei colpi in tutte le direzioni. Sono straordinari, da un certo punto di vista,
l'efficenza legata allo spettacolo è perseguita al massimo in quell'ambito.
L'arte marziale in America è diventata così. Ma quando quell'americano si trova
davanti il Vietkong - piccolo, nero, arrabbiato - si trova in una certa
difficoltà (come in effetti è stato!), Da un punto di Vista
culturale-antropologico, non c'è rapporto, non si possono neanche
paragonare."
Tratto da un Insegnamento del Maestro F. Taiten Guareschi
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