Amo osservare la luce che cambia dall’alba alla notte e filtra attraverso i vetri del Dōjō proiettando ombre e riflessi mentre siamo seduti in Zazen.
Intorno alla nostra immobilità, rotea il
profumo dell’incenso. Sento che scivolo sempre di più e m’immergo.
Poi i suoni. Da una parte il tocco del
legno, da un’altra la voce argentina di una campanella, mentre il delicato rame
della campana ci parla, dando istruzioni precise. E poi è una sinfonia, avvolti
nella recitazione dei sutra, nei ritmi diversi, un tamburo ancestrale come il
battito di un cuore, contrattempi improvvisi, eppure in perfetto sincrono, un
coro di voci, alte e basse, in cui perdendosi, spaurandosi, ritrovandosi, si
riprende sempre il filo del suono, l’intonazione, il verso, il ritmo, il cuore
degli altri compagni di pratica, il respiro del vicino, il respiro del lontano,
il respiro della terra, il respiro dell’universo.
Ricordo molti anni fa, quando avevo
iniziato la pratica Zen, che il Maestro Paolo Taigō Kōnin Spongia aveva detto
“non si può assistere alla recitazione di un sutra senza partecipare.”
Un’antica frase in sardo dice “No ti
podes bagnare kena ti infundere”. Non ci si può bagnare senza infondersi.
Immergersi completamente.
Grazie al Maestro Paolo Taigō Kōnin
Spongia per aver consolidato attraverso gli anni la pratica dello Zen nel Dojo, e
grazie al Maestro Federico Dainin Jōkō Sensei per avere orchestrato, con molta
sapienza, il rito, la poesia e la magia di questa meravigliosa Sesshin.
Maura Garau
English version
October
30-31, 2021, Sesshin at the Tora Kan Dōjō.
I love to observe the light that changes from dawn to night and filters through the windows of the Dōjō, casting shadows and reflections while we are sitting in Zazen.
The scent
of incense swirls around our stillness. I feel that I slide more and more and I
immerse myself.
Then the
sounds. On the one hand the touch of wood, on the other the lively voice of a
small bell, while the delicate copper of a bigger bell speaks to us, giving
precise instructions. And then it is a symphony. Wrapped in the recitation of
sutras, wrapped in different rhythms, an ancestral drum sounds like the beating
of a heart, sudden syncopations, yet in perfect synchrony, a chorus of voices,
high and low, in which we can lose ourselves, get scared, find ourselves again,
and retrace the thread of the sound, the intonation, the verse, the rhythm, the
heart of the other people sitting in Zazen, the breath of the near one, the
breath of the distant one, the breath of the earth, the breath of the universe.
I remember
many years ago, when I started the Zen practice, that Master Paolo Taigō Kōnin
Spongia said “you cannot be present at the recitation of a sutra without
participating.”
An ancient
Sardinian phrase says “No ti podes bagnare kena ti infundere”. You can’t get
wet without getting soaked.
Immersion.
Thanks to
Master Paolo Taigō Kōnin Spongia for having consolidated the Zen practice in
the Dojo over the years, and thanks to Master Federico Dainin Jōkō Sensei for
having orchestrated, with great wisdom, the rite, the poetry and the magic of
this wonderful Sesshin.
Maura Garau
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